
e mi manchi. Mi manca la tua voce, mi manca il tuo sorriso che partiva dal cuore e si allargava dagli occhi alla bocca alle spalle… sorridevi con tutta l’anima, campione degli abissi di angoscia e delle vette di perfetta letizia, mi sa che ho preso da te l’inclinazione agli estremi, scarso equilibrio, insofferenza ai compromessi, passione per il dare, darsi e finanche sdarsi… e sempre leggere, scrivere, narrare, raccontarsi.

Anche Viola sente la tua mancanza e me lo dice spesso: “il nonno era il mio preferito di tutta la famiglia, mi sorrideva sempre, non mi sgridava mai… quando andiamo a trovarlo in cielo?”. Le ho spiegato che non si possono fare gite di andata e ritorno, ma che ti può trovare nel suo cuore e che alla fine sì, ci ritroveremo tutti (speriamo).

E si ricorda di quando stavi male e di quando sei tornato a casa dopo l’ultimo ricovero… eravamo felici, non ci si aspettava che dopo poco ci avresti lasciati. Senza tornare in ospedale, però, come mi hai chiesto: “Cate, non ci voglio andare, non chiamate l’ambulanza”. Il 118 lo avevo chiamato, invece, ma non sono riusciti a rianimarti e spero che la tua anima ne sia stata contenta. A casa, l’ultimo respiro a casa, il tuo ultimo respiro, le tue ultime parole, le ultime preghiere a voce, tra le mie braccia, con mamma, tua moglie amata, vicina come sempre, in lacrime nella stanza accanto… voglio ricordare i tuoi ultimi sorrisi, cancellare il ricordo dell’agonia. Straziante ancora nel ricordo quella lotta tra l’amore per la vita che non ti mollava e la voglia di andare oltre le sofferenze, a vedere faccia a faccia quel che qui vediamo ‘per speculum et in aenigmate’ anche se so che un giorno sarà tutta gioia il privilegio di esserti stata accanto nel finale, con tutto il mio amore, pur nel dolore. Grazie

Prima Bernardo, poi Viola, due nipotini li hai visti…
“Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!”
dice il Salmo 127
Si è realizzato per te l’augurio che proviene direttamente dal Creatore della vita.

Ci sto provando a lasciarti andare, mi manchi tanto, ma so che ora sei tra le braccia dell’Amore infinito, sei passato alla vita che non passa e ci ritroveremo se non mi chiuderò alla salvezza che mai si impone. Non penso manchi nulla al tuo cielo, ma una messa nell’anniversario la facciamo dire per te… insomma, per te… forse solo per noi, come un omaggio, come un fiore…

Le letture di oggi:

Io sto per far piovere pane dal cielo per voi.
(…) Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».
Mosè disse ad Aronne: «Da’ questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: “Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!”». Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube.
Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».
La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra.
Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».
(Es 16,1-5.9-15)

Diede loro pane dal cielo.
Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per la loro gola.
Parlarono contro Dio,
dicendo: «Sarà capace Dio
di preparare una tavola nel deserto?».
Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.
L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Scatenò nel cielo il vento orientale,
con la sua forza fece soffiare il vento australe.
Su di loro fece piovere carne come polvere
e uccelli come sabbia del mare,
li fece cadere in mezzo ai loro accampamenti,
tutt’intorno alle loro tende.
(Salmo 77)

Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto
+ Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
(Mt 13,1-9)

Qui non ne avevo parlato, il giorno del mio compleanno, il primo senza te, la prima cosa che ho fatto è stata portarti una fetta di Sacher, la torta che mamma mi prepara ogni anno il 22 aprile, e il tuo fiore preferito, la rosa bianca… sulla sepoltura ancora provvisoria. Tienimi ancora tra le tue braccia come quando ero piccina, guardami con amore, proteggimi dal cielo, ciao babbo!
