“Volevano ad ogni costo uccidere l’ultimo ebreo sul pianeta. Oggi ci si potrebbe chiedere perché la memoria, perché ricordare, perché infliggere un tale dolore? In fondo per i morti è tardi, ma per i vivi no. Se non si può annullare il tormento, si può invece sperare, riflettere, prendere coscienza”
(Elie Wiesel)
“Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.”
(Primo Levi, Se questo è un uomo)
” C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna
si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole…”
Joyce Lussu
Memoria in affanno.
In una recente intervista, David Bidussa aveva dichiarato : “… ormai è diventato solo un esercizio mnemonico. Manca la presa di coscienza (…) mentre qualcuno attraversava l’orrore, c’erano milioni di persone che voltavano altrove lo sguardo. Ora, in forma certamente meno estrema e meno drammatica, alcune scene si vanno ripetendo nella nostra civiltà. Non ci accorgiamo della crudeltà che accompagna le espulsioni o le vite violente nelle periferie: c’è un lato brutale nella nostra quotidianità che abbiamo deciso di espellere dallo sguardo”
Riflessioni in silenzio.
Solo citazioni e l’impegno a ricordare e a far conoscere ancora quel che non si può dimenticare, anche quando i sopravvissuti saranno scomparsi. “Chi ascolta un superstite … diventa a sua volta un testimone” (sempre Wiesel)
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario
(Primo Levi)