inizia la scuola…

12-settembre-2016-luna3domattina primo giorno di scuola per Viola, alla comunale Gioacchino Rossini (un nome che ricorre nella mia vita, ne sa qualcosa la Cantante).



“Dopo il non far nulla, io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci.
L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto, in cui brontola il malcontento o guaisce l’invidia; al contrario, lo stomaco pieno è il triangolo del piacere oppure i cembali della gioia.
Quanto all’amore, lo considero la prima donna per eccellenza, la diva che canta nel cervello cavatine di cui l’orecchio si inebria e il cuore ne viene rapito.
Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita, e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne. Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo”

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E respirare, ballare, stare all’aria aperta nelle sere d’estate…è godersi l’opera buffa che non risparmia momenti tragici sia che si prenda troppo sul serio sia che si cerchi di mollare la presa.

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L’estate sta finendo e un anno di scuola sta iniziando. Domattina per tutti i bambini in Toscana il primo giorno di un anno nuovo.
Ultime mattinate insieme a ricevere pacchi con libri che da domani finalmente la mamma potrà leggere in pace (intanto la mia copia del romanzo di Lucia Guida è stata apprezzata dalla nonna… a mia madre è piaciuto moltissimo “Romanzo popolare”),

1-settembre-2016-viola-e-romanzo-popolarea giocare in piazzetta, tra scambi culturali

12-settembre-2016-viola-conari5(Viola provava il monopattino di Ari e lei le bolle di sapone fatte da noi con lo shampoo),

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e desideri realizzati in parte (Viola vorrebbe salire su “una moto vera”… per ora si è accontentata di provare il potente mezzo di un bimbo che neanche conosceva, ma subito amico dopo uno scambio di pallonate), 

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momenti di tifo domestico, con il cuginetto pronto per la prima elementare (primaria, sì, ma sono antica…in bocca al lupo, Bernardo!),
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anche se la partita di domenica è stata sospesa e rinviata per pioggia, regalandoci una giornata senza sconfitta della Fiorentina,
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bizze, risate, pianti, storie, passeggiate, riunioni con le insegnanti e la scoperta all’ultimo tuffo di quel che occorreva…

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non mi sognavo neanche di mettermi a ricamare nome e cognome su tutto (sacca del cambio, zainetto, vestitini, tovaglietta ecc…), anche perché …

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esistono i pennarelli per stoffa (da fissare con una passatina di ferro da stiro, secondo il consiglio di una mamma amica) e gli indelebili comuni per scrivere, decorare e personalizzare, con bimba accanto.

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Il gufo per una precisa richiesta di Viola, come la Luna …crescente nel cielo sopra Firenze, in questa vigilia carica di emozioni.
Inizia la scuola dell’infanzia, ma per me domattina Viola inizia l’asilo. Entrambe ne abbiamo voglia e paura insieme

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Natale con Viola, il primo

25.12.2013 Viola in viola e bianco e rosso

ma sei tu, Viola, il nostro Natale, da più di dieci mesi.
Per me da qualche mese in più, sei stata la mia vigilia lunga sette mesi circa… sei nata prima del termine e non sapevo di aspettarti prima del secondo mese. Tu, vita nuova, mi stai insegnando una pazienza sconosciuta prima e hai dato un senso preciso al valore dell’attesa, coi suoi tremori, la gioia silenziosa e ondate di entusiasmo, nella paura e nel desiderio di proteggere la fragilità di una promessa diventata persona. Presente.
Mentre si contano le assenze…
Sembri un angelo quando dormi e vegliare sul tuo sonno è una carezza per l’anima, anche quando intorno poco o nulla incoraggia o consola…

23.12.2013 Viola dormiva fuori
La tua voglia di vivere ci sorprende ogni giorno come il regalo più bello… e se ti tiri su in piedi da sola, sulla coperta per terra o nel lettino non importa, e provi a camminare incerta e fiera

23.12.2013 Violagiratainpiedi

e ti giri e mi chiami “mamma” e mi sorridi…

23.12.2013 Violainpiedi

mi sciolgo commossa anche in questi giorni di forse ormai incurabile inquietudine.
E in te rinasco, con te e per te. Ogni giorno.
Un mestolo è uno strumento musicale, un pacchetto di fazzolettini di carta è un gioco incantevole, un tovagliolo è un velo magico per nascondersi e scoprirsi, il vento che scuote i rami degli alberi fuori dalla finestra è proprio uno spettacolo unico…

25.12.2013 stupore

tutto è nuovo per te, tutto è nuovo e meraviglioso per cuore e occhi nuovi.
O spaventoso, come i botti, ma per calmarti il pianto ancora bastano gli abbracci e le carezze… non hai conosciuto le bombe, non ti è toccata in sorte una zona di guerra come terra natale. E  quei rumori forti nel buio sono solo un disagio, non ti ricordano drammi.

