Fuoco dalle ceneri, acqua per la vita nuova

Veglia della notte santa, la madre di tutte le veglie, la mia prima volta, non solo alla Veglia della notte di Pasqua. Era proprio la prima messa notturna in assoluto per me. Neanche alla messa di mezzanotte per Natale…

Stamattina sono tornata con Viola alla messa del giorno, bella, luminosa, vivificante e liberante, ma… la Veglia è stata speciale. Χριστός ἀνέστη

Emozioni fortissime. Nessuna foto dei momenti più belli, tremavo e gioivo al graduale farsi spazio della luce nel buio… all’ingresso in chiesa dietro al cero pasquale, ma prima lo avevo visto quando distribuivano le letture (a me è toccato il mare diviso per l’Esodo)

Benedizione del fuoco 🔥


Benedizione del cero che mi era stato chiesto di dipingere…


Battesimo di Arben nella notte più bella e sconvolgente, notte più luminosa del giorno!

Profumo di incenso e luce nel cuore anche quando sono tornata a casa, cercando di non svegliare nessuno… buio e silenzio in casa, luce e canti nel cuore. Meraviglioso l’Exultet cantato da don Leonardo

Esulti il coro egli angeli, esulti l’assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo.

Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.

[(E voi, fratelli carissimi,qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.)]

[Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.]

In alto i nostri cuori.
Sono rivolti al Signore.

Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
E’ cosa buona e giusta.

E’ veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l’esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.

Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.

Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.

Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell’Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.

Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all’amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.

Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.

(Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti.)

O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!

Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

(O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.

Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.)

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.

(Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.)

O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

(Riconosciamo nella colonna dell’Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l’ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.)

Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l’oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.

Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen

Cero di cera

“C’era una volta un re…” no!
E neanche un pezzo di legno.
Stavolta, per la luce segno della vera luce che illumina il mondo, un cero vero, di cera.

L’autunno scorso (ottobre 2022), su richiesta del caro parroco di San Jack, avevo rinnovato il cero pasquale vecchio, usato ancora per battesimi e funerali, dipingendo con i colori acrilici su pvc, plastica fuori, cera liquida dentro.

“Almeno per Pasqua si prende il cero di vera cera!” con la sua voce tonante, all’inizio di quest’anno don Fulvio mi ha affidato la decorazione del cero per la Veglia Pasquale ormai vicina. Timore e tremore, gioia e panico! Ma c’era tempo, la prima volta che se n’era parlato. Me ne stavo quasi dimenticando, ma il tempo non si ferma, mai.


“Cate, è arrivato il cero…” la voce di don Leo, la prima emozione. Inizio di marzo.
Una scatola lunga lunga, pesante, con un contenuto prezioso, profumato, bellissimo.
Che forte emozione quando ho aperto la scatola!


Per dipingere sulla cera, ho steso prima una base di colore (un semplice fondo bianco) mescolato con un prodotto che rende gli acrilici adatti alla cera, avremmo potuto prendere colori ad olio, ideali per la pittura su cera, ma non c’era molto tempo, con gli acrilici si ottiene un risultato brillante in tempi ridotti. Prima ancora, una passata di alcool con un panno bianco, per eliminare impurità, polvere, residui della scatola di cartone. Poi il rosso, per la croce e l’alfa e l’omega

ἐγὼ τὸ ἄλϕα καὶ τὸ ὦ, ό πρῶτος καὶ ὁ ἔσχατος, ἡ ἀρχὴ καὶ τὸ τέλος, 
Ap., XXII, 13
( “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”)

Ci sono stati momenti di dubbio, scoraggiamento, anche perché non avevo una stanza tutta per me, dipingevo nel salone parrocchiale usato non solo dalle colleghe catechiste, ma per diverse riunioni di ‘esterni’, anche riunioni di condominio, e una volta ho trovato il cero spostato senza garbo con qualche danno alla pittura fresca, però nel rimediare ai danni sono venute fuori idee nuove.

La richiesta del Don era di dipingere un Gesù sorridente, con le ferite visibili, certo, anche dopo la Resurrezione, ma soprattutto col sorriso di chi ha vinto la morte e ci invita a credere, fidarci, lasciarci amare e quindi a vivere, amare, perdonare. Ci ho aggiunto la pietra rotolata via dal sepolcro, la vegetazione rinnovata con la Vita che risorge e l’azzurro di un cielo che si è riaperto per sempre.

Ora riposa accanto al dipinto con San Filippo Neri, “state buoni se potete” … che arrivi sano a Pasqua! Le pigne* delle cinque piaghe saranno messe nelle ferite dipinte o sulla croce? Lo scoprirà anch’io solo a Pasqua. Non sono mai stata alla Veglia Pasquale, sempre e soltanto alla messa del giorno, a Pasqua come a Natale, potrebbe essere la mia prima volta, se trovo qualcuno che mi riaccompagni a casa…

*o i cinque grani di incenso

Grano, uva, colomba… per un cero pasquale da rinnovare

Il frutto del grano è il segno della pace, quello dell’uva lo è della gioia. La vigna è simbolo dell’agognata terra promessa

(Rosanna Virgili)

Il cero da rinnovare, portato in sala parrocchiale

Che mi piaccia usare colori e pennelli non è un segreto, così, dopo l’estate, in parrocchia mi è stato chiesto se mi sentivo di decorare il cero pasquale … “no, troppa responsabilità!” gridava la mia insicurezza mescolata alla sicura coscienza dei miei limiti, ma la fiducia del viceparroco che me lo ha chiesto e l’affetto per il parroco che mi ha rassicurata col suo modo scherzoso “hai paura di far danni? Guarda com’è rovinato, peggio di così…” mi hanno convinta. Era la prima volta che provavo a dipingere sopra una superficie del genere e mi sono documentata un po’ in rete sulle tecniche e i materiali più adatti, anche se alla fine ho fatto con quel che avevo (pennelli portati da casa, come i colori acrilici che già avevo, oro compreso, solo dopo un giorno di ‘riposo’ della pittura, che doveva asciugare bene, ho comprato una vernice trasparente per fissare meglio tutto con un effetto finale lucido e il parroco, Don Fulvio, mi ha aiutata di nuovo: ha aperto lui la bomboletta spray del fissativo e mi ha consigliato dove procedere, accanto a una finestra aperta).

Prima di provare il ‘disegno’ che avevo in mente, rimosse (e messe da parte) le vecchie decorazioni, una passata di carta vetrata e pulizia con l’alcool.

Poi è iniziata la gioia di colorare.

Spighe di grano, grappoli di uva scura, la colomba dello Spirito Santo, la croce d’oro come un trono per il Re dei re, ma sempre croce, luogo di passione, dono totale di sé, strumento di tortura rovesciato in talamo nuziale, consegna senza riserve.

“Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio […] la vergine allora si allieterà alla danza, giovani e vecchi gioiranno insieme. Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici” (Geremia 31,12– 13)

Croce in oro per il Re, ma contornata di rosso, come il sangue versato per salvarci, come il fuoco che illumina, sale al cielo e rivela.

ἐγὼ τὸ ἄλϕα καὶ τὸ ὦ, ό πρῶτος καὶ ὁ ἔσχατος, ἡ ἀρχὴ καὶ τὸ τέλος, Ap., XXII, 13
( “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”)

Le ore passate in canonica a pitturare sono state un dono di luce e pace GRAZIE