Vita per sempre

e gioia senza fine dona loro, Signore.

Asciuga le nostre lacrime e impasta di cielo i nostri giorni ancora sulla terra, ripara e cura quel che forse è rimasto tra le ferite e i danni dopo le cadute della loro fragilità. I cari defunti non sono morti per sempre, sono avanti, anzi, più vivi di noi. La danza di foglie cadute dagli alberi, prima carezza vera di questo autunno in ritardo, un dono di chi non smetterò di amare.

“E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”

In chiesa, dopo la messa, presa la lettera del Vescovo, conforto e sostegno alla speranza. Riportava anche una bella citazione del Cardinale Newman:

Noi, per poco, li abbiamo perduti, l’Amore non ci perde.

Sabato di luglio rovente e anniversario bruciante. Domenica di olivo e rosa bianca

QUESTA FU PER QUATTRO SECOLI
FINO AL 1875
LA RUOTA DEGLI INNOCENTI
SEGRETO RIFUGIO DI MISERIE E DI COLPE
ALLE QUALI PERPETUA SOCCORRE
QUELLA CARITÀ CHE NON SERRA PORTE

Ieri, sabato 23 luglio, otto anni dalla morte di mia suocera, Ida, la mamma di Sandro. Oggi, 24 luglio, quattro anni dalla morte di mio padre… due persone così diverse! Eppure in comune la sofferenza degli ultimi anni e la gioia per Viola, nipotina bellissima e inattesa… se ne sono andati a distanza di un giorno e quattro anni e davvero ormai mi colpisce di più il numero del giorno che l’anno, quest’anniversario incollato, che forse non significa nulla, ma che per me è un segno… spero che in cielo, tra le braccia della Sua grazia, Ida guarita dai suoi mali, sia a chiacchierare con babbo Lodovico liberato dalle sue crisi… che siate felici per le vite che avete contribuito a far venire al mondo.



Pomeriggio con le lacrime in tasca e allora via, fuori di casa nonostante il caldo e i dolori… vivo nella città più bella del mondo, posso forse seppellirmi viva in periferia? A passi svelti quando potevo, a passi lenti e con soste all’ombra quando mi girava la testa, visti da vicino i lavori in piazza della Libertà, i cambiamenti in piazza San Marco, i turisti tornati a frotte, tavolini e sedie per spettacoli… come non ci fosse stata la pandemia. Caldo rovente, ma ogni tanto un po’ d’aria o forse era la gioia di essere in centro? Mi ha fatto bene all’umore uscire, sì


Volevo andare al cimitero a portare un fiore al babbo, ma in estate è chiuso il pomeriggio e ieri mattina non ce la facevo… stamattina sì, ma ieri temevo di perdere la messa, che invece c’era, alle 11, nella chiesa accanto al cimitero… nel dubbio, anche ieri sono stata alla messa, quella delle 18 alla Santissima Annunziata…

era da tanto che volevo rivedere l’affresco acheropita

e il dipinto, ben più recente, di cui mi aveva parlato la signora Dolores: il Cristo della Divina Misericordia dipinto da Don Silvio Zannelli.

dipinto di Don Silvio

Per la messa, ieri, all’inizio pensavo al Duomo, invece mi sono fermata all’Annunziata.

Era presto, ho fatto la turista nella mia città, foto in piazza, agli Innocenti, foto in chiesa… confessionali invitanti…

una chiacchierata con Padre Gabriele, un pochino sordo e molto anziano, tanto affettuoso, che mi ha benedetta, assolta… e poi mi ha chiesto di aspettare un momento che andava in sacrestia… è tornato con un libriccino (novena e coroncina alla Divina Misericordia) e un pacchetto regalo, aperto a casa: il Diario di Suor Faustina Kowalska. GRAZIE


Belli i canti, accompagnamento solenne offerto da un coro di studenti stranieri, splendidi gli addobbi, importanti le opere d’arte, anche se a tanto sfarzo preferisco la bellezza sobria della chiesa di San Jack (San Jacopo in Polverosa, per tutti San Jacopino, per gli amici San Jack)… e la piccola Pieve di San Martino a Brozzi

Pieve che ospita anche un bel dipinto di Lorenzo Lippi, non sarà Filppo, ma sempre di un artista fiorentino si tratta…

L’olivo era ancora verde, ma gli ho dato un po’ d’acqua con un annaffiatoio in prestito, anche per infilare nella terra prima tutta secca la rosa bianca che ho portato dove riposa quel che resta in terra del mio babbo, nato al cielo ormai da quattro anni.