Un giorno dovremo spiegarti orrori difficili da comprendere, con la speranza di non distruggere la tua tenerezza, insegnarti una prudenza che non diventi diffidente ostilità o chiusura. Per ora sei tu che insegni a noi uno stupore puro che avevamo dimenticato.
Grazie a te e al nipotino sopporto meglio da un po’ di tempo questo tempo sospeso tra la nostalgia e il rifiuto. Di che non importa dire, non ora.
Bello vedervi insieme, semi di futuro

22.12.2013 cuginie regali solo a voi bimbi per questo Natale più spoglio e forse per questo meno fasullo, vestitini “a crescere” ché crescete a vista d’occhio e non si ripara a coprirvi…

BernieCateViolaSand

Auguri a voi

manine

19.5.2013 manina di Viola nella mano di Bernardo

La manina di Viola nella manina di suo cugino… ché anche Bernardo è un bambino piccino. Inizia a svaporare la gelosia iniziale e il mio adorato nipotino dimostra tenerezza e affetto per la sua cuginetta.
Un affetto che è tutto quel che salvo di una domenica in cui ci hanno scippato un sogno e in più ci ha lasciati un “cinghiale ferito col cuore delicato”… il poeta e attore Carlo Monni.

20.5.2013 col biglietto di Nikita

La manina della mia bambina, stretta a pugno come spesso le vien di fare, specie se ha fame… e il biglietto che accompagnava i doni di Mati e Carlo: i vestitini smessi della loro bambina cresciuta in fretta. Come crescono in fretta all’inizio i bambini.
Bello che due monelle lontane si possano in qualche modo anche loro stringere la mano.

21.5.2013 Luna

E l’appiglio in cielo alle speranze e ai sogni, quando la vita non lascia molte altre occasioni di respiro lungo…

21.5.2013 Luna3

 

intorno a Viola

24.2 ManuSandroViolaCate

tanto amore per questa piccina che è nata prima…
Viola era attesa per oggi, invece è con noi da due settimane, fuori dalla mia pancia, dentro un abbraccio di affetti che la cullano: il fratellone che tanto l’aspettava

23.2 Manu e Violae se la coccola fiero e commosso.

23.2 Manu e Viola2

E oggi lo zio Pietro e il cuginetto Bernardo, un po’ geloso della nuova arrivata (“anch’io sono un mimmo piccolo”).

24.2 con Viola, Sandro, Bernardo e PietroAssorbita da lei, non riesco più a fare altro che nutrirla, cullarla, amarla… resta poco tempo e poco fiato per il mondo, per comunicare con gli adulti… vivo per lei, ma ogni tanto me ne devo staccare per non uscire di testa. A volte è durissima, ma mi basta contemplarla beata dopo ogni poppata per sentirmi felice

22.2 dopo colazione stretching

Due anni di vita nuova

“ma l’avresti mai detto due anni fa, quando è nato Bernardo, che avresti festeggiato il suo secondo compleanno col pancione?”
(Simona, stamani, quando ho scritto che pensavo ai due anni del mio nipotino)

no, non avrei osato sperarlo.
Prima che mi scrivesse Simona, stavo sfogliando ricordi

Il 29 Ottobre 2010, quando è nato Bernardo, stavo per partire per Parigi. Al ritorno, con gli occhi e l’anima tutta ricolmi di bellezza, inondata di tenerezza per la sua nascita, mi ero trovata a un bivio. E scelsi di non forzare la mano al destino. Non era troppo tardi, per diventare mamma di pancia, ma non lo sapevo e non osavo sperarlo. Non era troppo presto. Non è che non fossi pronta a fare un figlio, non ero disposta a cercarlo “a tutti i costi”.
Con questo, nessun giudizio da parte mia per chi si avventura in quella delicata ricerca, ma non era la mia strada.
Mal sopporto i facili moralismi e l’irrisione nei confronti di chi affronta di tutto per esser mamma oltre i limiti della propria condizione “naturale” (non solo l’età), personale e di coppia.  Conosco sin troppo bene il dolore di aver perso un bimbo prima di vederlo nascere, la tristezza di non riuscire a restare incinta, le difficoltà (non vissute direttamente, ma attraverso le testimonianze di amici) per adottare … e comunque ciascuno sa la propria storia e nessuno deve permettersi di giudicare senza sapere. Ma, ripeto, non era la mia strada.
Buttate vie le pasticche che avrebbero dovuto dare una mano all’ovulazione, affrontata la ricaduta nella depressione (tornata, credo, anche per altri motivi o forse senza nuove ragioni precise, chi può dirlo?), mi ero alla fine quasi rassegnata. Allietata comunque dalla gioia di essere zia. E sposa. E mamma di cuore. E viva, tornata alla luce ancora una volta. La ricaduta forse era un richiamo a quel che già scordavo: ero venuta fuori da una specie di inferno.

