SAN VALENTINO DELLE CENERI
da Paolo Curtaz
Per una curiosa sovrapposizione liturgica quest’anno il giorno delle Ceneri, il primo del cammino di Quaresima, cade il 14 febbraio, data che celebra la memoria di san Valentino vescovo di Trani, protettore degli innamorati.
Dubito che questa coincidenza scuota le coppie o che segni una vertiginosa flessione di presenze nei ristoranti romantici a lume di candela, essendo, teoricamente, un giorno di digiuno. Ma questa Dioincidenza (copyright di Francesco Lorenzi) mi permette di fermarmi a riflettere su una delle caratteristiche di questo sentimento che tanto ricerchiamo e che tante gioie e dolori lascia nelle vite delle persone.
L’amore è senz’altro quanto di più bello e intenso possiamo sperimentare nella vita e, per noi credenti, addirittura una delle caratteristiche, se non la principale, dell’identità di Dio. E l’amore diventa, per esplicito comando del Maestro, il segno che contraddistingue le relazioni dei e fra i discepoli. Eppure quando dall’Amore passiamo all’amore o scivoliamo nell’amorrre, le cose si complicano. Quando quei principi esaltanti si devono declinare nella fatica del quotidiano, quando devono fare pesantemente i conti con i nostri limiti e le contraddizioni. rischiamo di farci e di fare un sacco di male.
Ci fosse un manuale di istruzioni!
Ecco, allora, una caratteristica di una sana esperienza d’amore: il senso del limite.
Chi parteciperà all’imposizione delle Ceneri si sentirà ricordare che polvere siamo e che in polvere torneremo.
Che è un modo un po’ brutale ma efficace di ricordarci che su questa terra siamo di passaggio, che il nostro cuore è un vuoto a rendere, che la nostra anima ha un percorso ben più lungo ed efficace di questo breve tempo che ci è dato da vivere. Fare memoria della fragilità dell’essere anche nelle relazioni affettive potrebbe aiutare. Evitare o indirizzare meglio tante discussioni, evitare ripicche e sensi di colpa, cancellare le manipolazioni, smetterla di aspettarsi dall’altro/a (partner, figli genitori) la soluzione ai nostri problemi.
Diventare liberi, insomma, perché memori della pochezza di ciò che siamo.
Imparando così ad amare come Dio ci ama.
Non aggiungo, non commento, sottolineo soltanto col grassetto quel che più mi tocca
E le Ceneri
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Quaranta giorni che ci dedichiamo ogni anno, per fare in modo che l’anima raggiunga il nostro corpo, per ristabilire le priorità, per dedicare a Dio più tempo di quello che Cesare ci ruba costringendoci a vivere da inconsapevoli schiavi. Giorni di silenzio e di preghiera, di attenzione agli altri, da quelli di casa, ai vicini, ai colleghi d’ufficio. Giorni di elemosina vera, di scoperta dei poveri, di sostegno dei progetti di aiuto verso i più deboli. Una giornata intensa, iniziata con un digiuno, pratica da riscoprire e valorizzare in questo mondo bulimico, e con segno inquietante e liberante; l’imposizione delle ceneri. Siamo polvere, polvere che Dio illumina e trasfigura, in cui soffia il vento dello Spirito, ma sempre polvere. Ce ne ricordassimo quando ci rodiamo il fegato nella gelosia, quando ci scanniamo durante le riunioni condominiali, quando ci snerviamo per la perdita della squadra del cuore. Non siamo che polvere, pulviscolo che abita un minuscolo pianeta che ruota intorno ad un sole, in una galassia che ha cento miliardi di soli, in un universo che ha cento miliardi di galassie. Polvere. Solo polvere. Iniziamo bene, allora, questo percorso di liberazione da tutte le stupidaggini che ci impediscono di vivere.