Perché temi, Erode, il Signore che viene? Non toglie i regni umani, chi dà il regno dei cieli.
I Magi vanno a Betlem e la stella li guida: nella sua luce amica cercan la vera luce.
Il Figlio dell’Altissimo s’immerge nel Giordano, l’Agnello senza macchia lava le nostre colpe.
Nuovo prodigio, a Cana: versan vino le anfore, s’arrossano le acque, mutando la natura…
Secondi vespri della solennità dell’Epifania del Signore. Dopo aver ammirato le nuvole rose specchiarsi nel fiume, tornata a casa dalla passeggiata tra gli alberi amici e Dostoevskij con un (suo) libro di carta tra le mani (qualcuno gli ha portato una copia di Delitto e castigo),
ripercorro con le immagini la giornata di festa, mentre affido nel silenzio quel che non può essere motivo di gioia…
Dopo gli anni della pandemia, sono tornati i ‘Magi’ in piazza San Jacopino.
Viola voleva correre a vedere chi avrebbe interpretato i Magi in piazza e intanto mi chiedeva “ma quelli veri come facevano a sapere che Gesù bambino era Dio, Re e Salvatore del mondo…?” “è difficile da spiegare correndo, amore, comunque … lo cercavano da tempo, per questo seguivano la stella, quindi lo hanno riconosciuto, erano saggi, aperti, lo volevano conoscere….” Penso che poi sia stata più attenta del solito all’omelia, perché dopo la messa non mi ha fatto altre domande, stella e profezie e il fatto che già da tempo erano in ricerca… sì, le torna che abbiano riconosciuto in quel bambino la luce che aspettavano.
“vuoi vedere la mirra?”
Bello vedere Don Fulvio in piedi, in piazza, bello riabbracciare Silvia e Cinzia, rivedere Paola e Carmen, Giovanni e Daniela e poi, dopo la benedizione, prendere due bimbi per mano e andare insieme verso la chiesa, accompagnando i Magi a portare i doni al Bambino…
Dopo la messa, nel teatrino parrocchiale, alcune bellissime ‘befane’ hanno distribuito le calze con i dolci ai bambini. Viola ha deciso di regalare la sua ‘calza della Befana’ al nostro amico mendicante, Adush, perché “lui ne ha più bisogno di me, a me non mancano cose buone da mangiare”.
Non è la prima volta che gli dona qualcosa, ma oggi era contenta davvero. Per strada mi ha detto “ora sì che mi sento felice, non era festa se non facevo un regalo a un povero” … e che le vuoi dire? GRAZIE
Stamattina era ancora in sala parrocchiale, a San Jacopino, la tela dipinta per la festa di domani. Don Leonardo mi aveva chiesto se mi sentivo di dipingere una grande ‘icona’ mariana per la GMG diocesana… e no, ma, anche se mi sentivo tremare le mani e mi scoppiava il cuore, la settimana scorsa mi ci sono provata, con i miei pennelli e colori acrilici da pochi euro, però con tutto l’amore per il soggetto. Prima, avevo fatto disegni di vario genere, l’idea era quella di una ‘Madonna del Segno’ in versione stilizzata, semplice, con tratti essenziali, ben visibile da lontano, su tela grande, per un incontro con tanti giovani…
quando ho chiesto consiglio a Don Fulvio, se fosse meglio farla con vestito blu e manto rosso o con vestito rosso e manto blu, mi ha suggerito il bordeaux scuro. E mi ha mandato una foto della Madonna della tenerezza, l’icona di Vladimir:
La mia libera interpretazione, parecchio libera (intanto ho studiato un po’ come i monaci iconografi fanno le vere icone… un mondo! Dai materiali alle tecniche e soprattutto la cura e la preparazione spirituale… inarrivabili), adesso è in camera, accanto alla finestra:
Per la Μήτηρ Θεού destinata alla GMG, su tela grande che mi ha procurato Don Leonardo, solo le foto di alcuni momenti, il pomeriggio in cui ho iniziato con il disegno a matita e lo sfondo, la mia ‘collega’ catechista, Cinzia, mi ha fatto compagnia, scattato alcune foto e dato supporto morale con tanti complimenti…avevo bisogno di incoraggiamento. Poi i colori mi hanno presa per mano…
