primi respiri

avevo bisogno di ricominciare a respirare, imparare di nuovo a camminare.
E a piangere.

Volterra

Sono stata mesi senza lacrime, ricordo che già a febbraio – dell’anno scorso – avevo smesso di piangere. Precipitata nel buio alla fine di aprile, con gli occhi asciutti. Era maggio e non piangevo mai. Tristezza trattenuta, sentivo il bisogno di piangere e al posto delle lacrime al massimo mi usciva uno sbadiglio e una secca risatina, una specie di tremito con riso nervoso.
Non uscivo più da sola, non riuscivo a darmi pace o farmi forza, non saprei più dire come mi sentivo. Forse meglio così, meglio dimenticare e andare avanti.
Non voglio, però, scordare gli spiragli, i primi passi all’aria aperta, le mani che mi hanno riportata a casa, tra le nuvole…

Il primo San Giovanni fuori Firenze, un ponte allungato dallo sposo premuroso, un ponte abbassato sopra il fossato, una parentesi di leggerezza, terra cara, acqua, cielo al posto dei fòchi… tre giorni tra Volterra,

San Gimignano

e Siena. Nel caldo di fine giugno, ma lontana dall’afa fiorentina.
Gonfia di medicine, ma con un sorriso vero, preludio del primo pianto liberatorio sgorgato finalmente il mese dopo…

e per la prima volta in visita alla casa santuario della Santa cui devo il nome

Caterina riflessa in Santa Caterina