Deserti e disertori

Mali

«Ognuno teneva per sé le proprie opinioni, e ho avuto la sensazione che l’impatto di questi eventi sia stato devastante, molto più di quanto si potesse immaginare, persone che suonavano insieme da anni ora lo fanno con difficoltà. Se li si prende uno per uno vogliono tutti la pace, ma ciascuno secondo i propri termini. Per i miei amici di Bamako la pace significa andare a nord, uccidere un po’ di jihadisti e riportare la calma, ma i tuareg la considererebbero una occupazione, e anche se si oppongono agli islamisti non vogliono la presenza di una forza internazionale per paura che non se ne vada più. Purtroppo anche nella comunità musicale si sono intensificate le divisioni etniche»

Chris Eckman

Le notizie dal Mali mi inquietano da tempo, in queste ultime settimane la crisi, con l’intervento francese, è arrivata sulle prime pagine dei giornali e ne abbiamo letto tutti… non a tutti forse fanno risuonare le stesse corde le parole dei Tinariwen (non ritrovo l’intervista) o i pareri di chi con gli artisti del Mali collabora da anni. Qualcosa ho trovato qui:

“Tra le vittime dell’occupazione nel Mali, c’è il patrimonio musicale. Secondo  molti qui è nato il blues e abbandonando le armi, i viandanti nel deserto  avevano creato un nuovo genere, che ha ottenuto fama all’estero. Era un collante  della comunità, ma gli jihadisti hanno proibito la musica che ora rischia  di sparire…”

E mi partono i ricordi…

notte di stelle e tamburi

Tamburi che riaccordano il cuore al ritmo della vita invincibile, occhi grandi lucenti come stelle, sorrisi che bevono ogni lacrima e la rendono rugiada prima dell’alba …

notte tra il 9 e il 10 luglio 2010Era la notte tra il 9 e il 10 luglio 2010. Un’afa da non dormire nella conca tra le colline… un po’ d’Africa a Firenze.

occhi Sandro e Cate Festival au desert

Con Sandro all’anfiteatro delle Cascine per il “Festival au Désert in tourné”, da Timbuctu all’Europa, dal Mali a Firenze.

10 luglio 2010

Sentito dal vivo, vissuto e provato qualcosa che potevo soltanto provare a immaginare dai racconti da Bamako di un’amica dell’altro altrove.
Dal deserto al parco …passi timidi sull’erba del grande prato, parole scambiate en français (ma langue du cœur ) con chi raccontava i problemi e i progetti, le storie e le speranze dell’Africa in piedi e dei fratelli dispersi.

tamburi nella notte

E poi il concerto. Direttamente dal “Festival au Désert de Timbouctou”, i vincitori dell’edizione 2010: il gruppo Amanar dal Mali  

queste mie vene s’inebriano
di forze arcaiche
e un dio ignoto
riconosciuto
viene a danzare
sulla mia fronte

mi appuntavo i versi di Elisa Kidané con il cuore curato dai ritmi di Mamma Africa, dopo aver danzato  

ballavo sotto le stelle

con chi mi sorrideva, nella notte del Mali a Firenze, con un cuore più grande di ogni dolore attraversato …  

E anche il giorno dopo, tornati con l’amico di tante uscite insieme… dal pomeriggio alla notte.
Calore, colori, presenze e i suoni del deserto sotto le stelle….

 Festival au desert 2010

ancora suoni e voci dalla musica maliana: Tindé, dalla tradizione tuareg,  Toufenette Walet Boubacar (Mali) e Tinariwen …

Un bicchiere di succo di pomodoro e spezie, passi nel parco, luci e colori nell’erba  

prato

la tenda tuareg per gli incontri dell’associazione TranAfrica  

10 luglio 2010 davanti alla tenda

e il concerto finale, meno affascinante della serata tutta maliana, ma sempre interessante e molto spettacolare (immenso Cheick Tidiane Seck dal Sénégal!),   con Vieux Farka Touré, Timothy Keiper, Aly Magassa, Mamadou Sidibe, poi il Gruppo Djeli-Kan (dal Burkina Faso: Founé Dembélé, Yacouba Dembélé, Souleymane Dembélé, Kalifa Diarra, Sekou Dembélé, e special guests italiani: Mino Cavallo e Arlo Bigazzi), le magie di Cheick Tidiane Seck, le malie del Mali nel bis degli Amanar, la partecipazione di Jean Philippe Rykiel dalla Francia, Badara Seck dal Sénégal, Gabin Dabiré dal Burkina Faso e Rashmi Bhatt dall’India…