Il 9 agosto del 1962 è nato Don Fulvio Capitani, dal 2009 amato parroco di San Jacopo in Polverosa a Firenze, per tutti San Jacopino, per gli intimi San Jack, anche se non dimentica mai la sua precedente missione, infatti è stato, prima, dal 1997, parroco di Mercatale in Val di Pesa, nel Chianti fiorentino e ricorda i suoi parrocchiani di allora come amici e fratelli, nelle gioie e nelle occasioni di lutto. A Firenze, ora, come prima a Mercatale, si prende cura delle Sue pecore, pasce gli agnelli, fascia di riconciliazione le pecore ferite, guida con dolcezza le pecore madri… a volte può anche far spavento con il suo vocione stentoreo, specie a chi non lo conosce molto, la sua voce poderosa però fa tanto bene quando spezza il pane della Parola e si rivela dolce, accogliente come un abbraccio, quando, nel ruolo di confessore, Don Fulvio sa farsi trasparenza in terra della Misericordia divina. Ama la musica, scrive cose che sembrano poesie, ma giustamente rifiuta di esser detto “poeta” (forse memore della citazione di De André – poet… cantante che amiamo entrambi – “Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d’arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l’esuberanza creativa.”), fan di Guccini e di Branduardi, dei Genesis e dei Nomadi, senza disdegnare De Gregori, Bennato, Lucio Dalla, Paola Turci, Leonard Cohen….
novembre 2018, Angelo Branduardi al Teatro Verdi di Firenze (ci siamo stati con Sandro e Don Fulvio)
“C’è una domanda che attraversa il mio sentire: quanto vale la vita di una persona per coloro che pensano ancora che una guerra possa essere giusta se considerata il male minore? Se una persona vale tanto quanto tutto l’oro che c’è sulla terra, perché non si chiede a quella vita il permesso di bruciarla? Se l’oro, quello giallo, quello nero o quello bianco non vale tanto quanto una persona, perché siamo così ipocriti da farne la misura con la quale la storia condanna milioni di persone a morire di fame e lascia che in pochi si godano i frutti che sono per tutti? La mia misura è ogni essere vivente, solo questa misura conosco, le altre non mi interessano”. Gigi Ontanetti
Assistente ecclesiastico dei boy scout, mi ha fatto lasciar cadere una mia pregiudiziale antipatia per quell’ambiente che non conoscevo. Conosco un pochino lui, Don Fulvio, abbastanza per dire che se qualcosa lo appassiona e ci si dedica tanto non deve essere una cosa meno che buona.
Sono testimone diretta del suo impegno per i bambini e i ragazzi, come mamma di Viola che ha frequentato, in tempo di pandemia, la versione ridotta del CRE (centro ricreativo estivo) e quest’anno finalmente il CRE vero, dove, per la prima volta, mi sono ritrovata ingaggiata come responsabile adulta (lo so, fa ridere pensando a me accostarmi sia “responsabile” che “adulta” anche se l’età c’è). Non ci pensavo nemmeno, ovviamente, ma dopo aver accettato di diventare catechista per i bambini, quando Don Fulvio mi ha chiesto di entrare anche a far parte della squadra del CRE, tra gli educatori, invece che dare una mano solo per la sanificazione come negli anni del coronavirus… pensavo di dire no, spaventata dalle responsabilità e consapevole dei miei limiti e difetti. Al suo “il Signore chiama non chi si crede capace, ma chi è disponibile a dirgli di sì” che potevo fare se non acconsentire? Mi sono stancata tanto, mi ha fatto tanto tanto bene! GRAZIE
Il bene profondo che mi ha fatto il Signore tramite il Don è qualcosa che non si può dire qui, non si può raccontare. Ma tengo in cuore anche il tanto di bene che mi è venuto da Fulvio essere umano umano davvero. In occasione di alcune mie cadute (che dolgono ancora a volte, ma che benedico, ora, perché mi hanno fatto assaporare la Misericordia), nel momento della malattia e della morte del mio babbo, in occasioni anche più lievi e allegre… per esempio mi ha fatto scoprire lui il Balagan.
