
Sabato pomeriggio, dopo la cerimonia in Battistero (e dopo una sosta golosa con lo sposo e la madrina, a rinfrescarci con il gelato di yogurt), sono finalmente tornata a ringraziare dove tutto è ricominciato.
In via Calzaioli, davanti Orsanmichele, c’è una chiesa speciale per me.
L’anno prima che scoprissi di essere in attesa di Viola, quando i medici, l’età anagrafica e i pregressi dicevano che non sarei diventata mamma anche di pancia, non vivevo proprio bene l’idea. Non mi rassegnavo, ma neanche volevo sottopormi a cure particolari o calcoli di giorni (facendo diventare un compito quel che invece è gioia). Non stavo benissimo anche per altre ragioni, ma quello era il mio cruccio …
Non ero praticante, non mi dichiaravo credente né atea, mi ero allontanata. Ma in tempo di Avvento, in centro per altri motivi, mi lasciai guidare forse in maniera infantile da una “stella cometa” … dentro la chiesa di San Carlo c’era un bellissimo presepe e non ricordo quasi altro di quell’inverno, ma ricordo le lacrime e le parole con cui affidai tutto a Chi tutto può ciò che vuole.

Pochi mesi dopo, la notizia più bella dal test di gravidanza… e poi la magica attesa, la felicità e le fatiche dal parto in poi… e in centro a Firenze sono tornata di rado, sempre un po’ di corsa, sempre con altri impegni. Per oltre tre anni da quella preghiera in lacrime, nella chiesa deserta mentre intorno impazzava lo shopping prenatalizio di chi poteva (ero giù anche per la mancanza di lavoro e di entrate, in effetti, ma qualche moneta sempre in tasca per una candela da offrire …), mi ero tenuta il desiderio di tornare a ringraziare dove avevo chiesto. Ero troppo presa dalla risposta. Una meravigliosa risposta che inizia a pesare dodici chili e chiacchiera e corre e si sbuccia gomiti e ginocchia…
Ieri, dopo la mia Cresima, ci sono tornata. In San Carlo a ringraziare.

E a chiedere nuove grazie, affidando alla tenerezza di Maria richieste di persone a me care e pensieri per vite messe alla prova. In particolare il pensiero va anche ora, da casa, come stamattina alla messa, come ieri in quella chiesa, a un bambino che domani sarà sottoposto a un intervento in anestesia totale. Affido l’ansia della sua mamma, mia amica, il buon esito dell’operazione e la serenità di tutti nel mese di convalescenza e cure fastidiose che li attende
