Il tramonto sul fiume,
i passi tra una riva e l’altra,
ogni ponte un respiro più lento e un pensiero in volo…
mi mancavano le mie passeggiate.
Alberi e passi, nuvole e foglie riflesse nell’acqua,
rami spogli a svelare più cielo dopo le volte aranciate e i tappeti d’oro dell’autunno, colori nuovi in terra, marrone, nero, verde cupo, fiammate di rosso, sfumature di rosa e viola nel tramonto… e il suono dell’Arno, il vento sul viso, i versi degli uccelli, i profumi del bosco.
Certo, per tornare a correre ci vorrà pazienza, nessun infortunio stavolta, solo lo strascico di fatica e fiato corto di una broncopolmonite che mi ha debilitata (di suo e per via della cura, gli antibiotici che hanno stroncato i microbi mi lasciano a terra). Intanto mi godo le luci più belle, l’amore di Sandro e Viola, l’Amore che chiede ancora di nascere in noi e di farci rinascere, celebrato in tanti modi. Nel modo più semplice e dolce, con i presepi che mi piace allestire e ammirare. In casa il presepe di sempre, quello di quando ero bambina, con il Bambinello nuovo, da pochi anni, dono di un’amica di Napoli, in terracotta e lino, un piccolo gioiello per sostituire il Gesù perduto.
Quello bello in chiesa, a San Jacopino,
ancora a San Jacopino in giardino
dove si nota bene, meglio prima del tramonto, la nuova ospite della scenografia del presepe vivente della Vigilia; la gattina nera Stina, presto mamma di nuovi micini, ora spesso ai piedi del Bambino.
E di nuovo in chiesa, in San Donato in Polverosa: con le pecore e i pastori vicino all’ingresso,
ma il Bambino Gesù anche accanto all’altare, sotto il Crocifisso.
Nato per morire per noi, morto per farci nascere alla vita che non passa più.
GRAZIE
Non a caso il giorno dopo Natale si ricorda il primo martire, Santo Stefano, che mentre moriva perdonava e vedeva spalancarsi il cielo…
Per Santo Stefano il Concerto di Natale a San Jacopino, per organo e quartetto di ottoni. Bellezza, cibo per l’anima.
Ci ho portato anche Viola.
A pranzo eravamo da mia madre, il 26 come il 25, mi manca sempre babbo, sedermi al suo posto a tavola mi fa ancora un certo effetto, ma lo sento in giro per casa il suo amore. Viola sta volentieri dove il mio babbo ascoltava musica, pregava, leggeva… lei ci disegna e mentre noi ‘grandi’ eravamo al caffè mi ha chiamata: “Mamma sono al tavolino del nonno, vieni accanto a me?” mi ci sedevo spesso a fumare col babbo, prima del suo infarto, lui il sigaro Antico Toscano, io le maledette sigarette ormai abbandonate da quasi due anni. Ora ci si colora con matite o pennarelli.
Vita.
Luce