E ci ha presentato il suo grande amico Jean-Michel Albert Carasso, ora amico anche nostro davvero caro, di cui abbiamo assaggiato per la prima volta le delizie cucinate e narrate in occasione di una cena alla Trattoria da Burde, con la presentazione del suo libro “Cucinare lontano” (in foto il Don e noi sposi… io un po’ brilla per gli assaggi dei vini abbinati ai piatti di tutto il mondo, scelti dal sommelier Andrea Gori).
E Don Fulvio ha concelebrato (con Don Luigi, parroco della chiesa sotto casa che allora frequentavo) il matrimonio in chiesa tra me e Sandro, nell’anniversario delle nozze civili, con Viola già capace di ricordarselo poi, il matrimonio dei suoi genitori in mezzo a una messa della domenica, con il fratellone suo per testimone del babbo e la mia madrina di Cresima e sua madrina di Battesimo come mia testimone di nozze insieme con il padrino suo di Battesimo e amico presente alle nostre nozze in Comune quando lei non esisteva…
A settembre (25 settembre 2021) abbiamo condiviso un bel pezzo di cammino, il Don ci ha raggiunti a Pistoia… felici anche se sfranti per la camminata da Firenze.
Per un po’ di tempo ha ospitato e curato anche una gattina forse maltrattata e scappata da altri umani meno umani, la timida Stina, scomparsa d’estate l’anno scorso… a me a e Viola manca, immagino anche a Don Fulvio. Ma il bene che le ha voluto e dato fa parte del tesoro che quest’anima d’oro sta mettendo in Cielo.
Anche Stina, ne sono certa, sente la mancanza di Don Fulvio. Noi la aspettiamo sempre, vero? Il giardino della canonica di San Jack è meraviglioso, ma con Stina era più bello.
Dove le rose sbocciano anche fuori stagione, dove vive, prega, lavora, accoglie, guida, accompagna, sgrida, consola, ama un vero uomo di Dio.
La salute fisica non gli sorride particolarmente, ma siamo in tanti a pregare perché possa lasciare la sedia a rotelle e comunque se Papa Francesco adesso guida l’intera Chiesa da una carrozzina, può farlo anche il parroco di campagna prestato alla città del Fiore. Intanto, un altro Bala… non Balagan, ma Balacinema insieme. Finché si gusta e conosce…
Ieri sera, nel giardino del Tempio, invece del vivace Balagan cui siamo abituati e affezionati, per il particolare periodo dell’anno in cui è sconsigliato un eccesso di allegria e non si può fare musica dal vivo, al posto dei concerti dal ritmo travolgente, un film dedicato a David Grossman (bellissimo e commovente).
David Grossman
Durante il film cellulare in borsa, solo una foto di un momento della videoconferenza con la regista Adi Arbel e il produttore del biografilm, Arik Bernstein.
E, prima, quando ancora non era abbastanza buio per proiettare il film, la presentazione del libro dedicato a Guido Fink nell’anniversario della morte. Enrico Fink ha parlato di suo padre con le curatrici del volume “La doppia porta dei sogni. Scritti di cinema di Guido Fink” (Edizioni Cineteca di Bologna, 2022), Alessandra Calanchi e Paola Cristalli.
Una conversazione coinvolgente.
Nel giardino della sinagoga c’è sempre un po’ d’aria fresca, anche nelle più infuocate giornate della rovente estate fiorentina. GRAZIE
Tenevo molto a esser presente, ma prima di entrare nel giardino della sinagoga, come di rito, un saluto al mio liceo, il caro vecchio Miche
e ai ‘miei posti’ come il giardino di piazza d’Azeglio
Bello riabbracciare Emanuele Bresci, sorridente per la buona notizia sulla sua salute.
