dal roveto al roseto

Ieri, per Santa Rita da Cascia, la ‘santa degli impossibili’, benedizione delle rose al termine della messa a San Jacopino. Ne ho presa una anch’io, da portare a casa e ho esclamato: “Ma è senza spine!” e Alice: “Gliele avranno tolte, perché le sole rose senza spine sono… ” “nel roseto di San Francesco!”

Sabato scorso, con Roberta ad Assisi, siamo state anche a vedere il roseto, vicino alla Porziuncola e oggi mi piace mettere qui il racconto del frate minore Francesco Bartoli, che scrisse un Trattato sull’indulgenza di Santa Maria della Porziuncola. nella prima metà del XIV secolo, raccontando in maniera dettagliata l’esperienza di san Francesco poco prima del colloquio decisivo (per il dono immenso che ci ha lasciato) con Gesù e con Maria:

«stando san Francesco nella cella, che era nel giardino accanto alla chiesa di Santa Maria, nel mese di gennaio, e vegliando in preghiera nella notte, ecco Satana che venne e gli disse: “Francesco, perché vuoi morire prima del tempo? O ignori che dormire è l’alimento principale per il corpo? Perché stai facendo altro? […] Perché dunque ti punisci con veglie e preghiere?”. Allora san Francesco uscì dalla cella spogliato dalla veste e entrò nel bosco attraverso una siepe grossa e serrata, consegnando il suo corpo ai rovi e alle spine. E disse: “Inestimabilmente è meglio per me conoscere la passione del Signore, piuttosto che cedere alle seduzioni del nemico”. Quando il corpo fu insanguinato, sopravvenne una grande luce, apparvero numerosissime e bellissime rose bianche e rosse dal mirabile profumo e assieme allo splendore vi fu una moltitudine di angeli sia nella chiesa che presso di essa. E allora gli angeli dissero a san Francesco: “Vai velocemente in chiesa dal Salvatore e dalla madre sua”».

Nella foto di ieri, mentre sistemavo la rosa di santa Rita nel vaso, si vede che indosso il braccialetto con le medaglie di san Benedetto. C’entra anche il monaco di Norcia! Come raccontava, qualche secolo prima di san Francesco, papa Gregorio Magno narrando la vita di san Benedetto:

«Un tempo egli aveva veduta una donna ed ora lo spirito maligno turbava con triste ricordo la sua fantasia. E fiamma sì calda il diavolo suscitò nell’animo del servo di Dio con quella appariscente bellezza, che egli non riusciva più a contenere il fuoco dell’amore impuro e già quasi vinto stava per decidersi ad abbandonare lo speco. Fu un istante: illuminato dalla grazia del cielo, ritornò improvvisamente in se stesso. Visti lì presso rigogliosi e densi cespugli di rovi e di ortiche, si spogliò delle vesti e si gettò, nudo, tra le spine dei rovi e le foglie brucianti delle ortiche. Si rotolò a lungo là in mezzo e quando ne uscì era lacerato per tutto il corpo; ma con gli strappi della pelle aveva scacciato dal cuore la ferita dell’anima, al piacere aveva sostituito il dolore; quel bruciore esterno imposto volutamente per pena, aveva estinto la fiamma che ardeva all’interno, e così, mutando l’incendio, aveva vinto l’insidia del peccato».

Ma per san Benedetto lacerazioni e strappi, invece per il giullare di Dio il roveto divenne roseto e di rose senza spine.

Rosa Canina Assisiensis

le colline si cingono di esultanza…

Stamattina alle lodi mi tornava in mente il verde dell’Umbria, le colline dal finestrino del treno e le foglie degli alberi nel bosco di San Francesco

… visiti la terra e la disseti: *
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque; *
tu fai crescere il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra: †
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, *
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

Coroni l’anno con i tuoi benefici, *
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto *
e le colline si cingono di esultanza.

I prati si coprono di greggi, †
di frumento si ammantano le valli; *
tutto canta e grida di gioia…

i prati coi papaveri mentre si saliva dalla stazione di Assisi alla Basilica di San Francesco e il prato bello lì davanti,

con il tau e la parola pace

e i papaveri dal finestrino del treno …

Stasera, invece, mi torna in mente la sorpresa nel vedere il lago Trasimeno dal finestrino del treno, al ritorno da Assisi a Firenze, con la voglia di raccontare tutto al babbo…

e sono quasi cinque anni che babbo è morto, vivo altrove.

((Assisi, 13 maggio 2023.
frammenti
Segue)