di un marzo iniziato tra pioggia e vento freddo, nuvole gonfie e voglia di stare sempre fuorie guardare il cielo camminando o sostando tra gli alberi
del giardino che in estate mi sembrava lontano e ora invece ospita spesso i riposini di Viola. La fanciulla inizia a cinguettare all’alba e non si ferma un momento, in casa.
Fuori è un angelo e nel passeggino si addormenta che è una meraviglia,
ora poi che è arrivata una specie di primavera
e i rami si vestono di fiori chiari
e gli occhi riposano anche spalancati …
anche le ombre sono colorate
e chi si sveglia baciata dal sole non gradisce le luci della ribalta.
Con l’aria di primavera fervono i lavori
di cui ignoravo la storia,
così vicina a casa (mi sembrava lunga la strada col passeggino quando ero debole e troppo stanca, ora sono sempre abbastanza stanca, ma un po’ di forze son tornate). E mentre si va e si torna, si notano tante piccole cose che prima, persa nei miei pensieri o sempre di corsa, non vedevo …
p.s. “oasi di pace” dal lunedì al venerdì, quando ci sono bimbi piccini con le mamme alle prime armi e anziani con le badanti straniere, mentre la domenica è il regno della mamma italiana berciante… coi bimbi in età scolare nel giorno senza “parcheggio”.
Perché nei giardini di Parigi non ho mai sentito gridare dietro alle creature? L’urlo per esasperazione ci sta, uno strillo di spavento ogni tanto o se il pargolo ti scappa lontano e magari corre verso la strada è una reazione comprensibile, quel che mi snerva è il berciare come modalità di default della mamma italiana. Spesso a chiacchiera mentre i bimbi giocano parecchio più in là o per farsi notare e incitando al casino anche l’erede, che un giorno all’estero sarà subito riconosciuto come italiano.
Forse non sono italiana.