durante la tempesta

Arc en ciel oggi verso sera, come un abbraccio di luce non dopo il temporale, ma in mezzo alla pioggia, un sorriso del cielo tra fulmini e scrosci d’acqua tanto invocata …

la mattina ancora si boccheggiava nell’afa, il breve temporale del giorno prima aveva lasciato solo umidità in più nell’aria della città e la terra ancora screpolata nelle campagne… non ci si voleva illudere per i nuvoloni e quel vento nuovo su in collina.
Mattinata di esami e controlli all’ospedale pediatrico… occasione per stare insieme, con la nostra bimba meravigliosa


“Mamma, mi fai le stelle e la Luna con i tuoi colori magici? Così non avrò paura…”
E dopo le visite… 

felicità monella.
Altri impegni e prove di cui non è il caso di scrivere… poi un’uscita senza Viola, solo con Sandro.

E una pioggia vera, forte, capace di cambiare non solo l’aria intorno ci ha sorpresi stanchini, sì, ma divertiti come bambini.

Gratitudini tra il detto e il non detto

Un altro compleanno mancato

Firenze notturna, foto di Riccardo Magherini

Una notte di marzo, in Borgo San Frediano, un giovane fiorentino è morto. Era spaventato, confuso, disarmato, chiedeva aiuto… sono arrivati i carabinieri e l’hanno tenuto fermo a terra per diversi minuti. Poco dopo è morto. Era in preda a una crisi di panico o aveva davvero paura per motivi ben precisi, dicevano fosse morto per asfissia, poi hanno detto anche altre cose… noi ricordiamo che chiedeva aiuto, implorava AIUTO, ricordava che aveva un bimbo piccino… 
Riccardo Magherini, ex calciatore delle giovanili viola, fratello di Andrea, babbo di Brando, figlio di Guido, amico di tanti, avrebbe compiuto quarant’anni il 17 giugno di quell’anno, il 2014.

Riccardo Magherini giovanili viola

E per quel primo compleanno mancato lo hanno ricordato in tanti.
Gli volevano bene in tanti, davvero, perché era un ragazzo speciale, estroso, fragile, certo non un violento. E la sua morte è stata un insulto alla ragione e al cuore.

Riki flash mob di maggio

La notte tra il 2 e il 3 marzo 2014, Riccardo, immobilizzato a terra gridava “Aiuto! Non mi ammazzate… ho un figliolo piccino”. Sul suo corpo escoriazioni e lividi su gambe, braccia, volto, schiena denunciano la violenza testimoniata da più parti. Violenza subita da chi avrebbe dovuto aiutarlo.
A un certo punto venne chiamata anche l’ambulanza invocata da chi non c’è più e chiamata in ritardo da chi forse non pagherà… senza fretta, “freddo non ne prende, con due carabinieri sopra”.
Ci sono video, registrazioni di telefonate, testimoni intimiditi… due testimonianze in particolare sono state raccolte in modo inquietante:

“… circostanze molto gravi. Una è la ragazza che per prima, parlando con un cronista di “Repubblica”, ha raccontato di calci sferrati su Riccardo mentre era a terra ammanettato. Racconta di essere stata convocata al palazzo di giustizia alle ore 9,30 dell’8 marzo con una comunicazione alle ore 22 del 7 marzo. Spiega che il suo interrogatorio è durato dalle 9,30 alle 15. Dichiara: “Prima che iniziassi a rispondere alle domande, uno dei carabinieri ha definito il mio atteggiamento “immorale” poiché non mi ero rivolta immediatamente di mia spontanea volontà nei loro uffici e “avevo preferito lasciare interviste a sconosciuti”(cioè un giornalista – ndr)”. La ragazza racconta di essersi messa a piangere e di aver spiegato che l’atteggiamento del carabiniere la metteva in soggezione, che aveva ricevuto la convocazione con pochissimo preavviso e che quel giorno stesso sarebbe dovuta partire per Roma. “A questo punto – racconta – lo stesso carabiniere mi ha detto con un tono arrogante e minaccioso che ovunque mi fossi trovata lui stesso sarebbe venuto a cercarmi”. Aggiunge che durante tutto il corso della sua deposizione “il carabiniere e il poliziotto presenti mi hanno fatto specificare che mi trovavo a mio agio e mi hanno ripetuto frequentemente di ricordarmi del reato di falsa testimonianza”.