cd Amanar

a casa mi portai ben più che il cd degli Amanar

Centodue anni di amore

Viola, amore mio che ancora non conosco, anche se ogni tuo respiro dipende dal mio per qualche mese ancora, non so se farai in tempo a conoscere la tua meravigliosa bisnonna… te ne parlerò tanto, fino a che avrò fiato, ma nulla è sicuro in questa vita, fragile e preziosa e imprevedibile, e desidero lasciarti qualche traccia per ogni evenienza.
Oggi nonna Gabriella, la mamma del mio babbo, compie la bellezza di centodue anni. Viva e presente sempre con tutto il cuore e la sua mente straordinaria, fisicamente è molto provata da un paio di anni, l’aiutano due giovani venuti dal Bangladesh e lei insegna loro l’italiano e come pretendere il rispetto dei loro diritti di migranti che lavorano. Gabriella non smette di fare la maestra neanche con le ossa ridotte a farina. La tua buffa mamma lunatica ne scriveva spesso, ma in un momento di crisi fece sparire il suo lungo diario virtuale. Qualcosa è rimasto, frammenti di pagine on line ritrovati tra i documenti già archiviati:

Cento anni di amore
 Post n°1757 pubblicato il 27 Settembre 2010 da cateviola 

 Dopo la partita, siamo stati a trovare nonna Gabriella. Con il cuore gonfio di emozioni, tremante di speranza e paura, gioia e dolore, preoccupazione e gratitudine, non riesco a scrivere gli auguri che le faccio dal profondo… intanto, riporto su il post di aprile, perché ora si può levare il quasi

 Aprile 2010

Quasi un secolo di storia in un piccolo corpo di donna che inizia a mostrare le sue fragilità e cede per la prima volta alla stampella dopo una caduta. Una donna forte, una che ha sempre lavorato sodo e detto pane al pane, vino al vino, bene al bene, male al male. Forse le è mancata la libertà di lasciarsi andare alle tenerezze, un po’ meglio con noi nipoti… non una donna dura, ma molto esigente con se stessa e con gli altri; con sé addirittura inflessibile.

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Di nonna Gabriella avevo scritto il 27 settembre 2007, giorno di un suo compleanno: … un cervello sempre in movimento, un cuore ardente di AMORE e generosità, una vita che è STORIA. Intelligente come pochi, forse la donna più intelligente che io conosca, ora fisicamente debole, magrissima, sempre più sorda, ma vivace di mente come sempre. Per capire che cos’è la guerra basta chiederle com’era la vita sotto il fascismo prima, sotto le bombe dei liberatori poi e nella ricostruzione, con i conti da saldare tra vecchi nemici per gli armati e con il panettiere per la gente alla fame…  con nonna Gabriella posso parlare di tutto, non ha chiusure né pregiudizi che le si potrebbero anche concedere vista l’età, ma se affronto l’argomento guerra la vedo piangere dentro, come fosse ieri.. risponde solo “bisogna averla vissuta, per capire che cosa orrenda sia, meglio che non la capiate mai fino in fondo, fate di tutto per evitarla, perché quando c’è, l’uomo è capace di ogni cosa, ogni cosa… ”
Nonna Gabriella lavora a maglia da una vita: neanche un golfino comprato nei negozi (a parte quelli ricevuti in dono); è lei che ne prepara a me e a tutti i figli, nipoti, nuore, pronipoti… sempre con le mani occupate, a sferruzzare mentre legge Citati o Proust, Kafka o Sciascia, Montale o Joyce…
Nonna Gabriella non si è laureata, ma grazie alle sue lezioni sono diventati Dott. tanti (ex-) ragazzi: da quando aveva 18 anni è stata una maestra, a scuola e nella vita. Appena diplomata, ancora ragazza, insegnava a leggere e a scrivere ai minatori sulle montagne (Alpi Apuane) e in tempo di guerra, per mangiare, dava più lezioni private che sguardi al cielo. Ma è sempre stata libera, sempre senza padroni.
Nonna Gabriella non ama apparire… non ho sue foto recenti da mostrare, ma da giovane mi somigliava tanto. Spero di somigliarle almeno un po’ per tutta la vita

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Poi, il giorno di Pasqua dell’anno dopo, le prime foto:

      (2008)

Pomeriggio festivo a casa di nonna Gabriella, con Sandro e Manu. Nonna ha quasi 98 anni e, anche se fa male solo pensarlo, devo iniziare a prepararmi a un congedo… neanche una sua foto per rivederne l’immagine terrena? Lei è la mia storia prima che nascessi, la colonna della mia infanzia, la voce della coscienza nelle svolte di vita, la fonte di ogni tenerezza e durezza (da lei so di aver preso il senso del dovere e purtroppo anche tanti sensi di colpa). Solo qualche immagine rubata, nonna non voleva foto “Non curavo il mio aspetto da giovane, figuriamoci ora che sto con un piede nell’eternità!”, ma la mia debolezza chiedeva un ricordo materiale, una figura su cui appoggiare i ricordi vivi e i pensieri quando sarà… il più tardi possibile!

