libri che cambiano

Non parlare mai con sconosciuti

L’incipit del mio libro preferito è rimasto inascoltato.
“Il Maestro e Margherita” era la mia prima scelta, quando un’amica mi ha invitata a partecipare al contest di pura passione per la lettura “Una frase, un rigo appena…i libri che (ti) cambiano la vita”.

Avevo accettato di giocare quando ancora non sapevo di essere incinta, poi, appena pochi giorni dopo, è scoppiata la felicità inattesa… una scoperta che mi cambia la vita, in tutti i sensi. Come ha cambiato la scelta del libro da portare al Penguin Café.
All’alba di una domenica insonne, non Woland, non Behemot, ma Ilan, Avram e soprattutto Orah mi sono venuti a chiedere di partecipare.
Mi sarebbe rimasto difficile presentarmi fisicamente a Napoli, ma in caso di improbabile vittoria, avevo affidato all’amica partenopea la lettura ad alta voce del mio testo.  E Alessandra si è presa la briga di leggermi davanti a tutti, mercoledì sera, prima della selezione conclusiva. Poi, un’altra sorpresa… riporto dalla pagina del Penguin:

“Abbiamo pubblicato le foto della serata “Una frase un rigo appena”. Per il momento possiamo dire di essere entusiasti di una partecipazione così massiccia. Eravate quasi un centinaio di voi a leggere, ad ascoltare, a farsi incantare da parole giunte da posti diversi, da stimoli differenti. I quindici selezionati, tra le decine e decine di scritti giunti, dalla giuria sono (in ordine rigorosamente alfabetico): Agi Berta, Alessandro Grieco, Anna Chiara Stellato, Auretta Olivieri, Carlo Alfaro, Caterina Grassi, Claudio Finelli, Daniele Vaccaro, Davide Marena, Giuseppe Maria Montuono, Jorge Alberto Aguayo Rocío, Luana De Vita, Maria Marmo, Maria Teresa Iacomino, Serena Venditto.
Nelle prossime ore potrete leggere tutti i contributi direttamente sul sito del Penguin Cafè www.penguincafe.it “

In attesa di leggere gli altri, pubblico il mio

“Migliaia di attimi, di ore e di giorni, milioni di azioni, un’infinità di gesti, di tentativi, di sbagli, di parole e di pensieri. E tutto per fare un unico uomo al mondo”
Lesse ad Avram quelle frasi. Andrà tutto bene, commentò lui, vedrai faremo in modo che Ofer stia bene.
Lo pensi davvero?
(…)
Mostrami quello che hai scritto. Orah gli passò il quaderno. Lui lo prese, con cautela, e lesse tra sé, bisbigliando: “Migliaia di attimi, di ore…un’infinità  di gesti … di sbagli… E tutto per fare un unico uomo al mondo”.
Posò il quaderno sulle ginocchia e osservò Orah. Un’ombra lo rannuvolò.
Aggiungi qualcos’altro, disse lei senza guardarlo, tendendogli la penna: “Un unico uomo, che è così facile distruggere”. Scrivilo.
E lui scrisse.

(A un cerbiatto somiglia il mio amore, David Grossman)

Disseminato di una miriade di detonatori della memoria, più che un romanzo, un canto di amore e dolore, brulicante di vita. Mi dovevo fermare, ogni tanto, sopraffatta dalle emozioni. Non mi trasportava altrove, come spesso fanno gli amici di carta, mi precipitava nell’intimità.
Una donna in fuga dalla notizia sarebbe la traduzione fedele del titolo originale. Orah è una donna che fugge dalla notizia della morte del figlio, convinta che se la notizia non potrà esserle comunicata, in qualche modo non sarà compiuta, perché una notizia impossibile da ricevere e comunicare è come se non ci fosse … a volte sentivo il bisogno di rallentare, interrompere la lettura, non solo per assaporare goccia a goccia quel canto di amore e morte, vita e dolore, tenerezza e profondità, non solo per  accogliere e poi lasciar andare i ricordi personali risvegliati da tante pagine, non solo, no, dovevo fermare il girar di pagine anche per aiutare  una mamma a rimandare l’arrivo di quella notizia impossibile da ricevere. Finché avessi letto, l’esercito non avrebbe portato a casa di Orah l’annuncio della morte in guerra di Ofer. Dovevo continuare a leggere, ma lentamente, fermando un tempo già compiuto altrove, ma riaperto ogni volta dal racconto.

La storia di una madre in lotta impari con la guerra e la morte, armata soltanto dell’ostinata tenerezza dell’amore più forte, parte dalla sua storia di ragazzina innamorata della vita in mezzo alla crudeltà della guerra. Le prime pagine danno un luogo e un tempo particolari all’universale unicità di ogni adolescenza: Israele, guerra dei  Sei Giorni. Orah, sedicenne appassionata e curiosa, ricoverata in isolamento in un piccolo ospedale di Gerusalemme, conosce Avram e Ilan. Nelle ore del coprifuoco nasce un affetto che sarà, per tutta la vita, amore e amicizia, passione, rinuncia, tutto. La storia delle persone, ciascuna unica e irripetibile, travolta dalla storia decisa dai governi e dalle logiche illogiche del mondo.

Letto in un periodo di forte angoscia, finito con un tremito confuso, per lo strazio narrato, vissuto e raccontato, da Grossman. E con un rinnovato amore per  questa cosa fragile e preziosa che è la vita.

“Sotto il corpo di Orah c’erano la pietra gelida e il monte intero, enorme, compatto, infinito. È così sottile la crosta terrestre, pensò”