Sconcertante anche il racconto dell’altra testimone. Lei conosceva di vista Riccardo Magherini e per un attimo se lo era visto salire sulla sua auto mentre percorreva Borgo San Frediano e Riccardo era fuori di sé, convinto che qualcuno volesse ucciderlo. Poi, dopo aver assistito al fermo, era tornata a casa. Riferisce che alle 5,15 fu svegliata dalla telefonata di un maresciallo dei carabinieri che la convocò seduta stante in caserma in Borgognissanti, spiegandole che era urgente perché c’erano delle vetrine infrante, un furto (di un telefonino) e c’era bisogno della sua testimonianza in vista del processo per direttissima. In realtà Riccardo Magherini era stato dichiarato morto al pronto soccorso di Santa Maria Nuova alle 3 del mattino, quindi non poteva esservi alcun processo per direttissima. Ma la testimone, giunta verso le 6 in Borgognissanti, riferisce che, alla sua richiesta di informazioni sullo stato di salute di Riccardo Magherini, il maresciallo rispose in maniera evasiva. “Come sta questo ragazzo? E’ in ospedale?” Risposta: “Eh sì”. “Ma gli faranno un Tso (trattamento sanitario obbligatorio)?” Risposta: “Mi sa che glielo hanno già fatto”. Riccardo era già morto da ore e alla teste, invece, fu fatto credere che doveva deporre in un processo per direttissima. E quando riferì che il fermo era avvenuto senza violenza ma di aver visto dei calci mentre l’arrestato era a terra, si accorse che il maresciallo non premeva più sui tasti del computer. Protestò. Risposta del maresciallo: “Non so, la deposizione è la sua, signorina, lo vuol scrivere?”.

Ci sono testimoni, video, tentativi di alterare le indagini e ci sono un fratello, un padre, tanti amici che non stanno zitti. 

Riki flash mob 10 maggio Riki flash mob di maggio

Riki mio babbo

Mi rifiuto di pubblicare qui le foto del suo cadavere, tante volte ripassasse a leggere la sua mamma, dolcissima Clementina, che non merita altre pugnalate al cuore, ma un’occhiata basta a capire che non è morto per l’attacco di panico. Non aprite il link se non siete forti.
Qui lo ricordo così, col suo sorriso strappato troppo presto a chi lo amava

Riccardo Magherini e gigli

E ora? Oggi un altro compleanno mancato, ma un altro dono di amore per Firenze. E una presenza viva, sempre.

17 giugno 2017 Guido Magherini e il defibrillatore in piazza

Oggi, 17 giugno, Riccardo Magherini avrebbe compiuto 43 anni. 
Brando sta crescendo senza il babbo, anche se circondato d’amore, con un super nonno e uno zio favoloso e tutta una famiglia di cuore che gli farà sempre ricordare da chi è nato. 
Brando, il tuo babbo ha pensato a te fino all’ultimo minuto della sua vita, non ti avrebbe mai lasciato solo di sua volontà e infatti non ti ha lasciato solo. Questo non ti consolerà, non lenirà il dolore dell’assenza, ma nessuno dovrà permettersi di gettare fango sulla memoria di tuo padre. Che ti amava e veglia su te e i nipotini Duccio e Stella da … da non saprei dirti, da qualche punto oltre le stelle, oltre il tempo e lo spazio, sopra ogni violenza e ingiustizia.

17 giugno 2017 per Riky

le temps des cerises

Mais il est bien court le temps des cerises
où l’on s’en va deux cueillir en rêvant
des pendants d’oreilles..

