attesa, desiderio, stelle, mancanza

Un mese circa dall’ultima camminata tra le foglie gialle d’autunno, un mese di silenzi e chiarimenti, tosse e disegni, pensieri e colori, dolori e smarrimenti, gioie e giochi… un tempo di Avvento vissuto ora per ora senza fretta e senza fermarsi. Una puntata di febbre, poi la debolezza seguita mi regala la sosta per mettere insieme qualche momento, quasi senza parole, con immagini che sbiadiranno e non importa, basta che crescano i semi sparsi tra le pieghe della vita.

Avvento: tempo per attendere, perché qualcosa o qualcuno manca.
Come i soldati romani detti desiderantes che attendevano vegliando sotto le stelle i compagni non ancora rientrati all’accampamento dopo la battaglia.
Attendere è declinazione del verbo amare.
Avvento: tempo per desiderare e attendere quel Dio che viene, dice il Vangelo con una metafora spiazzante, “come un ladro”. Che viene nel tempo delle stelle, in silenzio, senza rumore e clamore, senza apparenza, che non ruba niente e dona tutto.
Si accorgono di lui i desideranti, quelli che vegliano in punta di cuore, al lume delle stelle, quelli dagli occhi profondi e trasparenti che sanno vedere quanto dolore e quanto amore, quanto Dio c’è, incamminato nel mondo. Anche Dio, fra le stelle, come un desiderante, accende la sua lucerna e attende che io mi incammini verso casa.

(Ermes Ronchi)

Lampada per i miei passi… non solo la Tua Parola, anche il compito che mi hai affidato con tanti occhi puliti e curiosi e manine da far volare su cartoncini e fogli, staccate almeno nelle nostre ore di catechesi dalle tastiere e dagli schermi touch… oltre agli occhioni e alle domande della bimba che mi hai fatto dare alla luce. E poi c’è la bimba ancora viva in me, che si diverte a giocare con i colori…

Un’altra Madonna con Bambino, per una signora che passa sempre a ‘salutare’ la tomba del mio babbo quando visita quella di suo marito (ci vediamo quasi ogni giorno a San Jacopino, ci siamo incontrate al cimitero di Brozzi)

Albero e presepe con l’aiuto di Viola:

Lampada di Natale sul modello della rivista per i catechisti:

Candele di Avvento da accendere settimana per settimana non col fuoco, ma con i colori e le preghiere, per i bambini … ciascuno aveva la sua ‘corona’ distesa e ogni domenica abbiamo incollato una fiamma disegnata sulle candele dipinte o colorate di pastelli, per ogni domenica di Avvento accesa anche una riflessione sull’attesa, la profezia, la speranza e l’accoglienza:

Voi che credete
voi che sperate
correte su tutte le strade, le piazze
a svelare il grande segreto…
Andate a dire ai quattro venti
che la notte passa
che tutto ha un senso
che le guerre finiscono
che la storia ha uno sbocco
che l’amore alla fine vincerà l’oblio
e la vita sconfiggerà la morte.
Voi che l’avete intuito per grazia
continuate il cammino
spargete la vostra gioia
continuate a dire
che la speranza non ha confini.

(David Maria Turoldo)

E mentre l’aria si faceva come da neve, incantata dalle foglie gialle di un albero, lasciavo andare pensieri e domande…

e mi decidevo a cambiar tema per un dipinto da regalare al mio sposo appassionato di stelle, numeri, nuvole e scacchi: partita a scacchi tra le nuvole …