Quattro anni senza babbo Lodovico qui, presente e visibile, con cui poter scambiare qualche parola ancora (dal primo infarto erano finite le nostre mitiche discussioni da perderci la voce) e a volte solo sguardi in silenzio… ma vivo, ben più vivo di me, se non è un’illusione la nostra fede. E se i dubbi sfiorano il cuore, il cuore del cuore grida che no, non è illusione!

eterna gioia e vita piena

dona loro e un giorno anche a noi, per ora viventi nella vita che passa, dove la gioia è bella, ma breve e la vita non è mai completa, per forza, perché siamo di passaggio e in divenire, in cammino.

Non vado spesso a ‘trovare il babbo’ al cimitero, so che lui ora è ben più vivo di me (non so se ‘ora’ sia un termine esatto, sarà? Il tempo conta per noi nel tempo) e non penso proprio sia rinchiuso nella bara sotto la terra e la pietra con i suoi resti corruttibili, ma i sensi hanno bisogno di un posto dove appoggiare una lacrima e un fiore, l’amore ancora imperfetto chiede un luogo per l’incontro, la memoria è fatta anche di omaggi materiali.

Non c’erano rose bianche fresche neanche stavolta, babbo, ti ho messo un bel girasole nella terra dell’olivo, bello verde, non secco come in estate. Erano belle anche le foglie scese in danza dai rami, ma il vento le ha portate via…

Oggi era aperta la Pieve di San Martino a Brozzi, mi ha fatto bene entrarci e sostare a lungo anche lì. Mattinata di pace e preghiera. GRAZIE

sete di luce

Era bella anche mentre si nascondeva tra le nuvole, un velo scuro l’altra sera, uno scialle di tenebra, poi un soffio di vento nuovo e …possibile che dopo tanti cicli, tanti mesi, tanti anni, ogni volta mi lasci a bocca aperta? E ci vedo una bocca aperta per lo stupore, come fosse un volto di donna anche il nostro satellite, sasso minimo nell’universo, Sorella Luna nel cuore di chi legge quel che non si fa rinchiudere nei trattati.

Oggi sono 7 anni che è morta mia suocera, Ida, la mamma di Sandro. Domani saranno 3 anni dalla morte di mio padre. Se ne sono andati a distanza di un giorno e quattro anni e oggi mi colpisce di più il numero del giorno che l’anno, quest’anniversario incollato, ma forse non significa nulla, forse anche questi sono piccoli segni… non credo più alle coincidenze. Sete di senso, sete di luce
Grazie, Ida, per aver dato alla luce il mio sposo e babbo di Viola.
Chissà se adesso, con babbo Lodovico, state insieme a guardare come se la cavano i vostri figlioli e come cresce la nipotina più buffa del West…

Non c’erano rose bianche, babbo, l’altra mattina, ma la fioraia del cimitero mi ha fatto vedere un girasole arrivato ancora in boccio all’alba e te l’ho messo vicino, infilato nella terra bagnata in abbondanza per annaffiare l’olivo bonsai, che aveva tanta sete.

A te, insegnante e costruttore di pace, sempre insieme sulla barca del sole

dove il tempo si compie

25 agosto San Ludovico. 25 agosto compleanno di babbo Lodovico. Spesso, da piccina, chiedevo: “Perché il babbo festeggia l’onomastico nel giorno del compleanno?” E nonna Gabriella mi raccontava come si era liberata delle pressioni dei parenti che proponevano (o tentavano di imporre) un nome al suo primogenito “come il nonno” “come lo zio” “come il padre della suocera”…  “No, si chiamerà come il santo del giorno” (e aggiungeva nel racconto: “davanti ai santi finivano per forza le discussioni”). Subito dopo il parto davvero chiese un calendario “e allora si chiama Lodovico!” ogni volta che ci ripenso rivedo nonna che racconta e sorrido. Mi mancano i nonni, mi manca molto nonna Gabriella, mi manca troppo il mio babbo, non smetto di piangere davanti alla Luna, ma queste lacrime sono buone e non disperate, anzi illuminate dalla speranza forte di riabbracciarli dove il tempo si compie (ringrazio don Fulvio per avermi fatto cambiare pensiero sulla vita oltre il tempo… no, non si cancella il tempo*). GRAZIE