“Questo mondo così com’è fatto non è sopportabile.
Ho bisogno della Luna, o della felicità o dell’immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo”
(Albert Camus, Caligola)

lunatici

Una notte di sonno e di sogni stregati dalla Luna,

qualche minuscolo passo avanti,

lo zainetto che ricorda Riccardo Magherini pronto per il ritorno a scuola,

una monella guarita contenta e un po’ spaventata all’idea di ricominciare l’asilo, contenta di andarci vestita elegante, con la codina e il vestito bianco di estate, rosso di fiori…

 

c’est la vie, dolce come una ciliegia, ma con un nocciolo duro e velenoso, da non masticare 

 

 

Viola a casa

Ultima sigaretta all’alba di nascosto dai guardiani… mercoledì 7 giugno.

Ultimi saluti a nuvole e olivi dal parcheggio esterno del Meyer…

Medaglia del coraggio da Riky per la piccola forza della natura che ha smentito chi sosteneva fosse necessario il sondino per nutrirla… 

Ultimo pranzo a bischero in attesa della dimissione (e primo latte nella tazza nuova dei Super Pigiamini per la paziente in uscita).

E Viola è a casa da mercoledì pomeriggio.
L’ultima volta che ho scritto “E Viola è a casa” con lo stesso pieno di emozioni è stato quando ci hanno lasciate tornare dal reparto Maternità. Primo ricovero in quattro anni di vita. Non posso dire che sarà l’ultimo, ma voglio sperare sia stato l’ultimo per tanto tanto tempo. In ospedale non si sta bene. Ci si va quando è necessario, ci si resta SOLO finché strettamente necessario. La vita è fuori.
Grazie alla principessa Elsa che continua a far arrivare gelato magico …

 8 giugno 2017 gelato a casa

… dal ditino curioso alla paletta golosa…

8 giugno 2017 gelato con la paletta

“Posso venire a farmi truccare da principessa da te?” E me lo chiedi, amore mio?

in negozio con mamma e a casa dei nonni …

Oggi non si sentiva di uscire, la classe era in gita, la baby-sitter impegnata altrove, mamma a lavoro… l’ho lasciata dai miei e a metà mattina mia madre mi ha fatta piangere di gioia: nipotina e nonno allo stesso tavolo, la mia bimba e il mio babbo venuti fuori entrambi da ricoveri lunghi e con incerte diagnosi… Viola e Lodovico, le mie ragioni del cuore, oltre all’amore per il babbo di Viola che, però, è altro.  


Tante coccole… abbiamo da recuperare più di una domenica insieme, piccolina.

Ma lunedì si torna all’asilo!

 

Regine e principesse

Domenica mattina, dopo uno scambio di messaggi all’alba, appuntamento col cappellano del Meyer, il dolcissimo don Fabio, per la confessione prima della messa di Pentecoste. Scoperto un angolo di pace in questo posto, considerato un’eccellenza della sanità (in effetti è un ottimo ospedale pediatrico e ci lavorano specialisti di primo livello), ma pur sempre un ospedale. Per me, in fondo, poco diverso da un carcere.

La sera, con la minaccia incombente non solo di nuovi esami invasivi per la nostra bimba, ma soprattutto del sondino nasogastrico per alimentarla artificialmente (le flebo dopo tanti giorni non facevano molto, ancora Viola non riusciva a mangiare né a bere e neanche a deglutire la saliva), con lo sposo disperato e una stanchezza infinita addosso (anche per altre ragioni mie personali che qui non dirò), un tentativo di aggirare il blocco psicologico della piccina, perché ormai la tonsilla infetta si era sgonfiata e impedimenti meccanici alla deglutizione non erano visibili.
Il mio doc mi aveva suggerito le parole per rassicurarla, “non ti può succedere nulla, ma se proprio dovesse succedere…siamo già in ospedale e ti salvano subito le dottoresse brave” e di portarle cibi irresistibili, morbidi, come Nutella o gelato.
Inutile dire che Viola finora non aveva mai assaggiato la Nutella o il gelato. Nutella di domenica sera non sapevo dove trovarla (in casa solo cioccolato fondente), ma il gelato… mentre tornavo al Meyer dopo una sosta a casa, mi sono fermata in gelateria lungo la strada e in una coppa viola, con paletta viola, ho fatto mettere fior di latte, crema e yogurt. Non doveva essere per Viola il gelato comprato da mamma, ma il gelato magico preparato per lei dalla principessa Elsa in persona, autoesiliata dal regno di Arrendelle, nel favoloso castello di Frozen.