Natale è vicino, preparo il cuore…

CRE 2022 a San Jack

gioia piena alla Tua presenza,
dolcezza senza fine …

La mia prima volta al CRE da mattina a sera (per due settimane). La prima volta davvero, neanche da bambina frequentavo centri estivi o attività di gruppo. Negli anni scorsi, come mamma di Viola, avevo partecipato un pochino per dare una mano (sanificazione, pulizie di fine turno…), ma era un CRE in versione ridotta per la pandemia, i bambini stavano negli spazi della parrocchia la mattina o il pomeriggio, divisi in “isole”, per non mandare in quarantena tutti al primo positivo al Covid. A settembre sono stata incaricata di seguire i bambini di terza elementare come catechista. E, in primavera, Don Fulvio Capitani, parroco di San Jacopo in Polverosa (a Firenze, semplicemente San Jacopino, per gli amici ‘intimi’ San Jack) mi ha chiesto di entrare a far parte dello staff del CRE, tra gli adulti responsabili, coordinatori degli animatori adolescenti. Dire che ne avevo paura è dire poco. Paura della responsabilità, paura di non reggere a contatto con tante persone tutte insieme, soprattutto paura di andare in tilt risvegliando ricordi feriti della mia vita passata nella condivisione di vita, emozioni, tempo e spazio con gli adolescenti. E devo ammettere che non è stata una passeggiata, ma mi ha fatto bene e mi ha dato tanto. Terapia per la me adolescente smarrita che ancora mi grida dentro senza voce e per ferite ancora più antiche (per quelle nuove ci stiamo lavorando in altro modo). Prova di slancio nel presente e nel futuro lasciando passare il passato. Esercizio di consapevolezza: toccare i miei limiti e guardarli con umiltà, senza pretesa di perfezione impossibile, fiduciosa nell’aiuto degli altri e dell’Altro. Il mio ‘mantra’ era “se questo incarico è un’opera del Signore, Lui mi guiderà e mi darà o ha visto in me le capacità per fare bene ai bambini”. La felicità di Viola e degli altri bambini, i sorrisi anche dei bambini un po’ più isolati, ‘difficili’, con problemi a giocare in gruppo o altro… e l’affetto e la stima degli animatori, le parole degli altri educatori mi hanno detto che è andata bene.

Ricordo con gioia i preparativi, soprattutto le riunioni con le novizie Lucie e Christen e gli animatori esperti, Emanuele e Matteo, per pensare, scegliere, comporre il momento della “restituzione” (il punto sulla mattinata, all’ora di pranzo, con attività divertenti, ma più tranquille rispetto ai giochi scatenati con gli animatori, percorse dal filo dell’annuncio buono, in armonia col Vangelo letto la mattina e quando possibile in tema con gli episodi della storia – quest’anno riduzione teatrale dal meraviglioso mago di Oz – per dare sostanza bella e tentare una semina).

Ricordo con divertimento gli incontri per l’ambientazione, a dipingere scimmie volanti e omini verdi, spaventapasseri e scarpette argentate, poi viste in scena. Applausi ai ragazzi che hanno recitato ogni mattina per i bambini!

Ricordo con gratitudine le ore condivise, anche se confesso il bisogno che avevo di scappare un’ora al giorno in cappellina a pregare (l’asociale che è in me reclama momenti di solitudine? O, semplicemente, per dare, trasmettere, comunicare, mi occorre ricevere la ricarica dall’Unico Maestro? Avevo bisogno di stare in silenzio, almeno un po’, prima di rituffarmi tra canzoni e giochi, cerotti sulle ferite e disegni per chi aveva voglia di attenzioni a tu per tu).

Nella prima settimana c’è stata anche la gita al Cavallino Matto, a Donoratico. Inutile dire che non ci ero mai stata prima, neanche da bambina. E quel giorno ero l’unica adulta sul pullman a parte l’autista, un pullman a due piani pieno di bambini… senza gli animatori adolescenti esperti di gite coi bambini non so come me la sarei cavata. GRAZIE!

Nel parco di divertimenti mi sono prestata come maggiorenne per un gruppo di bucanieri in miniatura e dopo le cannonate (ad acqua) ero da strizzare… ma mi ero portata un vestito di ricambio e sotto indossavo il bikini (un salto al mare mi avrebbe fatto piacere, ma non era una gita di piacere per ‘noi grandi’… era per i bambini!)

