dalla finestra

…volo così.

….tra le nuvole e la Luna

 “È vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. […] Questo mondo così com’è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell’immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo”
Albert Camus, Caligola


 

Luna, ben ritrovata nel cielo sopra Firenze, promessa di evasione anche dalla finestra di cucina, pallida sorella, amica incantevole,

sempre più chiara quanto più diventa buio intorno


 

inserimento

wp_20160913_012all’ingresso della scuola dell’infanzia comunale Gioacchino Rossini.
Da leggere, rileggere e mettere in pratica. E cominciare a vincere qualche ansia.
Il primo giorno di asilo siamo entrate insieme, Viola si è messa subito a disegnare e giocare e l’ho lasciata abbastanza tranquilla (scoppiata a piangere appena fuori, distratta da un caffè con un’altra mamma, ma in fondo felice che la mia bimba si fosse subito ambientata), poi quando sono andata a riprenderla mi hanno riferito che era stata brava, serena, tutto a posto.

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Sì, sì… dopo due passi fuori dal cancello si è messa a piangere, correre avanti e indietro, strillare e scalciare. Si stava avvicinando un temporale dopo l’afa opprimente e non sapevo come fare, tra sguardi di disapprovazione di passanti e curiosi e la paura che Viola mi scappasse per strada. Poi l’idea: prendere l’autobus, anche se per il chilometro che separa la Rossini da casa ci si mette più coi mezzi che a piedi! A Viola è piaciuta la novità (ci era salita solo un’altra volta, sul bus, c’era anche il babbo quel giorno e si doveva andare in centro per il matrimonio dello zio Pietro), si è calmata, mi ha dato la mano fino alla fermata, mi ha chiesto di essere presa in braccio solo due volte e siamo rimaste buone buone in attesa del 22… salire e fare il biglietto non è stato semplicissimo, ma era andata. Così credevo. Due fermate tra spintoni, ragazzini urlanti usciti da scuola (primo giorno per tutti, ieri, in Toscana), scossoni e frenate, ma “il bello” è venuto al momento di scendere. Viola non ne voleva sapere e mi è scappata verso l’autista. Una signora tinta di biondo mi ha guardata malissimo, altre persone borbottavano cose come “non li sanno più educare questi bimbi, le mamme di oggi non hanno polso” e nessuno che mi desse una mano o mi lasciasse in pace (delle due l’una: o ti disinteressi o intervieni, troppo comodo giudicare senza muovere un dito davanti a una difficoltà), per fortuna una signora straniera, con scarsa conoscenza della nostra lingua e la pelle molto scura, con il cuore luminoso, ancora non indurito dalla diffidenza imperante tra chi blatera “con tutti ‘sti stranieri…” alla fermata successiva mi ha sorriso e ha fatto in modo – non so come – di aprire un varco tra i ragazzi scatenati, ha chiesto all’autista di aspettare un pochino a richiudere e ripartire e siamo scese. Tornata a casa con Viola abbarbicata, in lacrime…nel pomeriggio avevo una visita medica e venivo da una notte insonne, poi, uscita dallo studio medico, un tramonto incantevole mi ha consolata. 

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E la Luna che danzava tra le nuvole

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e mi rispondeva con luce riflessa, ma non per questo meno gradita, quanto fosse cambiato dal momento della ricaduta. Sono quasi fuori dal tunnel… ce la sto facendo. GRAZIE

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Meglio che la Fiorentina in maglia aranciata che non trova la porta… ieri sera mi ci stavo addormentando.