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E poi l’ho ricordata con Swala, a margine di un post sulla cucina del Mali:  

La ricetta del tô somiglia alla nostra polenta e mi era venuto in mente un racconto di nonna Gabriella. Quando era maestra sulle montagne, i bambini mangiavano solo polenta, a pranzo a cena a colazione… durante un’ispezione avrebbero dovuto far credere che la loro dieta fosse più varia e un bimbo disse (istruito dal direttore) che a colazione aveva preso il caffellatte.
“Quanto? ”
“Tre fette” (erano gli avanzi di polenta della cena) 

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Oggi siamo tornati a trovarla, con Sandro (Manu doveva uscire con i suoi amici, ormai è grande, non viene con noi). Più magra e più sorda, più lenta nei movimenti, con la stampella, più tenera e incline ai ricordi, raccontava a Sandro di me bambina, quando a sei anni le chiedevo come mai con lei mi sentivo di essere in un modo e con altri in modo diverso, iniziando a farmi domande sul gioco di identità – non necessariamente maschere studiate per ingannare – in cui recitiamo la vita con gli altri. Abbiamo parlato a lungo anche di politica e attualità, discutendo animatamente solo a proposito di chiesa… ma non mi va di scriverne qui ora, anzi, sarebbe meglio ne parlasse Sandro che si è tanto divertito a sentirmi gridare (oh, con la mi’ nonna mi sento libera di parlare senza ritegno, mi ha vista nascere, crescere, smarrirmi, ammalarmi, ricostruirmi come persona, diventare donna, “sempre col fuoco negli occhi, eh? ma non vivere da arrabbiata, Caterina, si campa male…”) preferisco tenermi in testa e nel cuore quel che di lei non voglio lasciare. Le sue confidenze finemente civettuole: dire che adesso, oltre la metà del suo centesimo anno di vita, non riesce più a leggere e lavorare a maglia in contemporanea… non è una confessione di debolezza, ma un’affermazione gioiosa di essere in vita e ben lucida ancora. E sento che, nonostante ne abbia passate anche troppe (nessun rimpianto, dopo aver visto due guerre, “litigato con la suocera che non era contenta avessi il terzo figlio, che poi ho voluto e fatto sotto le bombe, perché ero rifinita dalla fame, temeva ci restassi secca con un altro parto… dopo tutti questi anni senza il tuo nonno… però sto bene anche da sola, ho il mio mondo tutto in mente, mi darebbe persino noia un aiuto, leggo degli anziani con le badanti…anziana? io ormai non sono più nemmeno vecchia, sono antica… mi basta non arrivare a vedere Fini presidente, non mi fido, ma non mi toccherà, mi dispiace per voi giovani”) ancora ha tanta voglia di vivere.

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Lunedì 27 settembre 2010

Lo zio Giovanni, come il primo e come il terzo figlio, anche lui tanto desiderato, da grande è diventato dottore, un ortopedico con vocazione al sostegno psicologico di tutti (in casa lo chiamiamo anche l’ortopsichiatra). In questi giorni ha ordinato riposo assoluto alla sua mamma coraggiosa e fiera: le ossa di nonna sono sempre più fragili, si stanno sbriciolando, troppe microfratture le provocano dolori ormai difficili da sopportare e per la prima volta in vita sua Gabriella deve rassegnarsi a un aiuto in casa, con un velo di tristezza. Voleva andarsene prima di dover accettare una mano nelle faccende, le abbiamo fatto promettere almeno qualche giorno di pazienza, per vedere se stare ferma potrà riconsolidare le ossa quel tanto che serve a non farla soffrire troppo fisicamente. La speranza è che si riprenda abbastanza da sentirsi di nuovo indipendente, anche se limitata nei movimenti. Non sarà una festa di pura gioia il suo compleanno secolare, ma le vogliamo così bene tutti che non può andarsene ancora, non senza un’ondata di amore ancora, un amore che le torna dopo averne dato a sfare per tutta la vita.

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E oggi, che ne compie 102, nonna dice che è sazia di anni, notti e giorni, ma… forse ormai è curiosa di conoscere la prima bimba della sua prima nipotina. Non è ancora il momento di andartene, Gabriella!