L’uscita della seconda settimana è stata più bella, per me. A San Piero a Sieve, ospiti di Don Daniele Centorbi, vicario a San Jack quando Viola ha frequentato la prima “Summerlife” in tempi di pandemia, ora parroco a San Pete. Il nuovo viceparroco di San Jacopino, Don Leonardo Tarchi, si è fatto conoscere come un altro vero uomo di Dio, sensibile, colto, gentile, puro… i primi tempi, però, ha ‘scontato’ il dispiacere per la partenza di Don Dan.

A San Piero a Sieve ci hanno anche fatto foto da un drone! La scritta umana TUTTI PER UNO

e i cerchi in piazza.

Con il caldo assurdo di questo giugno che sembrava luglio, il pomeriggio i bambini erano impegnati in ‘laboratori’ per non scalmanarsi, ne sono uscite meraviglie:

E l’ultimo giorno del CRE, nel campino abbellito dal più imponente dei ‘lavoretti’ (il murales), abbiamo celebrato la messa prefestiva di San Giovanni.

Perché a Firenze San Giovanni resta il 24 giugno, coi Fòchi tornati dopo i due anni di stop per il Covid

Un pieno di emozioni, davvero.

Batticuore come sui cappellini e le magliette, i braccialetti e alcune canzoni… e i momenti di preghiera per prepararsi e ripensarci.

Grazie a tutti i bambini, i ragazzi, gli adulti che hanno dato una mano.
Grazie ai Don

Grazie al Principale

sogni in pausa

Sogna e balla, ballerina!

La classe (terza della scuola primaria) in quarantena per due casi di bambini positivi al Covid ci ha riportate alla DaD, Viola ha perso due lezioni di danza, ma l’ultima che aveva frequentato era una lezione aperta (un solo genitore a bambina, con Green Pass) e ho potuto ammirare la mia bambina mentre impara e vive il suo sogno. Un sogno che stavolta non sarà interrotto, solo in pausa. Ora anche le sue compagne del corso di propedeutica alla danza classica saranno in vacanza e a gennaio riprenderanno le lezioni tutte insieme, lo spero, ci voglio credere, spero di aver convinto Viola… sì, tornerà a scuola in presenza e tornerà anche a danza. A gennaio sarà vaccinata anche lei (e terza dose per me). Se chiudessero le scuole di danza anche dopo le vaccinazioni per i bambini …no, non ci voglio neanche pensare. A casa resti chi non si è voluto vaccinare, a ‘sto giro

una merenda speciale

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e tra un mese è Natale. Che non c’entra o forse sì… e se non si fanno per i bambini i dolci a volte fanno male, ma se si preparano per loro e se si mangiano con loro non fanno neanche ingrassare. 

Che poi si gioca e ci si emoziona (Oreste e Viola incantati dalle lucine) 
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e una fetta tira l’altra e il pomeriggio è volato (che gioia conoscere i genitori del primo amico di Viola che viene a casa dopo l’asilo*) e mi stavo dimenticando che oggi è il mio onomastico, quello che festeggiava la bisnonna Caterina (in Piemonte) e per cui mi faceva gli auguri nonna Gabriella. 

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Gli altri, quasi tutti, mi fanno gli auguri per Santa Caterina da Siena, nonna me li faceva per Santa Caterina d’Alessandria.

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Santa patrona di sarte e studenti, filosofi e  mugnai, ceramisti e cartai…

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Auguri anche a me


*che Oreste abbia il sostegno sembrava un problema per qualche mamma prima ancora che iniziasse l’anno scolastico (“C’è un bambino col sostegno, disturberà? Rallenterà il programma?” di grazia, quale sarebbe il programma alla materna? Non è forse soprattutto imparare a stare con gli altri?). Possibile che ancora non sia chiaro come un bambino disabile porti doni e ricchezza in una classe? Un’insegnante in più, intanto, quella del sostegno. Un esempio di difficoltà da accogliere e conoscere senza paura… e tanto affetto

