a raccontare la tua storia

9 manifcome avevi chiesto, Riccardo…
Le ultime parole di chi chiedeva aiuto invano, “raccontate la mia storia”, mi rimbombavano nella corsa verso i tuoi luoghi, con il cuore in affanno e tanta voglia di esserci.

9 piazza Cestello

L’appuntamento era oggi pomeriggio in piazza del Cestello, a pochi passi da dove è stato morto un figlio di questa Firenze, per l’anteprima nazionale della presentazione del lavoro di Matteo Calì

9 verso il cestello

Jeanne mi aveva tenuto un posto accanto a lei, tante persone in piedi…i soliti assenti, le presenze ormai famiglia di cuore.
La maglietta arancione con la scritta “verità e giustizia” dietro e “I LOVE RIKY” sul cuore, regalo di Chiara, mi abbracciava e sosteneva ascoltando una storia che già conoscevo, ma che non manca di smuovere altro dolore.
Andrea, fratello di sangue di Riccardo, fratello d’anima di tutti noi, si è fermato più di una volta sopraffatto dall’emozione.

9 foto di AleC’era l’avvocato Fabio Anselmo, instancabile, unico. Non solo per questa storia.
C’era naturalmente babbo Guido, lo sguardo coraggioso e commovente dietro gli occhiali da sole, per il tanto sole e per le inevitabili piene di sentire che spesso arrivano agli occhi. Immenso.

9 Guido Fabio Matteo AndreaSono stati letti passaggi del libro (me lo compro martedì, già prenotata una copia per me alla Marabuk, la libreria dove si terrà la prossima presentazione, quella dei librai ex Edison che frequento anche con Viola, a due passi dal giardino dei suoi giochi d’infanzia).

9 Guido Matteo Andrea

 

E Matteo Calì ha raccontato anche la sua storia con la storia di Riky, come ha cominciato a studiare, approfondire, conoscere tutto quel che è stato ucciso con Riccardo il 3 marzo 2014.

Poi sono venuta via, per l’ora (a casa mi aspettava Viola per la pappa e sono a piedi), ma non solo… a un certo punto stavo per scoppiare a piangere, dopo tutto questo tempo, dopo tutte le volte che abbiamo parlato di Riccardo, della sua morte assurda… ancora mi sconvolge quello che viene su e solo camminare, camminare, camminare… anche ripercorrendo i passi di quella notte maledetta, mi ha riportata a un ritmo del cuore compatibile con l’andare avanti. Senza perdere il sorriso, la voglia di giocare, amare, cantare, portare gioia …

Riky amava la vita e non ci vorrebbe vedere in lacrime. Arrabbiati sì, non affranti. Determinati, fino alla fine, ma sempre gentili, mai violenti o disperati.
E c’è ancora, ci abbraccia da sopra le nuvole

9 al ritorno

 

Espiazione. Difficile tentativo

Balham 1940 London

“… era accaduto tanto tempo prima e tutte le conseguenze a ogni livello, dalla più insignificante alla più colossale, si erano già verificate. Qualunque cosa fosse successa in futuro, per quanto superficialmente insolita o sconvolgente, avrebbe contenuto anche un che di noto e di familiare che le avrebbe fatto bisbigliare, ma solo tra sé e sé: Ah già. Ma certo. Avrei dovuto saperlo”

e, poche pagine prima,

 “ si rese conto che fin dal mattino si era sentita strana, e che guardava alle cose in modo insolito, come se tutto fosse già passato da un pezzo ed esaltato da un’ironia postuma che lei non era in grado di afferrare appieno”

Solo la lettura delle ultime pagine, un epilogo sorprendente, rivela appieno quel che sin dai primi capitoli suona come un accenno alla chiave del romanzo. C’è una colpa, sì, c’è una storia di vite rovinate per un atroce errore, ma l’espiazione non sarà mai sufficiente. E non sarà nelle azioni, non soltanto. E conterrà una buona dose di amara ironia postuma, letteralmente.

Prima di Espiazione non avevo letto altro di Ian McEwan, a parte qualche citazione e diversi pareri sul suo talento. Una rivelazione e un dono davvero. Dalla maternità (ultimi mesi dell’attesa e quasi tutto il primo anno con la piccina) nessuna lettura mi aveva catturata tanto. La prima parte, quasi duecento pagine per una sola torrida giornata di estate (compresa la notte che segnerà tutta la vita della protagonista), mi è sembrata un sogno, un volo in un altro mondo; non potevo smettere di respirarne i colori, la luce, le sfumature di sentire e l’atmosfera ricreata da uno scrittore uomo che sembrava una donna per certi tratti.
La seconda e la terza parte, piene di dolore e avvenimenti, non prive di passaggi commoventi, narrate ciascuna con un unico punto di vista anche se non in prima persona, mancano della sinfonia di tanti punti di vista che anima la prima parte e soprattutto della straordinaria penetrazione dei sentimenti, specialmente quelli di una ragazzina nella pericolosa innocenza dei tredici anni, lo “spazio transitorio che estendeva i propri confini imprecisi dalla nursery al mondo degli adulti”, un caos mal tollerato da Briony, “una di quelle bambine possedute dal desiderio che al mondo fosse tutto perfetto” e convinta di esser diventata una vera scrittrice nel momento in cui alla realtà sfuggente impone e sovrappone la visione suggerita dal demone dell’ordine che ferocemente la guida.

