“C’era una volta un re…” no!
E neanche un pezzo di legno.
Stavolta, per la luce segno della vera luce che illumina il mondo, un cero vero, di cera.

L’autunno scorso (ottobre 2022), su richiesta del caro parroco di San Jack, avevo rinnovato il cero pasquale vecchio, usato ancora per battesimi e funerali, dipingendo con i colori acrilici su pvc, plastica fuori, cera liquida dentro.

“Almeno per Pasqua si prende il cero di vera cera!” con la sua voce tonante, all’inizio di quest’anno don Fulvio mi ha affidato la decorazione del cero per la Veglia Pasquale ormai vicina. Timore e tremore, gioia e panico! Ma c’era tempo, la prima volta che se n’era parlato. Me ne stavo quasi dimenticando, ma il tempo non si ferma, mai.

“Cate, è arrivato il cero…” la voce di don Leo, la prima emozione. Inizio di marzo.
Una scatola lunga lunga, pesante, con un contenuto prezioso, profumato, bellissimo.
Che forte emozione quando ho aperto la scatola!




Per dipingere sulla cera, ho steso prima una base di colore (un semplice fondo bianco) mescolato con un prodotto che rende gli acrilici adatti alla cera, avremmo potuto prendere colori ad olio, ideali per la pittura su cera, ma non c’era molto tempo, con gli acrilici si ottiene un risultato brillante in tempi ridotti. Prima ancora, una passata di alcool con un panno bianco, per eliminare impurità, polvere, residui della scatola di cartone. Poi il rosso, per la croce e l’alfa e l’omega

ἐγὼ τὸ ἄλϕα καὶ τὸ ὦ, ό πρῶτος καὶ ὁ ἔσχατος, ἡ ἀρχὴ καὶ τὸ τέλος,
Ap., XXII, 13
( “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”)



Ci sono stati momenti di dubbio, scoraggiamento, anche perché non avevo una stanza tutta per me, dipingevo nel salone parrocchiale usato non solo dalle colleghe catechiste, ma per diverse riunioni di ‘esterni’, anche riunioni di condominio, e una volta ho trovato il cero spostato senza garbo con qualche danno alla pittura fresca, però nel rimediare ai danni sono venute fuori idee nuove.

La richiesta del Don era di dipingere un Gesù sorridente, con le ferite visibili, certo, anche dopo la Resurrezione, ma soprattutto col sorriso di chi ha vinto la morte e ci invita a credere, fidarci, lasciarci amare e quindi a vivere, amare, perdonare. Ci ho aggiunto la pietra rotolata via dal sepolcro, la vegetazione rinnovata con la Vita che risorge e l’azzurro di un cielo che si è riaperto per sempre.















Ora riposa accanto al dipinto con San Filippo Neri, “state buoni se potete” … che arrivi sano a Pasqua! Le pigne* delle cinque piaghe saranno messe nelle ferite dipinte o sulla croce? Lo scoprirà anch’io solo a Pasqua. Non sono mai stata alla Veglia Pasquale, sempre e soltanto alla messa del giorno, a Pasqua come a Natale, potrebbe essere la mia prima volta, se trovo qualcuno che mi riaccompagni a casa…
*o i cinque grani di incenso