Avvento

peanuts

Odiavo il Natale… no, odiavo la frenesia, il consumismo, le troppe luminarie, l’ipocrisia degli auguri forzati tra persone che durante l’anno manco si considerano… ora voglio il Natale, l’Avvento, l’attesa… un biglietto colorato, una preghiera  e un fiocco oggi, un pensiero e una pallina domani, il presepe piano piano… voglia di pace, vita rinnovata, tenerezza e magia… per Viola per me per i miei sogni di bambina spezzati …e non mi importa se sono in anticipo. Iniziato l’albero per l’Avvento ambrosiano, anche se non siamo a Milano, non aspetto l’otto dicembre per il presepe. 
Per anni niente, né albero né presepe. Voglia di fuga dal 23 dicembre al 6 gennaio. Fuga o ibernazione.
L’albero, per la prima volta da quando ero bambina e ci pensavano i miei, l’ho fatto quando è nato Bernardo. Solo l’albero e solo quell’anno. E pure piccino. 

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Il presepe l’anno in cui è nata Viola. Solo il presepe e solo quell’anno.

mi si era sdraiato un pastore per una scossa di terremoto

E mi si era sdraiato un pastore per una scossa di terremoto.

Poi, l’anno scorso, ricaduta in depressione e nessun addobbo. 
Stavolta anticipo il tempo dell’attesa forte. E coloro, provo, cambio… tra doveri e fatiche, mettiamoci anche qualcosa di bello e luminoso!

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La gioia di Viola è il senso.

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E la mia non si vede, ma forse si sente… intanto cielo stellato, capanna e muschi… prove di lucine e Giuseppe e Maria e un angelo.
Non ho più Gesù bambino di terracotta, non mi voglio arrendere a quelli di plastica, ma dove lo trovo piccino come il mio presepe?
Cercherò il Bambino…

20-novembre-2016-presepe

 

Light it up Blue

Paris blue

La paura assume le sembianze di mostro e divora giorni, affetti, rapporti umani. Desertifica e attacca. Più siamo soli più attacca. Soprattutto la paura di sapere, di dare un nome a qualcosa che accade. Ma quando la paura ha un nome, ha anche volti di persone con le quali la possiamo condividere. Non ci sono soluzioni definitive, ma strategie, che già qualcuno ha trovato e che mette a nostra disposizione. La stessa strada maestra, anche se percorriamo sentieri diversi. Il momento, il modo e il tempo in cui viene restituita una diagnosi è fondamentale. E’ come cadere, ma per rialzarsi e provare a camminare di nuovo. Certo, con modalità diverse, aggiungendo compagni di viaggio che conoscono bene la strada, ai quali daremo la mano per sentirsi più sicuri.
Il nostro pensiero dedicato al 2 Aprile Giornata Mondiale per la consapevolezza dell’autismo.

(Piccino Picciò Onlus Associazione genitori neonati a rischio)

aspen in blueIn tutto il mondo, oggi, città con edifici e monumenti illuminati di blu per fare luce e dare voce … contro gli “spettri” dello spettro autistico. Non è nel silenzio, nella paura e nella solitudine che si affronta.

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 Anche in Italia.

2 Aprile GM dell autismo

p.s. Viola sta guardando e manda bacini a tutti i bambini e alle stelle blu (sul suo lettino lenzuolo e cuscino con stelle blu)

anche settembre sta per finire

29 settembre 2014 alberi

Colori diversi tra le foglie, pantaloni lunghi e maglie con le maniche…

29 settembre 2014 a cavallo di un coniglioa cavallo di un coniglio o in una casetta senza porte né finestre,

29 settembre 2014 casettadavanti a uno scivolo più alto

29 settembre 2014 davanti allo scivolo

 e giocando con un amico buffo,

29 settembre 2014 con Josenza mai tradire la passione per il pallone!

30 settembre 2014 con la pallaForse saranno le ultime mattinate all’aria aperta, tanti bambini sono al nido o all’asilo. E presto verranno pioggia e freddo.
Ma nel giardino si fanno tanti incontri e c’è modo di regalare un po’ di respiro a una mamma più stanca di me… provata non da bizze e argento vivo addosso, ma dalla chemio del suo cucciolo coraggioso.