Stamattina portata anche Viola a ‘trovare’ il nonno… non è lì che vive, ma è lì che possiamo fare piccoli gesti simbolici, come portare un fiore, fare sosta e pregare insieme, pulire il vetro sopra la fotografia… l’olivo era tutto secco, annaffiato bene dovrebbe riprendersi, ma era triste così… la rosa bianca oggi c’era, dalla fioraia che ormai mi riconosce e me la porge subito, ci abbiamo aggiunto un bel girasole e una rosa screziata, bianca e rossa… colori per poche ore, omaggio nel giorno della sua festa

* Messenger di ier sera col don:

“domattina penso di andare al cimitero a portare un fiore a babbo… sarebbe stato il suo compleanno”
Fulvio: “e il suo onomastico”
“sì”
Fulvio: “è il suo compleanno!”
“non li compie più gli anni… è oltre il tempo ormai, credo”
Don Fulvio: “no, credo che sia al cuore del tempo ove tutto si compie, ma niente cancella il nostro essere nati ed aver fatto parte dell’avventura di questa vita”


GRAZIE

Due anni senza te, babbo

… strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto…
(Isaia)

Fino all’inizio di questa strana estate, dopo mesi sospesi (ancora l’anima a volte sembra rimasta all’inverno, ha saltato la primavera e si scopre smarrita nella luce abbagliante di luglio), quel che resta del tuo corpo, babbo, era ancora senza tomba, sepoltura provvisoria solo la bara di legno nella terra, la croce di legno, l’olivo e piantine… e, le rare volte che sono venuta, ti ho portato la rosa bianca che amavi tanto.

Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio

(Salmo 41)


Non ero pratica di visite ai sepolcri, solo per te, babbo, ho imparato a capire in parte il senso di onorare anche il luogo fisico, la porzione di spazio che in un frammento di tempo ospita i resti di chi ho tanto amato in vita, tutto intero: intelligenza e limiti, fede viva e piccole grandi paure, generosità e attacchi di panico, carità e carne, debolezza, acciacchi della malattia e dell’età… non mi bastano i tuoi scritti e le foto che si ritrovano ancora, mi manca la tua voce, l’odore del sigaro, la tenerezza infinita di babbo e nonno. Manchi tanto, babbo, manchi a me, a Viola… e a tante persone, a chi non lo dice, ma si sente, a chi lo dice spesso, a chi me lo scrive ancora dopo due anni dalla tua morte…
A me ora tornano in mente i momenti più belli, ti rivedo (anche grazie alle fotografie ingiallite che mamma ha ripescato dai cassetti) quando eri giovane e noi piccini…

rimescolìo di memorie, emozioni, lacrime e sorrisi. E a volte persino vere e proprie risate!

Perché sì, hai sofferto anche di depressione nera, soprattutto negli ultimi anni, ma non eri una persona triste, anzi. Mi hai insegnato tu a ridere e sorridere, amare la musica, il cinema, il teatro, la poesia, i romanzi, il buon cibo, il vino, il fumo (ma ho smesso per la salute), il profumo, la bellezza e tutto quel che non porta utile, non serve a sopravvivere, ma nutre la gioia per cui vale la pena vivere

Ero piccina, in braccio a zia Valentina, sorella della nonna Gabriella, con babbo Lodovico che sorrideva e mi guardava con amore, un amore che non scordo

Adesso c’è una tomba, finito il lockdown, appena mi è stato possibile, sono venuta a vedere. Volevo mettere la nostra rosa bianca accanto al tuo ritratto, ma la fioraia del cimitero non aveva più rose. Il delicato Lisianthus che mi ha proposto mi piaceva, sembra un mazzolino di rose bianche…

Preghiere, lacrime, parole senza voce… già aspettando l’autobus per il ritorno, all’ombra di un albero, non sotto il sole come all’andata, anche se all’andata è stata una bella sorpresa scoprire vicino al cimitero una panchina rossa con quel che significa…

alle lacrime si è sostituito un sorriso dal cuore, nella fiducia che ci ritroveremo in una maniera che non posso immaginare, ma che mette le ali alla mia speranza…

come l’olivo che sarà segno e ricordo e promessa

l’olivo e la rosa

… strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto…
(Isaia)

