Dolce dormire nel piumino mentre fuori pioveva e tirava vento, bello svegliarsi con una doccia calda dopo una notte appassionata… e rimettersi le scarpe comode sotto i jeans ormai stropicciati, aggiungere un paio di golfini di lana mentre da Firenze arrivavano notizie di clima afoso, fare il pieno di golosità a colazione pronti a camminare sotto il cielo di Parigi carico di novembre in aprile.
Finalmente la linea 1 del Métro, con una fermata che pareva un night,
per la mèta museale preferita, l’Orsay
visitato con calma e vissuto proprio. Prima per la mostra Degas et le nu
(disegni, dipinti, cere, schizzi, studi… una ricerca ai limiti dell’ossessione per il corpo. Per i corpi femminili, soprattutto di ballerine e prostitute)
Poi, dopo un sontuoso pranzo al ristorante del secondo piano (anche se nel piano c’era “un paninaccio al bar”),
scorpacciata di pittura fino allo sfinimento, non senza divertimento, con Sandro che faceva il tacchino davanti ai tacchini dipinti
e qualche lacrima per un Renoir (divieto di foto, tutti scattavano anche col flash… sgridata sonoramente da un guardiano grande e grosso quando mi sono presa uno scatto discreto con il cell “MADAME! PAS DE PHOTO!“)
lacrime confuse con la pioggia all’uscita, in una deliziosa passeggiata lungo la Senna, tra foglie
fiori
… e nella sera, con un assaggio di Marais,
il couscous Chez Omar
e passeggiata tra le luci della Ville Lumière
spesso senza fiato, come davanti all’Hotel de ville e, sullo sfondo, Notre-Dame …