Bello gustare le delizie cucinate da Jean-Michel Albert Carasso
e Michele Hagen, in compagnia di Don Fulvio e di Don Leonardo
gioia piena alla Tua presenza, dolcezza senza fine …
La mia prima volta al CRE da mattina a sera (per due settimane). La prima volta davvero, neanche da bambina frequentavo centri estivi o attività di gruppo. Negli anni scorsi, come mamma di Viola, avevo partecipato un pochino per dare una mano (sanificazione, pulizie di fine turno…), ma era un CRE in versione ridotta per la pandemia, i bambini stavano negli spazi della parrocchia la mattina o il pomeriggio, divisi in “isole”, per non mandare in quarantena tutti al primo positivo al Covid. A settembre sono stata incaricata di seguire i bambini di terza elementare come catechista. E, in primavera, Don Fulvio Capitani, parroco di San Jacopo in Polverosa (a Firenze, semplicemente San Jacopino, per gli amici ‘intimi’ San Jack) mi ha chiesto di entrare a far parte dello staff del CRE, tra gli adulti responsabili, coordinatori degli animatori adolescenti. Dire che ne avevo paura è dire poco. Paura della responsabilità, paura di non reggere a contatto con tante persone tutte insieme, soprattutto paura di andare in tilt risvegliando ricordi feriti della mia vita passata nella condivisione di vita, emozioni, tempo e spazio con gli adolescenti. E devo ammettere che non è stata una passeggiata, ma mi ha fatto bene e mi ha dato tanto. Terapia per la me adolescente smarrita che ancora mi grida dentro senza voce e per ferite ancora più antiche (per quelle nuove ci stiamo lavorando in altro modo). Prova di slancio nel presente e nel futuro lasciando passare il passato. Esercizio di consapevolezza: toccare i miei limiti e guardarli con umiltà, senza pretesa di perfezione impossibile, fiduciosa nell’aiuto degli altri e dell’Altro. Il mio ‘mantra’ era “se questo incarico è un’opera del Signore, Lui mi guiderà e mi darà o ha visto in me le capacità per fare bene ai bambini”. La felicità di Viola e degli altri bambini, i sorrisi anche dei bambini un po’ più isolati, ‘difficili’, con problemi a giocare in gruppo o altro… e l’affetto e la stima degli animatori, le parole degli altri educatori mi hanno detto che è andata bene.
Ricordo con gioia i preparativi, soprattutto le riunioni con le novizie Lucie e Christen e gli animatori esperti, Emanuele e Matteo, per pensare, scegliere, comporre il momento della “restituzione” (il punto sulla mattinata, all’ora di pranzo, con attività divertenti, ma più tranquille rispetto ai giochi scatenati con gli animatori, percorse dal filo dell’annuncio buono, in armonia col Vangelo letto la mattina e quando possibile in tema con gli episodi della storia – quest’anno riduzione teatrale dal meraviglioso mago di Oz – per dare sostanza bella e tentare una semina).
Ricordo con divertimento gli incontri per l’ambientazione, a dipingere scimmie volanti e omini verdi, spaventapasseri e scarpette argentate, poi viste in scena. Applausi ai ragazzi che hanno recitato ogni mattina per i bambini!
Ricordo con gratitudine le ore condivise, anche se confesso il bisogno che avevo di scappare un’ora al giorno in cappellina a pregare (l’asociale che è in me reclama momenti di solitudine? O, semplicemente, per dare, trasmettere, comunicare, mi occorre ricevere la ricarica dall’Unico Maestro? Avevo bisogno di stare in silenzio, almeno un po’, prima di rituffarmi tra canzoni e giochi, cerotti sulle ferite e disegni per chi aveva voglia di attenzioni a tu per tu).
Nella prima settimana c’è stata anche la gita al Cavallino Matto, a Donoratico. Inutile dire che non ci ero mai stata prima, neanche da bambina. E quel giorno ero l’unica adulta sul pullman a parte l’autista, un pullman a due piani pieno di bambini… senza gli animatori adolescenti esperti di gite coi bambini non so come me la sarei cavata. GRAZIE!
Nel parco di divertimenti mi sono prestata come maggiorenne per un gruppo di bucanieri in miniatura e dopo le cannonate (ad acqua) ero da strizzare… ma mi ero portata un vestito di ricambio e sotto indossavo il bikini (un salto al mare mi avrebbe fatto piacere, ma non era una gita di piacere per ‘noi grandi’… era per i bambini!)