“La verità era contenuta nella simmetria, in altre parole, si radicava nel buonsenso. Era stata la verità a guidare lo sguardo. Perciò quando Briony ripeté, più e più volte, «Io l’ho visto», non mentiva, era anzi assolutamente onesta e convinta.”

Con le migliori intenzioni, senza malizia, non per cattiveria, il suo errore procura un danno irreparabile. Una vita di sforzi e sacrificio non basterà per espiare.

espiazione copertina

“ … solo quella notte aveva capito che cosa significava essere un’infermiera.
Non aveva mai visto piangere un uomo in vita sua. Dapprima la cosa l’aveva sconvolta, ma nel giro di poche ore non ci badava nemmeno più. D’altra parte lo stoicismo di alcuni soldati la sorprese fino a lasciarla stupefatta. Gli uomini che tornavano in reparto dopo l’amputazione di un arto, parevano sentirsi in dovere di fare battute atroci. E adesso con che cosa la prendo a calci mia moglie? Ogni segreto del corpo veniva reso pubblico: ossa sporgenti dalla carne, brandelli di visceri fuoriusciti, nervi scoperti. Da quella prospettiva tanto inedita quanto indiscreta, Briony imparò una cosa ovvia e semplicissima che aveva sempre saputo, come tutti: ogni persona è, tra le altre cose, qualcosa di facile da rompere e difficile da riparare”

Per chi non l’avesse ancora letto (beati i ritardatari! Se l’avessi letto prima mi sarei privata di questa magnifica evasione nelle sere di fine inverno, appena messa a letto Viola), non mi azzardo a rivelare il finale, ma per chi prima di procurarsi una copia volesse avere un assaggio della trama (che non è il meglio del libro, precisiamo), mi limito a riportare quello della quarta di copertina:

“All’età di tredici anni, in un caldo giorno d’estate del 1935, Briony Tallis sente di essere diventata una scrittrice. La sera stessa, accusando di un crimine odioso un innocente, commette l’errore che la segnerà per tutta la vita. Eppure la giornata era iniziata sotto i migliori auspici. C’era una commedia da mettere in scena, i cugini arrivati dal nord per trascorrere qualche tempo in casa Tallis. Da Londra invece sarebbe arrivato per il weekend l’amatissimo fratello maggiore Leon con un amico, industriale della cioccolata. Soltanto la sorella maggiore Cecilia impensieriva Briony per il misterioso rapporto che la legava a Robbie Turner, figlio della loro donna di servizio.
Tutti i personaggi entrano in scena, ma, nella commedia della vita, non ci sono prove prima della recita. Presto, sarà troppo tardi per fermare la macchina dell’ingiustizia e la guerra arriverà a spazzare via il vecchio mondo con le sue raffinate e rassicuranti ipocrisie”

Succo di melagrana

“… Succo agrodolce
di melagrana
che ti disseta
con discrezione
… lasciando traccia
vermiglia
indelebile
sulla tua mano
Lucia Guida
All’inizio di marzo mi è arrivato per posta Succo di melagrana, silloge di racconti di un’amica incontrata nell’altro altrove…
Letto d’un fiato

Sei racconti brevi, sei storie di donne nel tempo, sei assaggi di essenza femminile senza tempo. Con un linguaggio estremamente curato, Lucia Guida cesella figure e vicende che fanno vibrare con delicatezza corde intime da non strapazzare, suscitando una partecipazione discreta, come in punta di piedi sulla soglia del cuore.
Sei quadri raffinati e delicati, ma non una raccolta di frammenti sparsi; c’è un filo che le percorre e le tiene insieme come pietre e perline colorate in un bracciale fatto a mano, non come perle di sofisticata perfezione da collier di lusso, e quel filo è la corrente della vita che attraverso il tempo grande della storia attraversa il tempo interno delle donne, figlie, mamme, sorelle, tate, amiche, amanti che sempre, in ogni tempo, devono imparare e spesso sanno insegnare la danza degli opposti, un fragile equilibrio in movimento tra slancio e attesa, sfida e rinuncia, frattura e conciliazione.
Le sei storie di vita quotidiana al femminile sono collocate in un arco di tempo che va dalla vigilia della seconda guerra mondiale ai nostri giorni e in un’ambientazione lontana dal clamore, dal ritmo concitato e dall’anonimato delle metropoli, tra un paesino di campagna, una cittadina di provincia, un piccolo borgo di montagna, tra comari pettegole e pregiudizi duri a morire, tra vicini che si conoscono e non solo di nome, dove tutti sanno tutto di tutti, tranne forse quel che conta sul serio e i drammi veri sono vissuti in segreto, in silenzio, in solitudine.