Ogni giorno era comunque un dono.
E poi l’attesa inattesa … e non ci sono ancora parole per dire tutta la felicità e le paure nuove.

Bernardo, poi, è un bimbo così buono… ora parla e un suo “Ciao zia” mi cambia l’umore per tutta una giornata.

Bernardo capisce tutto. Gli avevano detto di fare piano, non tirarmi le cose come prima, quando si giocava scatenati… “perché la zia ha la bua” e lui era triste. Mi sono permessa di spiegargli che no, la zia non è malata, non si è fatta male, non ha la “bua”, ma che dentro la mia pancia che cresce c’è una bambina piccola piccola, così piccola che non può ancora uscire a giocare con lui e bisogna proteggerla e farla stare al sicuro perché diventi abbastanza grande da poter vivere fuori da questo pancione. Sono certa abbia capito. Ai bambini bisogna dire sempre la verità.

P.S. nella prima foto mi si vede indosso la campanella “Chiama angeli” dono della Bruja

 

Amore della zia

7 novembre 2010

al ritorno da Parigi mi aspettava il mio primo nipotino. Dall’enorme al minuscolo, emozioni senza fine.
Già durante l’avventuroso viaggio d’andata, in treno nella notte da Firenze a Parigi, nella cuccetta in alto, separata da Sandro, sopra la testa solo qualche centimetro tra me e il tetto della carrozza rumorosa, sotto il sedere un gruppo di giapponesi russatori forti, un francese salito a Parma e una ragazza londinese pingue e poco silenziosa, allargavo l’esiguo spazio fisico a disposizione con respiri dal cuore inondato di tenerezza per quell’esserino che solo al rientro avrei imparato a conoscere. E difendevo il respiro con salviette profumate, ché tra gli scossoni del vagone nelle zone di montagna e alle fermate, chiusi al buio, l’olfatto acuito avvertiva ogni sfumatura di scarpa ginnica e calzino usato…


La foto del nipotino, nella galleria del cellulare, mi riportava a casa nei rari momenti di disagio e nelle ore di puro incanto, quando mi lasciavo rapire dalla tentazione di non tornare più, deliziata da tutto e soprattutto dagli spazi …
spazio datemi spazio

Il mio fratellino era diventato babbo. A me è toccato far da mamma di cuore al figlio del mio sposo, ma è stata negata la gioia di esser mamma anche di pancia. Non mi ero ancora arresa, soffrivo ancora molto per quella briciola di me, di noi, persa senza neanche un nome… e per quel dolore senza nome, non lutto, ché nessuna persona era mancata … quando interrogavo Écoute.

è tardi? Forse troppo tardi. Perché qualcosa si ribella e grida che invece è presto?
Forse non sarà mai il momento, se sento tanto, se non capisco, se sento tutto, ma non mi ascolto.
Non lo so se lo voglio davvero, quello che non c’è… e se fosse solo un desiderio senza volontà?

E pensavo e ripensavo alla mano accostata all’orecchio dell’enorme testa che pensa e invita all’ascolto, in quella piazza, place René-Cassin, tra le strutture moderne del Forum des Halles e la chiesa de Saint-Eustache. Écoute, la scultura di Henri de Miller non mi usciva di testa. Sì, forse quella testa appoggiata alla mano a sua volta appoggiata al suolo, come gli indiani da film sui sentieri, in ascolto, invita a prestare attenzione ai segnali e alle voci di fuori, alle parole degli altri. O forse, anche almeno, suggerisce un altro ascolto. Quella mano accostata all’orecchio a volte mi sembra una forma di protezione, un appoggio per la testa che scoppia di rumori e parole e voci di fuori. Un tentativo di sentirsi, dentro.

E poi sono uscita di testa. In tutti i sensi, ma in senso buono per lui, il mio nipotino, luce dei giorni di buio.
Tenero tesoro da cullare


Serio serio, con gli stessi occhi di mio fratello da piccino, a meno di tre mesi

Gioia tremante ai primi passi, ottobre scorso

Compagni di giochi con le bolle di sapone

Attore, ormai… sembra pianga, per un dolcetto negato, ma è stato lo spettacolo di Pasqua, tutto sorrisi e versini, gioia di vivere fatta bambino