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Stamattina, con la schiena implorante pietà, avevo già quasi deciso di andare a riprendere Viola col passeggino.
Il diluvio che si è scatenato in mattinata ha eliminato il “quasi”.
Cercata nel caos di casa quasi domato (sto liberando una stanza per farle la cameretta finalmente) e trovata la copertura impermeabile mai utilizzata prima, sono corsa a scuola sotto la pioggia spingendo quel coso vuoto… molto più pesante che con la mia principessa dentro.
Era il peso dell’ansia.
Invece oggi è andata bene, Viola era felice di rivedermi, mi è corsa tra le braccia e si è fatta infilare nella carrozza coperta ridendo e canterellando mentre dal cielo veniva giù di tutto… tra pozzanghere e schizzi, tuoni e suoni di clacson (oggi ero contenta di non avere un’auto, a piedi non trovo mai molto traffico, a parte gli ombrelli e la ressa dei genitori all’entrata/uscita di scuola) si divertiva mentre la spingevo correndo coi capelli bagnati (ho bisogno di un impermeabile vero), lei asciutta e protetta come quando era piccina piccina… 

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Pomeriggio di coccole mentre fuori pioveva ancora, un arcobaleno sbiadito quando ho preso in mano la macchina fotografica (l’unica mia macchina, oltre a quella per il caffè),

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ma colto meglio da un amico

"Arco e baleno" foto di Pelle

“Arco e baleno”
foto di Pelle

e ancora giochi e coccole aspettando il babbo bloccato nel traffico in tilt (strade allagate e lavori infiniti per la tramvia).
Una cena preparata insieme (Viola mi vuole sempre “aiutare”) e finalmente il plenilunio tra le nuvole.

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A casa con gli occhi al cielo

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nuvole

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mi piace giocare a indovinare animali e forme diverse tra le nuvole, mi piace anche solo fermare i pensieri e lasciar correre i sensi incantati dalle sorelle in cielo… sorelle nuvole e sorella Luna,

26.7.2015 Luna

tra scogli e stelle quando si può, tra muri e fili per stendere i panni quando il mare resta un sogno lontano
IMG_0114e i colori del tramonto 
IMG_0116che fuggono via come la felicità raggiunta

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la Luna e il dito

quando il dito indica la luna,
lo sciocco guarda il dito

24.4.2013 Luna verso il tramontoe volevo raccontare tante cose, ma come sempre da qualche tempo… mi manca il tempo per scrivere e dico tutto solo alla Luna

24.4.2013 Firenze Luna verso il tramontoprima di svenire per la notte. Senza quasi rendermi conto dei giorni che passano. Il 25 Aprile è iniziato alle due di notte con la “sirena” della fame: con un filo di voce assonnata mi rivolgo allo sposo “la cambi tu?” “Sì, tu preparati… ” e via, tira fuori le poppe e fai mangiare Viola. Ruttini, rigurgiti sparsi e tante coccole per farla riaddormentare. A me il sonno non torna subito, ma con un po’ di pazienza mi riappisolo fino all’alba. Altro pianto, altro cambio di pannolino, altra poppata, un po’ di crema lenitiva (non vorrai mica ti vengano le ragadi al seno?) e via, di nuovo, falle fare il ruttino, altre due canzoncine, una passeggiata per casa per vedere se si riaddormenta…no, vuole giocare. Va bene, tanto è festa, possiamo stare insieme, Sandro è a casa, non sarò sola tutto il giorno con una piccina bellissima e imprevedibile, tenera e incomprensibile… e poi qualche ora siamo riusciti a dormire, non ci ha fatto passare la notte in bianco come altre volte. E così, tra una poppata e l’altra, rubando il tempo per mangiare qualcosa (devo mangiare per fare il latte, nutrirmi per nutrirla) e preparare da mangiare per i non poppanti di casa (compreso il fratellone che non si sa mai se pranza o cena con noi o fuori con gli amici), appena uno sguardo al giornale di carta (la copia passata da mio babbo, perché uscire a comprarlo sarebbe un evento), di libri neanche a parlarne… arriva il pomeriggio e non ho risposto ai messaggi, non mi sono neanche fatta una doccia, ignoro le chiamate perse sul cellulare, qualcuno si offende, qualcuno capisce, andiamo avanti… oggi è festa, oggi c’è lo sposo con me… invece lo chiama sua madre, caduta (un’altra volta). Si è tagliata sopra un occhio, perde sangue… Sandro corre da lei, mi chiama mentre allatto (di nuovo) la nostra bambina “la porto all’ospedale o lascio stare?” mi descrive la ferita “non posso far diagnosi per telefono, non sono un medico” e allora me la porta a casa nostra, le medico il taglio, ma la suocera continua a perdere sangue (assume un anticoagulante per altri problemi) e allora andiamo insieme in farmacia (lasciando Viola a mia madre), ma non possono prendersi responsabilità e ci invitano a portarla al pronto soccorso. Torno da Viola, che trovo in lacrime, smarrita per la mia breve assenza (non la prima, ma forse stavolta aveva sentito la tensione nell’aria), mentre lo sposo sparisce fino a sera ingoiato dall’accettazione di Careggi con la sua mamma sofferente (e insofferente: “portami a casa, non ho nulla”) che poi verrà sottoposta a TAC (per la botta in testa). Mi difendo dallo scoramento e dal pianto ballando con Viola e per Viola… già, perché da un po’ la piccina vuole anche vedermi ballare davanti a lei distesa in carrozzina e mi guarda e mi imita, “danzando” da sdraiata e ci si diverte un mondo, mentre farsi cullare da me che ballo tenendola tra le braccia la consola. Arrivo cotta all’ora di cena e … all’ora dell’eclissi. E allora fermi tutti, la mamma guarda la Luna nel cielo sopra Firenze,