L’uscita della seconda settimana è stata più bella, per me. A San Piero a Sieve, ospiti di Don Daniele Centorbi, vicario a San Jack quando Viola ha frequentato la prima “Summerlife” in tempi di pandemia, ora parroco a San Pete. Il nuovo viceparroco di San Jacopino, Don Leonardo Tarchi, si è fatto conoscere come un altro vero uomo di Dio, sensibile, colto, gentile, puro… i primi tempi, però, ha ‘scontato’ il dispiacere per la partenza di Don Dan.
A San Piero a Sieve ci hanno anche fatto foto da un drone! La scritta umana TUTTI PER UNO
e i cerchi in piazza.
Con il caldo assurdo di questo giugno che sembrava luglio, il pomeriggio i bambini erano impegnati in ‘laboratori’ per non scalmanarsi, ne sono uscite meraviglie:
E l’ultimo giorno del CRE, nel campino abbellito dal più imponente dei ‘lavoretti’ (il murales), abbiamo celebrato la messa prefestiva di San Giovanni.
Perché a Firenze San Giovanni resta il 24 giugno, coi Fòchi tornati dopo i due anni di stop per il Covid
Un pieno di emozioni, davvero.
Batticuore come sui cappellini e le magliette, i braccialetti e alcune canzoni… e i momenti di preghiera per prepararsi e ripensarci.
Grazie a tutti i bambini, i ragazzi, gli adulti che hanno dato una mano. Grazie ai Don
da Firenze a Pistoia, ieri, una bellissima esperienza.
Il mio primo pellegrinaggio a piedi, in compagnia, non solo una camminata di tutto rispetto, una trentina di chilometri, forse più… (ma il primo chilometro, col buio, prima dell’alba, da casa a San Jacopino da sola mi ha fatto battere il cuore più forte, per un’ansia di vecchia data poi lasciata per strada nei chilometri dopo), dalla chiesa di San Jacopo in Polverosa alla Cattedrale di San Zeno, per il Piccolo cammino di Santiago, anche e soprattutto un viaggio dentro il cuore, dalle paure e dalle lotte con ombre e fantasmi all’abbandono nel cuore della misericordia. GRAZIE
Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla più di un vento di sabbia. Che vivere è come il suo cammino: senza fine. L’uomo che cammina è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte
(Christian Bobin, L’uomo che cammina, citato da chi ci ha accolti a Santa Maria a Campi)
Ogni tappa un timbro sulle credenziali dei pellegrini, ogni sosta un bicchiere d’acqua offerto perché siamo suoi… e non solo acqua! Ci hanno accolti con uva, friselle pugliesi e pomodori, riso e verdure, torta di mele, schiacciate e tanta, tanta acqua fresca, preziosa per chi cammina sotto il sole per ore. E caffè. E preghiere, sorrisi, come abbracci GRAZIE
e i pellegrini ebbero fame…
La gioia grande di veder arrivare Don Fulvio (accompagnato in auto) a Pistoia ha cancellato il dolore alle estremità e la stanchezza…
L’accoglienza in cattedrale è stata commovente. Una messa bellissima. E il dono della pace in cuore per il cammino che riprende, ogni giorno. Il cammino non finisce certo dopo aver varcato la Porta Santa
Scoperta stamattina l’ultima pagina dei calendari di questo 2020 che tanti – non senza motivi – maledicono, ma che almeno a me ha portato anche verità e luce, doni di consapevolezza, salutari umiliazioni, schiaffi e ricadute da cui imparare, consolazioni e conferme di scelte buone… vita. Ho vissuto (o non vissuto, anzi, subìto o solo lasciato passare) anni peggiori. Tanti sbagli, troppi, e tante prove, in questo anno di cui iniziamo a vivere l’ultimo mese, dicembre carico di attesa e tentazione di bilanci, molto vero dolore per troppe persone, in questo “anno bisesto anno funesto”, diversi sacrifici per tutti, addii congelati, abbracci negati, ceffoni che a me servivano, sofferenze di cui avrei fatto volentieri a meno, ma vita vera, autentica gioia, voglia di ripartire e pochi, intensi, importanti incontri belli. GRAZIE
Condivido con Viola e i suoi sette anni e mezzo di meraviglia la gioiosa puntura di fremere di entusiasmo e curiosità sempre, in ogni circostanza, anche in tempo di sorrisi mascherati, relazioni interrotte, scuola in bilico (mesi senza scuola in presenza, ora almeno per lei che è alla primaria in presenza, sì, ma senza compagni di banco, ciascuno al suo banco monoposto con mascherina, gel disinfettante e distanziamento… le piattaforme per la DAD* già pronte per il primo caso in classe che porti tutti in quarantena). Da settimane mi chiedeva di farle il calendario dell’Avvento come l’anno scorso; da quando l’ho finito e appeso non vedeva l’ora che arrivasse dicembre e stamattina prima dell’alba era in piedi per aprire la prima casellina… desiderio e impazienza che non si capisce da chi abbia preso.
