Sei anni dopo

Sei anni sono passati dall’agghiacciante giornata di odio e follia omicida che il 13 dicembre 2011 ha insanguinato Firenze.
Indagini chiuse in fretta per la morte del reo, ma ferita ancora aperta. E riaperta da nuovi venti di razzismo e paure indotte e odio coltivato.

Gesto isolato di un folle? Folle di certo, ma non così isolato. E non solo folle. Scriveva i suoi lucidi deliri razzisti condivisi su siti neofascisti (tutto fatto sparire, nelle ore successive, da zelanti militanti di estrema destra attenti all’apparenza, mentre altri inneggiavano al nome del killer su pagine facebook create appositamente… teste vuote, sì, ma se più brutali, almeno meno ipocriti).
E il clima di ostilità nei confronti di stranieri, migranti, esseri umani spesso chiamati “clandestini” come fossero merci di contrabbando o sostanze illecite e non persone in fuga da miseria, guerra e dittature, non va considerato?

Ricordo come fosse ieri quel giorno di dicembre, la paura che entrava nelle ossa più che il freddo, l’angoscia al pensiero che pochi minuti prima della strage in piazza Dalmazia, al mercato, vicino a dove abitiamo, passeggiavano Silvia con Bernardo… il mio nipotino giocava sul marciapiedi a pochi metri da dove, poco dopo, un fanatico razzista avrebbe spezzato la vita di due uomini.

Il nome dell’assassino venne detto subito, le vittime indicate a lungo solo come “i senegalesi uccisi”. Il nome suo non lo cito qui, si trova in tutti gli articoli, qui voglio ricordare Samb Modou e Diop Mor, che a Firenze vivevano e lavoravano. E a Firenze sono morti, assassinati in una fredda mattinata di dicembre.  Con loro venne colpito Moustapha Dieng, rimasto in vita, ma ricoverato a lungo in prognosi riservata e condannato da quei proiettili alla paralisi.
Delle illazioni offensive (“regolamento di conti”… lo sport preferito da troppi, dare la colpa alle vittime, non riguarda solo la violenza contro le donne, magra ‘consolazione’ che amareggia anzi ancor più) e dei sogni spezzati di Modou e Mor si leggeva qui.

Nel pomeriggio, l’assassino, prima di morire suicida, sparse terrore e sangue in un altro mercato fiorentino, in pieno centro storico: gli spari al mercato di San Lorenzo ferirono Sougou Mor e Mbenghe Cheike.

Sabato 17 dicembre 2011, dopo tanto tanto tempo che non uscivo da sola se non per piccole mete vicine (stavo meglio, ma ero ancora convalescente… ma questa è un’altra storia, anche se la vita è sempre un intrecciarsi delle nostre piccole vicende personali con gli eventi che toccano la coscienza collettiva), mi sono messa sciarpa e guanti e ho lasciato a casa lo sposo stanco e raffreddato per andare al corteo contro il razzismo.

17.12.11da piazza Dalmazia

Anche a piedi è così vicina a casa nostra piazza Dalmazia!

17.12.2011 da piazza Dalmazia
Via via che mi avvicinavo alla piazza della strage, luogo di partenza della manifestazione per onorare le vittime e far sentire alla comunità senegalese di Firenze che tutta la città era stata colpita, sentivo come un abbraccio quel mescolarsi di lacrime silenziose e sorrisi di bimbi, manifesti colorati e sguardi dalle finestre… certo, alcune sigle politiche stonavano, come alcune grida e assenze (o presenze in favor di telecamera), molti in città erano più presi dallo shopping prenatalizio, ma tanti tanti fiorentini, ragazzi e anziani, erano in corteo o salutavano commossi dai marciapiedi e dalle finestre spalancate. Anche solo con uno sguardo muto che diceva tutto.
E non sono rimasta sola nella folla… a parte le parole scambiate in francese con alcuni migranti arrivati a Firenze da altre città, a parte gli sguardi lucidi di donne riconosciute in quell’occasione, ma già incontrate in altri luoghi…

