quando il dito indica la luna,
lo sciocco guarda il dito
e volevo raccontare tante cose, ma come sempre da qualche tempo… mi manca il tempo per scrivere e dico tutto solo alla Luna
prima di svenire per la notte. Senza quasi rendermi conto dei giorni che passano. Il 25 Aprile è iniziato alle due di notte con la “sirena” della fame: con un filo di voce assonnata mi rivolgo allo sposo “la cambi tu?” “Sì, tu preparati… ” e via, tira fuori le poppe e fai mangiare Viola. Ruttini, rigurgiti sparsi e tante coccole per farla riaddormentare. A me il sonno non torna subito, ma con un po’ di pazienza mi riappisolo fino all’alba. Altro pianto, altro cambio di pannolino, altra poppata, un po’ di crema lenitiva (non vorrai mica ti vengano le ragadi al seno?) e via, di nuovo, falle fare il ruttino, altre due canzoncine, una passeggiata per casa per vedere se si riaddormenta…no, vuole giocare. Va bene, tanto è festa, possiamo stare insieme, Sandro è a casa, non sarò sola tutto il giorno con una piccina bellissima e imprevedibile, tenera e incomprensibile… e poi qualche ora siamo riusciti a dormire, non ci ha fatto passare la notte in bianco come altre volte. E così, tra una poppata e l’altra, rubando il tempo per mangiare qualcosa (devo mangiare per fare il latte, nutrirmi per nutrirla) e preparare da mangiare per i non poppanti di casa (compreso il fratellone che non si sa mai se pranza o cena con noi o fuori con gli amici), appena uno sguardo al giornale di carta (la copia passata da mio babbo, perché uscire a comprarlo sarebbe un evento), di libri neanche a parlarne… arriva il pomeriggio e non ho risposto ai messaggi, non mi sono neanche fatta una doccia, ignoro le chiamate perse sul cellulare, qualcuno si offende, qualcuno capisce, andiamo avanti… oggi è festa, oggi c’è lo sposo con me… invece lo chiama sua madre, caduta (un’altra volta). Si è tagliata sopra un occhio, perde sangue… Sandro corre da lei, mi chiama mentre allatto (di nuovo) la nostra bambina “la porto all’ospedale o lascio stare?” mi descrive la ferita “non posso far diagnosi per telefono, non sono un medico” e allora me la porta a casa nostra, le medico il taglio, ma la suocera continua a perdere sangue (assume un anticoagulante per altri problemi) e allora andiamo insieme in farmacia (lasciando Viola a mia madre), ma non possono prendersi responsabilità e ci invitano a portarla al pronto soccorso. Torno da Viola, che trovo in lacrime, smarrita per la mia breve assenza (non la prima, ma forse stavolta aveva sentito la tensione nell’aria), mentre lo sposo sparisce fino a sera ingoiato dall’accettazione di Careggi con la sua mamma sofferente (e insofferente: “portami a casa, non ho nulla”) che poi verrà sottoposta a TAC (per la botta in testa). Mi difendo dallo scoramento e dal pianto ballando con Viola e per Viola… già, perché da un po’ la piccina vuole anche vedermi ballare davanti a lei distesa in carrozzina e mi guarda e mi imita, “danzando” da sdraiata e ci si diverte un mondo, mentre farsi cullare da me che ballo tenendola tra le braccia la consola. Arrivo cotta all’ora di cena e … all’ora dell’eclissi. E allora fermi tutti, la mamma guarda la Luna nel cielo sopra Firenze,

in attesa dell’eclissi parziale, tra nuvole che si rincorrono e la scoprono a volte
e la ricoprono tutta. Poi si fanno scure scure… allora la bella signora del cielo si è oscurata!
… se le nuvole velano in parte l’eclissi, lo spettacolo è magico comunque …le variazioni di luce dipingono il cielo in un modo che leva il fiato… infine la Luna riappare incantevole e magnetica. E Viola chiede ancora latte.
Si va finalmente a letto con la domanda di ogni sera: a che ora piangerà stanotte?
Poi un’altra giornata di latte e canzoni, fuori dal tempo del mondo. Stavolta con lo sposo a casa, a tenerla buona ogni tanto

(facendosi ciucciare il naso in attesa delle poppe della mamma) e a portarci a spasso… tutti e tre fuori, anche se per poco.

Il dito? La firma sulle foto che non gli vengono mosse abbastanza…
Se sono stanca? Mai come se dovessi seguire le cose del mondo… nel nostro “mondo a parte” la fatica è ripagata a dismisura da un amore che non si racconta. E allora non è più fatica. Solo amore
P.S.
e poi, a fronte dell’inutilità dell’impegno in tanti altri ambiti, qui vedo dove va tutto il mio latte.
Viola è nata pretermine e sottopeso (Kg 2.340)

e ieri, a meno di tre mesi, la bilancia ha segnato cinque chili tondi tondi