Le passeggiate alle Cascine regalano ancora meraviglia, respiri più larghi e pensieri accordati al ritmo dei passi. Ultime magie dell’autunno.
Oro in foglia su cielo grigio chiaro
Nel mese passato ho smesso di nuovo di fumare (spero sia la volta buona, non prometto nulla… dopo la ricaduta dopo due anni puliti non mi credo più) e ricominciato a dipingere.
Volevo fare una sorpresa a Don Fulvio, per l’otto dicembre, perché nella solennità dell’Immacolata, 31 anni fa, Don Fulvio Capitani è diventato sacerdote. Il Don però non è soltanto il parroco di San Jacopino e un buon sacerdote, è anche il mio confessore e padre spirituale quindi sa bene quali combattimenti siano in corso dentro me.
quel che avevo iniziato e poi distrutto
Per evitare che la furia (auto) distruttiva mi portasse a fare a pezzi un’altra tela, ieri finito e già consegnato il dono al destinatario. Per gli auguri aspetto il giorno giusto. Perché ho anche ricominciato a mangiarmi il tempo…
*DAD didattica a distanza per chi non avesse figli in età scolare in tempo di pandemia
Prima serata post lockdown per il Balagan Cafè, ieri sera, nel giardino della bellissima sinagoga di Firenze, una serata davvero speciale. Che a nutrire il cuore a volte basterebbe il rosa di cui si tinge la facciata del tempio al tramonto… ma in compagnia degli affetti più cari è roba da far scoppiare il cuore e dispiace archiviare persino l’autoscatto di gruppo sfuocato
(almeno il don con mascherina del calcio storico – coi colori di Fiorenza – e un occhio mio – uno solo – sono a fuoco! )
Mentre suonava Lorenzo Bianchi per la novità dell’estate: la Muzika Shelanu, che vuol dire “la nostra musica” (ogni giovedì sera, nella prima ora di apertura del Balagàn, giovani talenti della comunità ebraica di Firenze offriranno un intrattenimento musicale prima dell’inizio degli incontri) ci siamo rifocillati con le prelibatezze della cucina ebraica a cura di Jean-Michel Albert Carasso e Michele Hagen (ier sera JM non c’era, purtroppo per noi e buon per lui finalmente un po’ al mare, ma, a parte l’assenza di cumino nel couscous con i profumi del mediterraneo, Mike è stato all’altezza dello chef in vacanza), dal couscous con verdure ai dadi di ceci e spezie, hummus e melanzane alla marocchina… si viaggia anche con i sapori, cucina e cultura non sono mai separate. E per tetto il cielo, per tende le foglie.
Intensa commozione al ricordo di Daniela Misul e non sembra sia già passato un anno dalla sua morte, forse i lunghi e pesanti mesi di questo tempo sospeso per la pandemia hanno sbalestrato tutto, a partire dalla percezione del tempo, appunto… o forse semplicemente è tale il peso della perdita, per Ugo Caffaz che con lei organizzava i Viaggi della Memoria, per l’amica di infanzia, per i rappresentanti della comunità islamica, per tutti coloro che non possono trattenere le lacrime nel parlarne, anche se devono ricordarne il sorriso, la gioia di vivere, la passione per creare allegria e rapporti veri.. in ogni caso la sua memoria sia benedizione, donna di pace, tessitrice di incontri e conoscenza, anima libera e bella. Grazie!