25.4.2013

in attesa dell’eclissi parziale, tra nuvole che si rincorrono e la scoprono a volte

25.4.2013 in attesae la ricoprono tutta. Poi si fanno scure scure… allora la bella signora del cielo si è oscurata!  
… se le nuvole velano in parte l’eclissi, lo spettacolo è magico comunque …le variazioni di luce dipingono il cielo in un modo che leva il fiato… infine la Luna riappare incantevole e magnetica. E Viola chiede ancora latte.
Si va finalmente a letto con la domanda di ogni sera: a che ora piangerà stanotte?
Poi un’altra giornata di latte e canzoni, fuori dal tempo del mondo. Stavolta con lo sposo a casa, a tenerla buona ogni tanto

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(facendosi ciucciare il naso in attesa delle poppe della mamma) e a portarci a spasso… tutti e tre fuori, anche se per poco.

26042013fuori con Viola


Il dito? La firma sulle foto che non gli vengono mosse abbastanza…


Se sono stanca? Mai come se dovessi seguire le cose del mondo… nel nostro “mondo a parte” la fatica è ripagata a dismisura da un amore che non si racconta. E allora non è più fatica. Solo amore

P.S.
e poi, a fronte dell’inutilità dell’impegno in tanti altri ambiti, qui vedo dove va tutto il mio latte.
Viola è nata pretermine e sottopeso (Kg 2.340)

e ieri, a meno di tre mesi, la bilancia ha segnato cinque chili tondi tondi

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a casa

Nuvola tra le nuvole. Giorni e notti di pioggia, cielo grigio senza stelle, ma, ogni tanto un tramonto di rose disfatte si porta via un pensiero…
E respiri in volo dalla finestra, in ogni ora o stagione, come quando in una sera scura si apre un cuore di luce riflessa

o un tramonto infiammato a dicembre

e batuffoli pastello in marzo

 che mi chiamano a cercare di fermare attimi colorati così spesso che a volte mi imbroglio e dico “vado a scaricare i panni” o “a stendere le foto”. E capita anche di trovare la Luna tra le nuvole al tramonto in mezzo ai fili dei panni e qualche volta la mano trema al vento e lo sfocamento mette il nasino alla Luna…

e lasciamo perdere che chiami mamma la Luna e sorelle le nuvole… quando mi tapparono mezza terrazza per i lavori al piano di sopra non riuscivo a sopportare il cielo in gabbia