30 settembre 2014 con CristianViola è stata brava oggi,

30 settembre 2014 Viola con Cristianda teppista scatenata a dolce compagna di giochi per un bimbo meno fortunato

30 settembre 2014 Viola gioca con Cristian

 

insieme, in viola

“E a volte accade che i sogni abbracciano la vita e la stringono forte,
pelle sulla pelle”

(Benedetto Ferrara)

Nella Sala delle vetrate, nel complesso delle ex Murate, prima convento di clausura, poi carcere, tristemente famoso per esser stato centro di raccolta e tortura di prigionieri politici e partigiani, infine spazio restituito alla città di Firenze…

oggi incontri estremamente emozionanti, in occasione della Giornata mondiale della prematurità.

Tante scarpine, tanta voglia di vivere nei piccini nati prima del termine e oggi in festa con i genitori e i volontari di Piccino Picciò

Emozioni e sguardi non edulcorati sull’avventura di chi viene al mondo con un bisogno di attenzioni e cure in più… era presente anche Benedetto Ferrara, voce narrante del cortometraggio “C’era una volta un bambino piccino picciò”, ma il ragazzo è timido, metto la foto solo della tostissima Monica Ceccatelli,

amica da un po’ grazie alla Viola e su facebook, un po’ di più da quando ho scoperto di essere in attesa… anche se ancora non sapevo di far crescere in me Viola. Oggi finalmente incontrata di persona, tra le scarpine viola

Chi ha sofferto comprende la sofferenza e perciò tende la mano…

e c’è bisogno di aiuto concreto, oltre che di sostegno psicologico e di una rete di affetto.

E a catturare attenzione per i bambini nati a rischio, anche il Biancone si è illuminato di viola… il colore del desiderio e dell’attesa, il colore che culla lo spirito, il colore simbolo di questa giornata dedicata alla prematurità

e meno male che avevo con me un paio di babbucce da neonati per spiegare ai turisti incuriositi come mai la fontana di Nettuno, in piazza della Signoria, fosse tutta viola

 Che sabato incredibile: un’ondata di energia, amore, bellezza, speranza e coraggio… GRAZIE!

piccini picciò

Con tre paia di scarpine viola, ma non erano per Viola…

Viola è anche il colore della TIN (Terapia intensiva neonatale) e le scarpine da neonati di colore viola sono il simbolo della Giornata Mondiale della Prematurità. Ne occorrevano tante per prepararsi al 17 novembre.

E Piccino Picciò le raccoglieva

“Il 17 Novembre 2009 è stata ufficialmente celebrata per la prima volta la Giornata della Prematurità. Le iniziative erano molte da ogni parte del Mondo e quindi la  Giornata è diventata Mondiale “World Prematurity Day”. Lo scopo principale è di focalizzare l’attenzione sulla prevenzione del parto prematuro e sulla nascita prematura. I fili di piccole scarpe da neonato, ed il colore viola, sono il simbolo di questa giornata. L’obiettivo è far illuminare un punto di interesse in ogni città, con la luce di colore viola…”

A Firenze, sabato 17 e domenica 18 s’illuminerà di viola la fontana di Nettuno (il Biancone) in Piazza della Signoria. Grazie alla tenacia di Monica Ceccatelli, di cui riporto un testo che mi ha commossa fino alle lacrime:

C’era una volta…..