17.12.2011 donne in piazza santa maria novella

mi sono ritrovata con Daniela, vicino alla Fortezza, ho conosciuto Helen

17.12.11 vicino alla Fortezza

e siamo rimaste insieme fino alla fine, in piazza Santa Maria Novella,

sabato 17 dicembre 2011 al corteo per Samb e Diop

dove eravamo davvero in tanti

17.12.2011 piazza santa maria novellapoi, stanca di comizi e in riserva di energie, mi sono incamminata in senso inverso e ancora arrivavano persone da piazza Dalmazia…
alla stazione c’era uno striscione enorme

17.12.2011 stazione corteo

 

Il 13 dicembre di sei anni fa in Piazza Dalmazia furono assassinati Samb Modou e Diop Mor (i nomi delle persone uccise voglio ricordare, non quello dell’omicida)

 

furono feriti in modo grave Sougou Mor, Mbenghe Cheikh e Moustapha Dieng (che non potrà più essere autosufficiente).
Ancora oggi sono ancora in vita strutture indegne di un Paese civile come i CIE, continuano a morire in mare profughi e richiedenti asilo che cercano di raggiungere le coste italiane, non vengono prese in considerazione le proposte di legge per dare il voto ai migranti e la cittadinanza ai figli d’immigrati che nascono in Italia.

 

4 pensieri su “Sei anni dopo

  1. Non sono razzista, fascista, skinhead ( tra le altre cose non ho in comune,non essendo di sinistra, nemmeno l’odio verso il “turboliberismo” e “neoliberismo”, giusto per restare ai “temi” dell’irruzione di Como…) ma non riesco a condividere il tuo post, CATE ( a parte il dolore per la morte di queste due persone ed il grave ferimento del terzo). Innanzitutto non è vero che non c’è una legge per dare la cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia. Al diciottesimo anno di età se ne può fare richiesta. Cittadini non comunitari che hanno preso la cittadinanza nel 2015 sono stati circa 160000 a fronte dei nemmeno 20000 di quattro anni prima; stiamo quindi assistendo ad una crescita esponenziale. Poi si può discutere se e come migliorarla, togliendo qualche cavillo burocratico ma dire che non esiste la legge è falso. E personalmente ( e te lo dice uno cui farebbe volentieri a meno di QUALUNQUE cittadinanza) ritengo che si possa dare a chi ne fa richiesta perché magari ci può essere qualcuno che viene in Italia con la famiglia solo per motivi di lavoro e poi se ne vorrebbe tornare nella propria “patria”. Tra l’altro i bambini hanno gli stessi diritti di quelli “italiani” escluso il voto….
    Sarebbe bello poter aiutare tutti ma se arrivassero 100 persone a casa tua saresti in grado di sostenerli tutti? Anche fossero molto di meno avresti difficoltà anche solo per farli dormire. E’ razzista dire che non possiamo accogliere tutti? Senza contare che i profughi che vengono sono pochissimi e i poveri veri di quei paesi restano nella loro “patria” perchè non hanno i soldi per imbarcarsi anche quelli più “ricchi” che vengono da noi sono i benvenuti se si integrano e lavorano o cercano lavoro. Quello che crea maggiori problemi è vedere la questione solo da una “parte”: ovviamente io non mi schiero nè con coloro che danno risalto ai problemi che creano gli immigrati, nè tra coloro che li difendono sempre e comunque e omettono fatti sotto gli occhi di tutti. Ormai è diventata moda tra le file radical chic parlare di “populismo” senza che nessuno di loro abbia la minima idea di quello che succede nelle periferie e non solo.
    Dare sempre e comunque la colpa all'”occidente” è questione che riguarda destra e sinistra ( Tale e Quale). Io sto come sempre dalla parte opposta, “occidentalizzare” il mondo

  2. ciao Cate. Siamo tornate a scrivere lo stesso giorno… e hai fatto bene ad andare, se ti sentivi di farlo; ogni tipo di impegno sentito ed importante ci fa bene. E mi sembra di rivedere quella ragazza che ho conosciuto tanti anni fa ormai 🙂
    ti abbraccio.

    Roby

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