E Viola l’ha assaggiato. Pochino, ma l’ha messo sulla lingua.

All’alba ne parlavo su un social e un’amica lontana solo nello spazio si è prestata a impersonare Elsa in un messaggio vocale. Grazie, Eli!

Insomma, la mattina dopo Viola era felice di dire alla principessa Elsa che aveva gradito il dono e che prometteva di essere coraggiosa. E, vincendo la paura di soffocare (la TAC aveva evidenziato microgranuli di muco e saliva e forse anche frammenti di cibo andati giù per la via sbagliata), si è messa a leccare il cucchiaio dello yogurt.

Poi c’è stato un incontro con tutto un team di specialisti, la neuropsichiatra, la logopedista (che le ha ricordato come si ingoia), la dietista, la dottoressa di medicina interna. E si è cominciato un lavoro…che oggi stavano per mandare in vacca per mancanza di comunicazione non solo con noi, pure tra colleghi dello stesso meraviglioso nosocomio. 

Lunedì mattina a lavoro. Mi chiamano dal Meyer: “è richiesta la sua presenza alle 14 in reparto”. Chiudo il negozio e corro al pediatrico.

Volevano farmi autorizzare l’inserimento del sondino. NO! Lasciatemi parlare con mia figlia, prima. “Ma non deve dirle… non deve spaventarla…”.

Viola è piccola, non scema. Ha solo quattro anni, ma capisce, lei.

“Viola, stanno per metterti un tubo che dal naso farà passare il cibo nel pancino, visto che non stai usando abbastanza la gola. Che vogliamo fare?” E Viola ha chiesto latte e biscotti. Non ha più smesso di chiedere latte e biscotti e oggi le hanno staccato le flebo.
E siamo uscite a rincorrere farfalle e lucertole…sempre al Meyer, ma all’aria.


A volte le favole aiutano più che le medicine e le preghiere possono evitare esami invasivi.

Non sempre.

Quando serve la medicina, il resto può aiutare, non sostituire.

Ma a volte…

E stavolta Frozen batte gastroscopia, sondini, ecc…


 

Poi c’è sempre chi ti ruba la felicità, magari solo per poche ore. Ne scriverò, forse… ma non ora, ora c’è da passare l’ultima notte al Meyer, perché domani, in un modo o nell’altro, la Principessa Viola torna a casa, parola di strega o di “Regina mamma” come mi chiama la cucciola coraggiosa e buona che mi è toccata come figlia. Se la dimettono come promesso stamattina, bene. Se saltano fuori altre cose spiacevoli come oggi pomeriggio… si firma e ce la portiamo via. Mamma e Re Babbo.

e domani è Pentecoste

un giorno alla volta, sì, un’alba alla volta… ma con tante notti in ospedale perdo il filo dei giorni.
Mi sono resa conto ora che domani è Pentecoste.
Sono diverse notti che non tocco il mio letto, anzi, il nostro letto… mi manca il mio sposo. Accanto a Viola ricoverata ancora al Meyer non si sa per quanto (sono venute fuori cose nuove, servono ulteriori accertamenti, ma ieri era festa, oggi sabato, domani domenica… fino a lunedì solo i prelievi di routine), a volte mi appisolo, ma non metto insieme due ore di sonno per notte. E la luce del mattino mi brucia gli occhi stanchi di pianto. Inondati comunque di bellezza sparsa, tra nuvole e rami.


…se non guardo l’edificio, ma verso il cielo o le colline, per rari e preziosi momenti mi dimentico che siamo recluse..

poi torno dentro. E quella scala non porta alle nuvole, no.

