passi

Nuda. Esposta. Splendida sempre, Firenze mia, ti amo.

Mercoledì 3 marzo, mattinata fiorentina di luce e passi al ritmo dei pensieri, finché i pensieri non si sono placati e hanno imparato il ritmo del cuore, lasciando entrare la luce. GRAZIE

L’interno a senza fiato di Santa Maria del Fiore.

In Cattedrale, a far pace nel profondo.

Canto della Misericordia. Davvero!

Dopo una notte in bianco, in giorni di zona arancione (arancione rinforzato, parecchio tendente al rosso), in previsione di nuovi divieti a caso e chiusure scollegate da ogni strategia di uscita sana, volevo salutare la mia città, incantevole sempre, anche quando abusata, adesso liberata e impoverita, bella, bellissima, libera di essere bella e farsi ammirare gratis.

Voli in inverno

Al parco, a passi svelti nel freddo umido tornato a dire, con i rami spogli, che non è primavera, per affidare pensieri al respiro e respiri al vento e grida al cielo con gli occhi, quasi sempre senza voce (stamattina anche con la voce, in mezzo agli alberi, lontana da tutti, spaventando forse gli scoiattoli che infatti oggi non si sono fatti vedere), ombre tra mancanze e speranza e richieste di aiuto e perdono… e tra le rare foglie arrossate un volo verde, musicale distrazione

Un po’ magri per essere pappagalli… poi il nome giusto, era una coppia di parrocchetti.

erano vicini alle Pavoniere, lui col collare sfumato di rosa e viola, lei tutta verde chiaro con la coda azzurrina… una lenta danza colorata.
E poi, mentre camminavo lungo le rive in direzione del ponte all’Indiano,

un incanto di ali bianche,

un accordo e poi il volo.

 

Grazie

doni e sorprese

come uno scoiattolo rosso all’improvviso, comparso elegante e silenzioso, veloce e leggero e quasi scomparso in rapidi salti simili a un volo su su tra i rami, verso la fine di una lunga passeggiata piena di pensieri non proprio lievi. O come la luce vivace in danza sull’acqua dell’Arno, luce quasi abbagliante eppure di conforto dopo una notte velata di pianto. Troppo forte per gli occhi stanchi, mai troppa per il cuore, la luce.

E crochi in fiore,

colazione di un’ape golosa di aprile nel cuore dell’inverno. 

E un cavallo bianco lungo le rive del fiume…

e allora le rive diventano mura di un castello fortificato 

e fantasie di fossato e ponte levatoio… 

non fosse metà gennaio direi che ho preso troppo sole…

16 gennaio 2020 Cascine scoiattolo1

I rami spogli ricordano che siamo in inverno.
L’oro dell’autunno è passato, i pollini non sono ancora sparsi… solo sprazzi di petali e tanta vita che preme e freme

di luce e luci

Passi e pensieri affidati al vento e all’acqua che scorre…

Raggi di luce inclinati a sfiorare i passi e accarezzare i pensieri…

Luce riflessa, luci e colori in continuo cambiamento… 

” In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.

Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità…”
(Dal Vangelo secondo Giovanni,
Parola di oggi)

I riflessi del tramonto sull’acqua, che sia il fiume o il mare, sempre mi incantano, come la Luna

Luci, colori, sfumature, lacrime, pensieri in volo… 

Luce

Il tramonto sul fiume,

i passi tra una riva e l’altra,

ogni ponte un respiro più lento e un pensiero in volo…

mi mancavano le mie passeggiate.

Alberi e passi, nuvole e foglie riflesse nell’acqua,

rami spogli a svelare più cielo dopo le volte aranciate e i tappeti d’oro dell’autunno, colori nuovi in terra, marrone, nero, verde cupo, fiammate di rosso, sfumature di rosa e viola nel tramonto… e il suono dell’Arno, il vento sul viso, i versi degli uccelli, i profumi del bosco.

Certo, per tornare a correre ci vorrà pazienza, nessun infortunio stavolta, solo lo strascico di fatica e fiato corto di una broncopolmonite che mi ha debilitata (di suo e per via della cura, gli antibiotici che hanno stroncato i microbi mi lasciano a terra). Intanto mi godo le luci più belle, l’amore di Sandro e Viola, l’Amore che chiede ancora di nascere in noi e di farci rinascere, celebrato in tanti modi. Nel modo più semplice e dolce, con i presepi che mi piace allestire e ammirare. In casa il presepe di sempre, quello di quando ero bambina, con il Bambinello nuovo, da pochi anni, dono di un’amica di Napoli, in terracotta e lino, un piccolo gioiello per sostituire il Gesù perduto. 

Quello bello in chiesa, a San Jacopino, 

ancora a San Jacopino in giardino

dove si nota bene, meglio prima del tramonto, la nuova ospite della scenografia del presepe vivente della Vigilia; la gattina nera Stina, presto mamma di nuovi micini, ora spesso ai piedi del Bambino.

