LETTERE di Alessandro Dehò

Arrivate alla fine di dicembre, prima del congedo dal 2020 che tanto ci ha scavati un po’ tutti e rimescolati, le travolgenti LETTERE di Dehò mi avevano subito coinvolta. Troppo. Mi sono fermata qualche giorno a spazzare via un po’ di polvere, senza pretesa di rimuovere macerie su cui altri (o l’Altro) potrà forse ricostruir(mi).

Conosco la tentazione di ritirarsi in silenzio, rifiutare inviti a scrivere e “rovistare tra ferite che ancora bruciano”, ma riconosco ancor più “l’urgenza della scrittura, questo demone salvifico, questo bisogno irrinunciabile…”. Resa magnifica. “…scrivere, in fondo, è arrendersi”.

In accompagnamento alle parole scritte, le parole cantate intrecciate con le note: ogni testo è seguito da una canzone, musiche come un respiro e spazi che “non sono un contorno”, anche canzoni note in altre versioni, come Todo cambia di Mercedes Sosa o Sidun di Fabrizio De André e La Sposa indimenticabile nell’interpretazione di Giuni Russo, ma tutte, qui, proposte nella versione cantata da Ginevra Di Marco, mia concittadina sensibile e raffinata che mi è toccato imparare a conoscere meglio e amare grazie a un tizio dalla discutibile fede calcistica (l’unico link che non ho seguito è quello alla traiettoria di un certo pallone…il mio cuore viola mi frena! Nemici nel calcio, anche se sento Alessandro Dehò profondamente fratello). Qui ripropongo la prima canzone reinterpretata da Ginevra: Tutto cambia.

Le parole alla nipotina che Alessandro scrive, da zio, dopo la morte del padre Franco: “io non voglio che tu dimentichi il nonno… troppo importante, è importante per te. E forse anche per me, che figli non ne ho… ho tanta paura dello spreco dell’amore” riaprono ferite e riaccendono speranza e voglia di far vivere ancora un altro nonno, il mio babbo, che a mia figlia e sua nipote manca come manca a me, anche se lei lo ha conosciuto per pochi anni e non quando era un vulcano di energie, amore, idee, slanci, generosità e impegno. Dovrò parlare a Viola del suo grande fragile indimenticabile nonno.
E la farfalla… per me, la farfalla è un segno preciso. Quando vedo volarmi vicino un paio di ali bianche so che babbo mi è accanto.

Chi conosce una storia un po’ taciuta capirà perché questa pagina:

mi ha fatta piangere. Anche se mio padre l’amore vicino l’ha vissuto e moltiplicato.

Per stasera mi fermo qui, forse. Forse riprendo più tardi e intanto pubblico… tanto non sto scrivendo un articolo di giornale, questo è solo il mio piccolo blog personale, terapia selvaggia alla sete di senso che nulla di finito mai colmerà

5 pensieri su “LETTERE di Alessandro Dehò

  1. Pingback: Solo un p.s. a LETTERE | briciole di nuvola

  2. tutto questo amore, perchè è più forte anche della morte.
    E’ così.

    Queste pagine, sono meglio delle pagine di giornale.
    E l’amore non cambia… mentre ascolto Ginevra

    • tutto cambia mano a mano
      che anch’io cambi non è strano

      Ma non cambia mai il mio amore
      che mi sente da lontano
      né il ricordo né il dolore
      della terra e della gente

      ciò che già è cambiato ieri
      cambierà domani ancora
      e se tutto il mondo cambia
      che anch’io cambi non è strano

  3. non sono parroco nè prete, MA MI RITROVO COMPLETAMENTE NELLE SUE PAROLE…

    forse il meccanismo che si rompe, è qualcosa in noi, che poi deve risorgere.. mentre suonano le campane della chiesa qui vicino.

    • “quando senti che qualcosa vicino al cuore si rompe o sei abbastanza cinico da fingere oppure ti scopri” e qui nessuno sa fingere che non si sia rotto qualcosa e ci si scopre parecchio e si piange e forse dalla distruzione si rinascerà

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