 

“La storia che vi voglio raccontare è la storia di Camilla, di Anna, di Martina, di Francesco, di Lorenzo, di Niccolò e di tutti quei bambini che per chissà quale ragione sono nati troppo presto.
Dal tiepido mare che li accoglieva nella pancia della loro mamma si sono trovati, nel giro di pochi minuti in….un altro pianeta. Innanzi tutto l’acqua era sparita, faceva freddo e c’erano dei rumori assordanti un sacco di gente che si agitava, insomma non capivano bene cosa fosse successo.
“..Questa voce……ricordo di averla sentita, è della mia mamma, ciao mamma sono io, ricordi quante chiacchierate insieme?…….Sai mamma, mi sento molto debole, ho freddo, quando ero nella tua pancia stavo al calduccio, nuotavo ma ora……ma non ti disperare, sono molto contento di sentire la tua voce, vorrei vedere il tuo volto ma ci sono questi signori che ……..si, si stanno occupando di me e sono un po’ preoccupati, in effetti non sto bene, però……..solo un attimo, fatemi vedere la mia mamma!
Niente da fare, mi hanno lavato, sistemato mi stanno aiutando a respirare, sai mamma da solo non ce la facevo…..vorrei sapere che cos’è questo tubicino che ho nel naso, in effetti quando funziona non ho fame, però che fastidio.
Qui ci sono tanti bambini come me chiusi in questa casetta tutta trasparente, è bella ma è bello anche quando la coprono e io riesco a dormire, ci sono tante tate che si prendono, cura di me, mi accarezzano mi coccolano……ma tu mamma dove sei? Anche il mio babbo è venuto a trovarmi e passa molto tempo con me mi racconta un sacco di cose carine e mi manda sempre tanti baci da parte tua ma io ho voglia di vederti.
Sai mamma, ogni tanto mi fanno le punturine però mi danno il ciuccio, mi coccolano e mi fanno tante carezze, poi c’è una tata che mi fa stare benissimo, mi avvolge tutto con dei telini morbidi morbidi e mi sembra di stare di nuovo nella tua pancia al calduccio.
Ho sentito la tua voce, stai arrivando, mi avranno pettinato oggi? Spero di essere a posto…….Mamma, finalmente, non sai quanto sono contento di vederti…….no mamma, non piangere non preoccuparti. lo so mi immaginavi diverso ma vedrai che migliorerò, sai mi stanco tanto, vorrei dirti tante cose ma………..ora non ce la faccio più. Si, mamma il suono di questo “coso” è noioso, ho sentito che lo chiamano monitor, però non guardare sempre lui, sei venuta per me…..Anche tu mamma lo so sei stanca, non stai molto bene, però vedrai ce la faremo.
Sai mamma, in questi giorni ho fatto tanto preoccupare i dottori e anche te e il mio babbo, facevo tanta fatica a respirare, a mangiare e anche a farmi cambiare. Sai mamma, io ho cercato di dirlo a tutti, forse non mi hanno capito, io…..volevo stare con te, più stavo male e più avevo bisogno di sentirti vicino. Tu non devi impressionarti, sono il tuo bambino e quando ci sei tu, quando c’è il mio babbo, anche quando sto male, mi sento meglio. Mi basta sentire la tua voce sapere che ci sei.
Finalmente è arrivato il gran giorno! Le mie care tate oggi mi hanno detto faremo ….come si chiama? insomma io dovrò fare il piccolo canguro! Chissà cosa vuol dire. Mamma, è bellissimo, tu come stai? io sto molto bene, sento il tuo cuore battere, è quasi come stare di nuovo nella tua pancia… sai mamma, ho deciso, da grande farò il canguro!
Ora mi sono un pò stancato, torno nella mia casina, però mamma tu non andare via, stai ancora un pò con me……..perchè ti dicono che l’orario di visite è finito? Io sono un bambino e voglio stare con la mia mamma e il mio babbo! Lo so, le tate corrono sempre, sono poche per tanti bambini e di dottori…….vedo sempre le stesse facce, mamma e babbo fate qualcosa per aiutarli però anche loro devono farmi stare con i miei genitori.
Uffa, questi rumori non li sopporto più, non c’è un attimo di pace! gli oblò che si aprono e si chiudono sono come tuoni all’improvviso, il monitor suona, le pompe suonano, Voglio dormire! Non vedete che mi agito, allungo le braccia, apro le mani, distendo le gambe in aria, questo è il segno che voglio essere lasciato in pace, il pannolino cambiatemelo fra un pò, coccolatemi, contenetemi, fatemi fare un pisolino e al risveglio vedrete che sarò di ottimo umore.