E di nuovo in chiesa, in San Donato in Polverosa: con le pecore e i pastori vicino all’ingresso,

ma il Bambino Gesù anche accanto all’altare, sotto il Crocifisso.

Nato per morire per noi, morto per farci nascere alla vita che non passa più.
GRAZIE

28 dicembre 2019 San Donato in Polverosa2

Non a caso il giorno dopo Natale si ricorda il primo martire, Santo Stefano, che mentre moriva perdonava e vedeva spalancarsi il cielo…

Per Santo Stefano il Concerto di Natale a San Jacopino, per organo e quartetto di ottoni. Bellezza, cibo per l’anima.

26 dicembre 2019 concerto organo e ottoni san Jacopino2.jpg

Ci ho portato anche Viola.

26 dicembre 2019 con Viola al concerto organo e ottoni san Jacopino (1)

A pranzo eravamo da mia madre, il 26 come il 25, mi manca sempre babbo, sedermi al suo posto a tavola mi fa ancora un certo effetto, ma lo sento in giro per casa il suo amore. Viola sta volentieri dove il mio babbo ascoltava musica, pregava, leggeva… lei ci disegna e mentre noi ‘grandi’ eravamo al caffè mi ha chiamata: “Mamma sono al tavolino del nonno, vieni accanto a me?” mi ci sedevo spesso a fumare col babbo, prima del suo infarto, lui il sigaro Antico Toscano, io le maledette sigarette ormai abbandonate da quasi due anni. Ora ci si colora con matite o pennarelli.

Vita.
Luce

Arno in piena

Stamattina a Firenze il fiume faceva quasi paura, sentivo voci allarmate e allarmanti e allora ho deciso di andare a vedere con i miei occhi, dove spesso vado a correre o a camminare.

Alle Cascine, come sempre in questi giorni di autunno, incantevoli le foglie gialle sugli alberi 

e per terra,

nei vialetti e sentieri che conosco meglio del mio cuore…

e quelle pozzanghere enormi che spesso riflettono il cielo, oggi piene di foglie cadute… 

Sì, il fiume faceva quasi paura, eppure ero affascinata e attratta da quei vortici d’acqua e rami, fango e detriti…

Non riuscivo a venire via dalla riva…

ho scambiato qualche parola con un ragazzo della Protezione Civile, molto  gentile.

A Firenze, oggi, il pericolo è passato. Stavolta

ricordi di luce

Volterra giugno 2011  vicino arco

a Volterra era iniziata una risalita personale.
Era la fine di giugno del 2011, il giorno di San Giovanni, festa per Firenze, fuga dalla città con lo sposo …

Volterra giugno 2011Sandro e arco etrusco

vicoli, archi, stradine in salita, respiri, voglia di ricominciare. Ancora.

Volterra giugno 2011  vicolo

Volterra giugno 2011 mura e mastio

Volterra giugno 2011 scorcio

Volterra giugno 2011 palazzo

Volterra giugno 2011  rampa del pino

Che dispiacere vedere le immagini di ieri, dopo il crollo

Volterra 2014 crollo2

immagine dal web

immagine dal web

mentre anche a Firenze l’Arno dava pensiero…Firenze 31 gennaio 2014 Arno

il cuore tornava a Volterra, a quella porta etrusca che ci accoglieva mattina e sera dopo la scarpinata della rampa del pino

Volterra giugno 2011 porta etruscaa pochi metri dall’impressionante frana…

foto dal web

Ancora pioggia, anche oggi, anche a Firenze, ma con spiragli abbaglianti…
1febbraio 2014 dalla finestra  illusione di sole stamani

segnali per via

divieto di accesso

foto scattata a dicembre 2011 a Firenze

A spasso per le vie della mia città, a volte mi perdo nelle curve a leggere segni nei segnali normali. Quel cartello stradale, messo così, sembrava indicare un divieto di accesso al fiume. Ribattezzato per gioco “Divieto di balneazione in Arno”. Era la fine del 2011.
In questo nuovo anno, però, mi sono spesso imbattuta nei segnali modificati, come quello che rivela la natura del bivio:

biforcazione

il diavolo, forse

[dià-vo-lo]
dal greco: [dia] attraverso [ballo] metto. Propriamente: separare, metter in mezzo, creare fratture.

Sempre meglio che girare in tondo senza fine, però:

rotatoria

I segnali stradali modificati a Firenze sono quasi sempre opera di Clet Abraham.

Poi ci sono i segni nel cielo che, per una nuvola, sempre parlano direttamente all’anima

sdraiata sopra un tetto

Luna rinata, sdraiata sopra un tetto. Con la curva aperta al cielo, in compagnia di un pianeta brillante come le stelle