Correre per me era gioia di scoprirmi più viva all’aria aperta dopo anni di respiri interrotti, una forma di preghiera senza parole, meditazione in movimento, sfida a me stessa e a mille piccole paure, anche ai limiti immaginari prodotti da malattie del passato, educazione, traumi…
Correre con le nuvole per soffitto e l’erba sulle rive del fiume come bordo della pista era e sta tornando una terapia selvaggia per l’inclinazione alla chiusura, alla malinconia, al mettermi all’angolo da sola.
Correre o camminare in ogni stagione, con la pioggia
con il freddo col caldo con il tempo incerto tra nuvole e sole di una strana primavera piena di estivi papaveri rossi e ventate fredde e foglie marroncine ancora autunnali, terra secca crepata
e pozze da primo acquazzone, mi fa vedere ogni volta nuovi i luoghi che ormai saprei a memoria…
e vedersi alzare in volo tutti insieme i piccioni spaventati da un ramo secco spezzato in un salto…
o ascoltare cinguettar di passeri e strida di cornacchie, spiare merli e qualche rara nitticora… anche se i voli più teneri sono quelli effimeri delle farfalle. Ogni volta che una farfalla bianca mi sfiora la mano o il viso sento una carezza del babbo, immagino una sua carezza dal cielo.
Correre mi ha fatto anche fare (quasi) pace con la primavera, per me allergica e con i nervi a fior di pelle, la stagione più irritante, per occhi e naso per via del polline (ma da quando ho smesso di fumare, ormai da più di un anno e tre mesi, ne soffro meno), per l’umore col contrasto tra l’esplosione di bellezza intorno e le ombre nude dentro. Con la corsa mi stavo mettendo in sintonia con i ritmi della luce e delle stagioni.
Poi lo stop, l’infortunio, il dolore e la diagnosi con prognosi di almeno sei mesi a riposo forzato. Ultima corsa intensa a fine gennaio…
a metà febbraio iniziata la riabilitazione con un giovane fisioterapista mio amico e in due mesi mi ha già rimessa in condizioni di camminare svelta per due ore e correre (piano) un chilometro a volta. Non di più, ma sono tornata! Gioia che può capire a fondo solo chi ha corso per amore della corsa e per qualche ragione ha smesso o interrotto a malincuore.
Riprendere è commovente, come la bellezza intorno, ricominciare è esaltante anche se non dovessi mai vincere una gara, perché la vera sfida è con i miei limiti e anche con il più grosso dei miei limiti: l’insofferenza ai limiti.
Sembra un gioco di parole, ma è importante scoprire fin dove è bello superarsi, spostare in avanti i confini del possibile, dissolvere con l’esperienza i paletti immaginari costruiti dalla mente o dalle paure altrui senza però oltrepassare i limiti reali, senza forzare, senza farsi male. Ascoltarsi, conoscersi, mettersi alla prova. Un allenamento buono anche per altre sfide, per le prove che non ci diamo da soli, forse
Non ho mai corso per amore della corsa ma penso di poter comprendere. Sì, è un allenamento anche per le altre sfide
❤