Oggi ho fatto il cangurino con il babbo, abbiamo parlato di sport, di macchine, insomma mamma roba da uomini! A forza di parlare di sport con il babbo mi sono sentito forte e……mi sono tolto il tubicino dal naso! Ora incomincio a stare meglio ed ho più forza, urlo e strepito quando le cose non vanno come dico io, vedrai a casa mamma, tutti ai miei ordini!
Sai mamma, io vorrei fare come Filippo, lui sta dalla sua mamma a fare il cangurino, poi mi ha detto che mangia anche, come è possibile…, io il tubicino non lo voglio più, ora sono grande abbastanza, mi vergogno i miei amici mi prendono in giro!
Babbino mio, che fatica! Oggi la mamma mi ha fatto mangiare con un coso, ho sentito che si chiama bibe….biberon. Mi sono stancato tantissimo e il monitor ha suonato parecchio, però se mi alleno….io il tubicino non lo voglio più e vedrai che ci riuscirò!
Sono un atleta! ora sgambetto come un grillo, so mangiare al biberon e quel rompi del monitor non suona più, mi aspetto un avanzamento di carriera, voglio andare nel lettino!
So che ancora non potrò venire a casa, comunque nel lettino è un pò più tranquillo, in questa stanza c’è meno confusione ma c’è sempre lo stesso problema, sto troppo poco con te e con il babbo!
Forse i diritti dei bambini vanno a peso, se io fossi un lattante ( eppure il latte lo prendo anch’io)avrei diritto di stare con la mia mamma ma sono nato troppo presto e mi volete punire per questo?
In questo reparto sto molto bene, voglio molto bene a tutti e tutti ne vogliono a me, si dispiacciono se sto male e sono felici quando faccio progressi, però………..voglio la mamma!
Sarà vero davvero? ho sentito una tata dire che oggi vado a casa, io spero tanto che sia così, sono curioso di vedere casa mia, la mamma e il babbo me ne hanno parlato mi hanno detto che hanno dovuto correre tanto in questi giorni per comprarmi tutte le cose, dipingere la mia stanza, insomma non avevano preparato niente, non erano pronti, cosa credevano che volessi stare per sempre qui?
Però un pò mi dispiace, lascio i miei amichetti e le mie amichette, anche se le nostre mamme hanno detto che ci rivedremo presto, sono diventate molto amiche anche loro, il lunedì non arrivano mai dicono che vanno ad alcuni incontri e che chiacchierano di un sacco di cose interessanti. Ci sono loro, i medici, le tate, la tata dei telini e un’altra tata che mi dovrà controllare se cresco bene.
Ci siamo, è arrivato il momento, mi hanno messo in una specie di ovetto, tutto vestito da capo a piedi, ho tanto caldo, se non andiamo via……mamma, babbo, che fate piangete? Vi dispiace andare via da qui? Avete ragione per un bel pò di tempo questa è stata la nostra casa e la nostra famiglia, anche a me dispiace ma…..voglio vedere com’è fatto il mondo, voglio vedere il colore dei prati, del cielo, della neve, voglio vedere le cose delle quali mi parlavate sempre e voglio conoscere il resto della famiglia, magari quello un pò alla volta, non vorrei che qualcuno avesse l’influenza! Ho voglia di stare un pò da solo con voi a ….coccolarci come tutte le famiglie normali!
Allora? siamo pronti? possiamo andare? Eccomi mondo, sto arrivando, oggi nasco di nuovo!
Anche i bambini nati troppo presto hanno il diritto di stare con i loro genitori, in Italia ci sono diversi reparti di Terapia Intensiva Neonatale che hanno l’accesso al reparto 24 opre su 24, altri che vorrebbero aprire ma per questioni di spazio o di personale non possono farlo. Non si può aprire il reparto 24 ore senza che ci siano dei requisiti minimi di spazio e di personale, però non si può negare ai genitori e ai bambini un diritto fondamentale come questo. Sia i genitori che gli operatori dovranno lavorare, in un futuro molto prossimo, per raggiungere questo scopo. Serve l’impegno dei genitori e la tenacia e la volontà che distingue gli operatori che lavorano nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale. Mi auguro che il mio sogno e il sogno di ogni altro genitore che ha avuto il bambini ricoverato in T.I.N si avveri presto”