Stamattina almeno un’ora di libertà dalle flebo per la nostra piccolina, non di più, perché ancora non mangia e neanche beve e si disidrata in poco tempo. Qualche momento di svago per Viola in ludoteca, qualche ora fuori di lì per me. Non so come, quando, dove e soprattutto se potrò andare alla messa … prima, oltre tutto, avrei bisogno di una bella confessione, ma … domani è Pentecoste

 

Veni, Sancte Spiritus,
et emitte caelitus
lucis tuae radium.

Veni, pater pauperum,
veni, dator munerum,
veni, lumen cordium.

Consolator optime,
dulcis hospes animae,
dulce refrigerium.

In labore requies,
in aestu temperies,
in fletu solatium.

O lux beatissima,
reple cordis intima
tuorum fidelium.

Sine tuo numine,
nihil est in homine,
nihil est innoxium.

Lava quod est sordidum,
riga quod est aridum,
sana quod est saucium.

Flecte quod est rigidum,
fove quod est frigidum,
rege quod est devium.

Da tuis fidelibus,
in te confidentibus,
sacrum septenarium.

Da virtutis meritum,
da salutis exitum,
da perenne gaudium.

scrivo per non batter la testa nel muro

unico sfogo non autodistruttivo che conosca… fermare i pensieri e i momenti che si accavallano, cercando di mettere in parole l’ansia prima che diventi angoscia. Archiviato, sospeso almeno, l’episodio notturno che mi aveva fatta scoppiare in lacrime e in accesso di rabbia… (essere accusata di “ABBANDONO DI MINORE” per aver chiesto di uscire a telefonare – e fumare un cicchino – tornando non esattamente cinque minuti dopo, da un’infermiera del turno di notte che già mi aveva riso in faccia alla mia richiesta di risposte).
Ora devo concentrare le scarse energie residue per stare vicina a Viola nel modo migliore possibile.


Al Meyer con lei ora c’è il suo babbo. Non sarei di aiuto in questo stato, dopo dovrò tirar fuori tutta la forza e la pazienza del mondo. Accetto malvolentieri, ma sapendo che ha ragione, l’ordine di Sandro di stare buona e calma … pronta a correre subito al pediatrico se dovesse succedere qualcosa, preparata a nuove nottate in ospedale. La notte con Viola è mia. E l’alba e le prime ore del mattino.

 

Stamattina ero più serena. Viola aveva dormito. Qualche risposta, finalmente. E scrivevo:

Esami tutti negativi. E in ospedale NEGATIVO suona come un alleluja. Niente mononucleosi, niente streptococco, niente celiachia, qualunque cosa abbia fatto gonfiare la tonsilla di Viola fino a impedirle di deglutire non è tra i bacilli ricercati. Viola ancora non mangia, ma piano piano ha ripreso a parlare e a non esprimersi solo piangendo. Dice che ha paura e che il filo della flebo le procura fastidio “non male mamma solo fastidio, ma se me lo levano mi fanno male ” vuole tornare a casa e all’asilo..

Le avevano staccato le flebo per farla uscire un momento con noi, nel momento del saluto con lo sposo (Sandro arrivato a darmi il cambio, io pronta per andare a lavorare). L’avevo lasciata a disegnare e giocare in ludoteca…

Tornata quasi come prima, meno scavata… però così debole ancora che mi spaventa l’anestesia totale che le stanno per fare (o forse già in corso)

Nei giorni scorsi si parlava di dimissioni per giovedì (oggi), invece… non mangia e neanche beve, troppo dolore…
Visitata dall’otorino, Viola dovrà fare risonanza magnetica con mezzo di contrasto e gastroscopia, in anestesia totale. Tra poco la famosa TAC che poi era stata annullata e ora tornata in pole position … vorrei correre subito da Viola, ma il babbo ha deciso che ci va lui, visto che la notte lei ha bisogno di me e  lui non vuole che mi sfinisca… ma sto in negozio senza testa per lavorare, pronta a partire di corsa per il Meyer e … preparata (sieee) a passare diverse altre notti in ospedale.
Che almeno venga fuori una risposta!
E che Viola guarisca presto.