Ieri un’amica mi ha invitata a passare in chiesa il sabato sera, perché c’era un incontro speciale, una suora che raccontava la sua storia e che “…danza, è una ballerina, Cate devi venire. Appena ho visto la parola DANZA ho pensato a te!”. C’era suor Anna Nobili, ballerina per Dio.
Un passato di cubista e ballerina per le tv commerciali, nottate in discoteca, alcol, tanti soldi, un uomo dietro l’altro, rapporti senza amore, il vuoto nel cuore, poi l’incontro con Gesù, i voti, la riscoperta della danza che non andava rinnegata, solo vissuta con gioia e non per fuggire il dolore e mendicare surrogati d’amore…
Racconta di quando da ragazza aveva iniziato danza: “… nonostante io non mi piacessi, agli altri il mio corpo piaceva. Il movimento della danza attirava gli sguardi su di me, e siccome avevo un gran bisogno di affetto, di attenzioni, avevo visto in questo un mezzo per ottenerle (…) passavo fuori tutta la notte. Ho iniziato a usare la sensualità del mio corpo e non capivo che non era una cosa buona perché non avevo la percezione del peccato. Pensavo che quella che mi si presentava fosse l’unica vita per me. (…) Senza rendermene conto, mi stavo ferendo sempre di più e il vuoto dentro di me si dilatava. Stavo male e non capivo. Passavo da un uomo all’altro e non provavo alcun sentimento.(…) è stato in quel momento, il peggiore e più buio della mia esistenza, che Dio mi ha raggiunta attraverso mia mamma che aveva nel frattempo scoperto la fede. La sera, quando stavo davanti allo specchio a truccarmi e a pettinarmi, lei mi veniva accanto e mi parlava della Parola di Dio. Allora non capivo assolutamente il senso di questo suo comportamento. Mi ribellavo a ciò che mi diceva e non le risparmiavo insulti e parolacce. Allora mia mamma decise di rimanere in silenzio e di pregare e di far pregare per me”.
Ne parla e lo mette in scena. Danza la fede e la sua storia, prega danzando, danzando racconta. E loda la Parola, cibo per l’anima, il cuore e la mente, preziosa per contrastare le parole brutte che il mondo e il nemico dicono di noi, a noi, contro di noi.
Tra incontri, inviti a ritiri, preghiere delle persone care, Anna scopre la fede. Dio la trova nel deserto: “La mia conversione è stata molto lenta e graduale. Vivevo una doppia vita: ero divisa tra l’adrenalina e l’euforia della notte, la musica, l’alcol e la gioia che provavo in chiesa dove incontravo belle persone che volevano solo conoscermi e non usarmi”
“È iniziato da lì un processo di guarigione, lento, faticoso che è proseguito anche da consacrata, e mi ha portato a sentire, poco a poco, l’amore di Dio dentro di me, a non più a cercarlo fuori da me stessa. Dopo la mia conversione si sono presentate davanti a me due scelte: la consacrazione o il matrimonio. Non era facile capire quale fosse la strada più giusta, è stata una ricerca difficile (…) mi viene data l’opportunità di fare un ritiro presso le suore Operaie della Santa casa di Nazareth che ha sede a Botticino, in provincia di Brescia. Folgorata dai loro visi pieni di gioia, alcune di loro più grandi di età dimostravano meno anni di me, tanto erano radiose, mi trattengo da loro più a lungo per capire meglio e ho toccato con mano che il loro entusiasmo era autentico. Durante quel tempo, ho ricevuto una luce mentre stavo meditando la Parola di Dio. Ho capito che il matrimonio non faceva per me. Si è schiarita la nebbia (…) Ho trovato una famiglia religiosa speciale. Mi ha dato tanta fiducia e amore e questo ha permesso a Gesù di guarirmi. Ho sentito dentro di me l’amore di Dio, e piano piano, con tanta sofferenza, ho cominciato ad amarmi e accettarmi. Avevo 28 anni quando ho preso i primi voti”
“Un paio di anni prima avevo smesso la danza e l’insegnamento perché pensavo fuorviasse i ragazzi. Sono andata in crisi. L’errore è stato di tagliare con tutto, per tendere a una vita spiritualizzata, reprimendo la mia femminilità, le mie emozioni. E questo mi ha portato alla depressione. Invece ho capito che devo andare a Dio con tutta me stessa, col mio passato, il mio presente, con tutto. Ed è Lui che mi ha raggiunta al punto in cui stavo, ed è intervenuto dove ne avevo bisogno, guarendo le mie ferite, plasmandomi e aiutandomi a trovare un nuovo equilibrio interiore, donandomi fiducia in Lui. Ho capito che quel senso di abbandono e vuoto che mi ha accompagnato da sempre, non è altro che il luogo sacro di Dio, in cui nessuno può entrare. E finché Dio non prende la Sua terra, sarà sempre terra di ladri. Dopo essere entrata nel loro ordine (nel 2008 ho preso poi i voti perpetui) le mie consorelle mi hanno esortato a riprendere la danza”
Adesso sta per aprire la quinta scuola di Holy Dance in Italia. Progetti belli, non solo scuole di danza, anche centri di ascolto, accoglienza e aiuto per giovani in crisi, ragazze madri, persone ferite nel profondo…
Ieri sera, dopo il racconto della sua vita, Anna ha ballato e pregato danzando e poi ci ha coinvolti tutti in una speciale adorazione…
Non trovo parole per quel che ho provato a un passo dall’ostensorio con Gesù Eucaristia, mai stata così a lungo così vicina… e quando il viceparroco lo ha portato a ciascuno, per toccarlo o dargli un bacio, inginocchiarsi, dirgli GRAZIE, starci solo in silenzio… che pianto!
Ma non lacrime tristi, anzi, un pianto di gioia, una gioia luminosa che non è svanita il mattino dopo, quando, però, sono tornata per la messa all’altra parrocchia, alla chiesa dove ho incontrato la misericordia in ascolto