Uscire dal métro per Montmartre vuol dire farsi una bella scarpinata su su per i gradini di una lunga scala a chiocciola … peccato solo che le pareti decorate da murales multicolori (disegni che ricordavo con tanta gioia) fossero stavolta imbrattate da scritte nere senza senso. In mattinata, comunque, rinfrancati dai baci davanti al muro smaltato, ci attendeva qualche altra salita:

per cominciare quella alla Basilica del Sacré-Cœur.

Ignorando la funicolare scelta dai nostri compagni di girata, perché mi stanca più la folla (e la fila) che qualche gradino…

e Sandro si è finto parecchio affaticato, ma credo che anche lui preferisca sempre la libertà alla comodità.
Dopo il classico giro turistico nella Basilica e in place du Tertre, la butte ci riservava ancora qualcosa da scoprire, come la novità di questa seconda volta insieme a Parigi, la visita al Musée de Montmartre, al riparo della pioggia tornata a bagnare i nostri giorni di vacanza, nella casa dove abitarono, tra gli altri, Renoir, Suzanne Valadon, Utrillo …

un posticino interessante, ricco di locandine, filmati, ricostruzioni della zona di Parigi a lungo fuori dalle mura cittadine e amata dagli artisti perché economica (non si pagavano le tasse!), quindi candidata a diventare leggendario ritrovo dei bohémiens. Dalle finestre di rue Corot si vedono anche i resti delle vigne parigine. Tutta la zona è molto carina, soprattutto per chi ama camminare.

Una timida schiarita dopo il pranzo Chez Ginette e poi … il diluvio mentre ci si aggirava a nord di Montmartre. Nostra Signora dei piedi zuppi, sua maestà la metropolitana, ci ha portati in salvo al Grand Palais, dove non volevo perdermi la mostra di Helmut Newton (l’ulteriore acquata presa in coda era inutile, ma ci siamo resi conto solo dopo che quella fila impressionante era per un’altra esposizione!).
Alla fine non camminavo più nelle ballerine, ma nell’acqua… le scarpine – prese la prima volta a Parigi – si sono proprio rotte, piene di pioggia, stanche di passi. Così, invece di tornare in albergo a cambiarci, dopo una giratina lungo la Senna,

affascinati come sempre dal Pont Alexandre e leggermente ebbri (cantando la Marsigliese e cori da stadio senza soluzione di continuità), siamo andati a caccia di un paio di ballerine nuove per questa nuvola affamata di strade e salite. Unico momento di ‘orgoglio patriottico’ quando il commesso vantava la qualità con “vero cuoio, scarpe italiane!”

(Le avrei sfoggiate prima, ma solo l’ultimo giorno della vacanza è uscito il sole e …finalmente me le sono godute nel Marais)

Una giornata così non poteva che concludersi con la cena nella bolgia del Bouillon Chartier