E infine la meraviglia di musica e memoria, storia e festa, umanità viva nel concerto davvero trascinante in danza di tradizioni ebraica e rom intrecciate, vera festa Romanò Simchà con l’Alexian Group di Santino Spinelli insieme con Enrico Fink e l’Orchestra Multietnica di Arezzo.
La voglia di ballare era difficile da trattenere, infatti ci si muoveva un po’ tutti, anche accampati nel giardino, su panchine con i simboli del distanziamento o su sedie di fortuna, chi muovendo solo il piedino e pure l’altro, chi battendo il tempo con le mani, chi alzandosi e… un paio di vere ballerine almeno le ho notate. Ma ci sono stati momenti anche di riflessione. Se dal dramma nasce arte… è poesia.
Una serata emozionante e indimenticabile, con Sandro, Anna e don Fulvio.
Stava per sbocciare il dodicesimo fiore e invece l’ultimo boccio è caduto prima di fiorire. Undici. Undici bellissimi fiori di un tempo sospeso che resta incompiuto e chiede di tornare fuori alle piante con le radici nella terra e i rami in cielo, non di chiudersi tra vasi e vasini.
Cinque anni dal battesimo di Viola. Era già abbastanza grande da camminare da sola… aveva due anni e mezzo. C’era babbo Lodovico. E frequentavo la chiesa sotto casa da qualche mese. Il battesimo di Viola e, il mese dopo, la mia cresima in Battistero… ricordi emozionanti di un cammino interrotto e ripreso, non senza attriti…
Sere di lunatici incanti
e silenzi e resa. Finiti i giorni di resistenza alle crisi di astinenza, mi arrendo alla consapevolezza che sono vulnerabile e con certe spinte compulsive dovrò fare i conti fino alla fine dei miei giorni, ma, debole, mi lascio abbracciare dal mistero più forte e rinasco ancora, aggrappata a qualcosa oltre il cielo visibile, con i suoi splendori nel buio…
Ieri, dopo mesi, anche i miei capelli hanno riassaggiato le forbici… un taglio di capelli per una donna vuol dire sempre qualcosa di più di un cambiamento di look? Stavolta era semplice necessità di decenza post lockdown, ma… sì, un modo visibile per sancire i cambiamenti meno evidenti.
Quel che non cambia è l’amore per le nuvole e il bisogno di camminare vicino all’acqua…
per le occhiaie basterebbe forse dormire un po’ la notte… per le lacrime, non voglio trovare rimedio. Amo le lacrime di gioia e ringrazio anche quelle di dolore e smarrimento. Gli occhi asciutti e l’incapacità di piangere sono il primo sintomo quando torna la ‘bestia’…
Un bel ritorno, invece, alla messa di San Jacopino, per la solennità della Trinità. Don Fulvio, entrato in chiesa ancora con la carrozzina, si è alzato in piedi e più di una volta GRAZIE
(solo un fermo immagine ricavato dal video della messa trasmessa in diretta su Facebook e poi pubblicato su YouTube, non scattavo foto alla consacrazione… )
Al termine della messa, a ciascun partecipante è stato donato un rametto di olivo benedetto nella messa senza popolo, celebrata a porte chiuse la Domenica delle Palme… che il diluvio sia terminato?
San Jacopino, foto da Don Daniele. Dove non posso andare con i piedi, mi porta l’occhio di un uomo di Dio. GRAZIE
19 Marzo 2020
Rosario tutti insieme, ciascuno da casa … restiamo a casa, sì, ma senza chiuderci o isolarci dentro. L’anima vola, il cuore grida, la mente cerca…
MISTERI DELLA LUCE
20 marzo 2020
un’orchidea in omaggio nell’uscita consentita per le necessità della famiglia. Regalo del direttore del supermercato. GRAZIE
Dopo la messa in diretta social da casa di Don Fulvio, prima della Via Crucis dalla chiesa chiusa, celebrata da Don Daniele in San Jacopino e filmata da Don Gilles…. uno sguardo dalla finestra di cucina e … San Miniato a colori! GRAZIE
Povere foto tremanti dal cellulare…
Poi la foto mandata da Padre Bernardo Francesco Gianni GRAZIE