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là…
(Sapienza)

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»
(Vangelo secondo Matteo)

Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio
(Salmo 41)

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
(Apocalisse)

Non aspetto il giorno della commemorazione dei defunti, ogni giorno penso al babbo, prego per mio padre e per tutti i nostri cari andati avanti…. lunedì mattina sono andata a portare una rosa bianca sulla sepoltura ancora senza tomba del babbo. Terra e piante. L’olivo cresce e i suoi rami abbracciano la croce di legno e accarezzano la foto provvisoria.
Non sono pratica di visite ai sepolcri, ma per babbo Lodovico capisco il senso di onorare anche il luogo fisico, la porzione di spazio che in un frammento di tempo ospita i resti di chi ho tanto amato in vita, tutto intero: intelligenza e limiti, fede viva e piccole grandi paure, generosità e attacchi di panico, carità e vizio del fumo, cultura immensa e carne, debolezza, acciacchi della malattia e dell’età… non mi bastano i suoi scritti e il ricordo del suo amore, mi manca la sua voce, l’odore del sigaro, la tenerezza infinita come babbo e come nonno. Manchi tanto, babbo, manchi a me, a mamma, a Viola… e a tante persone, a chi non lo dice, ma si sente, a chi lo dice spesso, a chi me lo scrive…
A me ora tornano in mente i momenti più belli, ti rivedo (anche grazie alle fotografie ingiallite che mamma ha ripescato dai cassetti) quando eri giovane e quasi snello!

E me piccina, poi ragazza… rimescolìo di memorie emozioni lacrime e sorrisi e a volte persino vere e proprie risate!

Perché sì, hai sofferto di depressione nera, soprattutto negli ultimi anni, ma non eri una persona triste, anzi.

Grazie, babbo, aspettami

Oltre il tempo

Le date non contano più per chi è nell’eternità, contano per noi rimasti nel tempo.
Ricordo il penultimo compleanno, prima dell’infarto, prima che fossi costretta a considerar l’idea della precarietà di tutti, anche della tua vita.

Tu, la mia roccia, eri un essere umano fragile come e più di me ormai, anziano e… manchi tanto. Ti ho pensato moltissimo lunedì, durante il viaggio di ritorno dalla vacanza, dalla sosta imprevista a Montecassino… 

Il 25 agosto era il tuo onomastico, sarebbe stato il tuo compleanno.🌻
Da un anno, un mese e un giorno non ci sei più, ma vivi oltre il tempo ❤️
Ti amo, babbo Lodovico… 💗

olivo o

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
(dal libro della Sapienza)

Non dimentico il privilegio di esserti stata accanto nell’ora del tuo ultimo respiro, babbo Lodovico, uomo di pace, puro di cuore, mite coi deboli, fiero coi forti, operatore di pace, misericordioso, giusto… e goloso, a volte pigro, a volte iracondo, parecchio sensibile ai piaceri della carne, in tutti i sensi, non un asceta, oh… ti amavo con tutti i tuoi punti deboli, ti amo ancora e sempre più con tutte le tue imperfezioni, fragilità e contraddizioni che ricordo con tenerezza e gratitudine. E ogni tanto tra le lacrime si affaccia un sorriso al tuo ricordo, perché di tanto amore non può che restare scia di luce e bene.

olivo

Grazie, babbo, grazie per essere stato il mio babbo 💗

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Babbo, un anno senza te…

e mi manchi. Mi manca la tua voce, mi manca il tuo sorriso che partiva dal cuore e si allargava dagli occhi alla bocca alle spalle… sorridevi con tutta l’anima, campione degli abissi di angoscia e delle vette di perfetta letizia, mi sa che ho preso da te l’inclinazione agli estremi, scarso equilibrio, insofferenza ai compromessi, passione per il dare, darsi e finanche sdarsi… e sempre leggere, scrivere, narrare, raccontarsi.

Anche Viola sente la tua mancanza e me lo dice spesso: “il nonno era il mio preferito di tutta la famiglia, mi sorrideva sempre, non mi sgridava mai… quando andiamo a trovarlo in cielo?”. Le ho spiegato che non si possono fare gite di andata e ritorno, ma che ti può trovare nel suo cuore e che alla fine sì, ci ritroveremo tutti (speriamo).