Per  sabato 17 il programma fiorentino della Giornata Mondiale della Prematurità prevede incontri alle Murate (Sala delle Vetrate, Via Ghibellina),
dalle 15 alle 19:


° P
resentazione della Carta dei Diritti del bambino Prematuro
° I genitori raccontano i bambini attraverso le immagini e le parole 
° Proiezione del Cortometraggio di Francesca Leoni “C’era una volta un bambino Piccino Picciò” 
° Ti dono la mia Fascia 
° Piccola merenda 
° Le fate che truccano.

Domenica 18, alle 18 (quindi c’è tutto il tempo di tifare la Fiorentina, prima e di passare da uno stadio all’altro con la medesima sciarpa… )  una partita da non perdere!

Spero di partecipare agli incontri, anche con la presenza fisica, oltre che con il cuore e le scarpine preparate da mia madre … e spero che Viola non abbia fretta di uscire. Nella peggiore delle ipotesi, nel caso le contrazioni che inizio a sentire meno sporadiche (ma credo siano quelle “finte”, quelle preparatorie, forse quelle dette di Braxton- Hicks? Non ci capisco molto, le avverto più forti se non riposo abbastanza, nulla di preoccupante per ora) e i calci della vispa piccina fossero preludio a una cicogna sprint… almeno so che potremo contare su angeli senza ali e … viva Viola!

adorabili mostri

… che viviamo la nostra vita
non come una partita a scacchi in cui tutto è calcolato,
non come un match in cui tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompe il capo,
ma come una festa senza fine,
in cui il tuo incontro si rinnova,
come una danza tra le braccia della tua grazia,
nella musica universale dell’amore

In questo freddo pomeriggio, un po’ affaticata, ripensavo a Madeleine Delbrêl.

Faceva freddo anche quel giorno, quando Sogno portò a Firenze i suoi cuccioli… che lei chiama “i mostri” e di cui ci regala spesso perle esilaranti e commoventi. Non è un segreto che io abbia un debole per il piccolo genio, Federico,

ma come resistere alla dolcezza di Arianna?

Ricordo le loro corse a perdifiato … spettacolo della vita nel panoramico spettacolo di Firenze dal piazzale Michelangelo.

e i loro giochi a rinnovare la nostra casa poco dopo il trasloco. Casa nuova solo con nuovi sorrisi e voci nuove a riscaldare pareti e perimetri …

Era il 14 febbraio 2010. Poi ci siamo incontrati di nuovo a Lodi, nella primavera della ricaduta, alla fine di marzo 2011.

Il giorno dell’anniversario delle nozze viola è arrivato un pacchetto da parte loro:

il quadrato di stoffa di Arianna era nella busta con il biglietto di Federico,

il quadro di Federico (che ha disegnato proprio le viole del pensiero… pensieri dipinti per Viola) era accompagnato dal biglietto della principessa della luce…

e no, Viola non è ancora nata e spero proprio non abbia fretta di uscire, ancora è troppo presto, ma in fondo Arianna ha ragione, Viola c’è già.
E
forse già c’era quando avevo smesso di sperarci. Il suo viaggio potrebbe essere iniziato nei giorni di giugno intorno al saggio di danza

certo che ora si vede e si sente la sua presenza dentro me

Non dovevo smettere di sognare
(Carla si chiama Sogno tra noi amici “virtuali” per via del suo nickname nell’altro altrove, dove ci siamo riconosciute prima di incontrarci nelle rispettive città, Nonsmettodisognare)