E si ricorda di quando stavi male e di quando sei tornato a casa dopo l’ultimo ricovero… eravamo felici, non ci si aspettava che dopo poco ci avresti lasciati. Senza tornare in ospedale, però, come mi hai chiesto: “Cate, non ci voglio andare, non chiamate l’ambulanza”. Il 118 lo avevo chiamato, invece, ma non sono riusciti a rianimarti e spero che la tua anima ne sia stata contenta. A casa, l’ultimo respiro a casa, il tuo ultimo respiro, le tue ultime parole, le ultime preghiere a voce, tra le mie braccia, con mamma, tua moglie amata, vicina come sempre, in lacrime nella stanza accanto…  voglio ricordare i tuoi ultimi sorrisi, cancellare il ricordo dell’agonia. Straziante ancora nel ricordo quella lotta tra l’amore per la vita che non ti mollava e la voglia di andare oltre le sofferenze, a vedere faccia a faccia quel che qui vediamo ‘per speculum et in aenigmate’ anche se so che un giorno sarà tutta gioia il privilegio di esserti stata accanto nel finale, con tutto il mio amore, pur nel dolore. Grazie

Prima Bernardo, poi Viola, due nipotini li hai visti…

“Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!”
dice il Salmo 127 

Si è realizzato per te l’augurio che proviene direttamente dal Creatore della vita.

Ci sto provando a lasciarti andare, mi manchi tanto, ma so che ora sei tra le braccia dell’Amore infinito, sei passato alla vita che non passa e ci ritroveremo se non mi chiuderò alla salvezza che mai si impone. Non penso manchi nulla al tuo cielo, ma una messa nell’anniversario la facciamo dire per te… insomma, per te… forse solo per noi, come un omaggio, come un fiore…


Le letture di oggi:

Io sto per far piovere pane dal cielo per voi.

(…) Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».

Mosè disse ad Aronne: «Da’ questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: “Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!”». Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube.

Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».
La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra.
Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».
(Es 16,1-5.9-15)

Diede loro pane dal cielo.

Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per la loro gola.
Parlarono contro Dio,
dicendo: «Sarà capace Dio
di preparare una tavola nel deserto?».

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.
L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.

Scatenò nel cielo il vento orientale,
con la sua forza fece soffiare il vento australe.
Su di loro fece piovere carne come polvere
e uccelli come sabbia del mare,
li fece cadere in mezzo ai loro accampamenti,
tutt’intorno alle loro tende.

(Salmo 77)

Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto

+ Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

(Mt 13,1-9)

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Qui non ne avevo parlato, il giorno del mio compleanno, il primo senza te, la prima cosa che ho fatto è stata portarti una fetta di Sacher, la torta che mamma mi prepara ogni anno il 22 aprile, e il tuo fiore preferito, la rosa bianca… sulla sepoltura ancora provvisoria. Tienimi ancora tra le tue braccia come quando ero piccina, guardami con amore, proteggimi dal cielo, ciao babbo!

Eterno riposo

Cimitero di San Martino a Brozzi

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Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.
Requiescant in pace.

 

Con Viola a far visita alla sepoltura del babbo.
Non le abbiamo nascosto la sua morte il giorno stesso in cui ha smesso di respirare, non le abbiamo raccontato favole su viaggi lontani con possibili ritorni, in un certo senso un viaggio c’è… l’ultimo, il più importante. E un ritorno, il ritorno alla vera casa dopo l’esilio.
E senza catechismo ancora, la sua nipotina mi sa che l’ha capito meglio di me:  

“ ti voglio bene, nonno, saluta Gesù e ricorda che la mia mamma, che è la tua bambina, ti vuole tanto bene e sente la tua mancanza e non deve piangere troppo perché tu ci aspetti in cielo, vero?” 

mi ha ricordato la poesia-preghiera ricavata da S. Agostino:

Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.

Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto.

Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.

Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.

Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!

Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.

Non piangere più, se veramente mi ami

…non è facile.
Forse è presto.

Non smetto di piangere, perché mi manchi, babbo, ma non piango di continuo, lascio spazio quanto posso alla gioia e all’amore per la vita e la bellezza

e per il gioco… quando da sola non ci arrivo, mi nutro della gioia pura di tua nipote.

Ti amiamo