Agosto di nuvole rosse in città, dopo mesi difficili, consapevolezza apparente, stanchezza esasperata e poi… dieci giorni nel nostro paradiso terrestre, sull’isola che ancora mi sa curare con il suo mare incredibile, tra pini e scogli.
All’Elba è iniziata la mia avventura, pare… mi raccontavano che venni concepita in una notte di incendi nell’isola che da sempre amo.
Gli incendi sono tornati, forse non come negli anni in cui mi ci portavano da bambina, ma troppi per credere siano stati tutti accidentali.
Uno visto dalla riva, impressionante…
e non scattavo foto di continuo, ma di continuo si vedevano fiamme salire e Viola voleva andare a buttarci l’acqua dalla bottiglietta “così si ferma il fuoco”, tenera, ingenua, solo un pochino spaventata, per fortuna l’ha presa come un’avventura e si immedesimava nei soccorsi finalmente arrivati. Per ore due elicotteri sono andati su e giù, pescando dal mare, rovesciando sul fuoco l’acqua dell’Elba.
Dieci giorni di nuotate come non mi ricordavo quasi, a parte un giorno di scirocco e mare mosso, buono per saltare tra le onde con la bimba, non per tentare di arrivare alla “Punta” e neanche allo “scoglio che bara”… era dall’estate prima di restare incinta che non mi azzardavo a nuotare da sola anche al largo, incurante di brucianti carezze di meduse, nel beato oblio di tutto o quasi quel che avevo lasciato prima del porto.
“Mamma pesce” mi chiamava Viola, in questi giorni volati come un pugno di sabbia tra le sue dita.
Le mie dita “lesse” (piene di grinze e quasi gelate) mi imponevano di uscire dall’acqua quando calava il sole e tornare a riva, a farmi scaldare dall’abbraccio dei miei amori…
Notizie del mondo sfumate in un digiuno di giornali, tv e rete che mi sono imposta per cercare di ritrovare serenità.
Notizie tristi arrivate comunque da un amico lontano solo nello spazio. E lo abbracciamo con tutto l’affetto e lo aspettiamo qui a Firenze per un abbraccio con le braccia e un altro abbraccio e un altro ancora e magari anche un po’ di affettato toscano e i’ pane bòno.
E la gioia di Viola che cresce e contagia chi incontra con la sua vivacità incontenibile.
“Non c’è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità…” a volte non basta, ma senza non ci si può fare.
Due giorni lontana dai miei scogli e … no, non torno giù, non disperdo la ricarica di bellezza che mi serviva più che il pane per tornare in forze. Piano piano si affronterà tutto. Per ora, svuotati i bagagli lasciati in disordine sul pavimento la sera del rientro, lavati quasi tutti i panni, ripresi in mano alcuni nodi, solo qualche immagine per continuare a sognare e condividere con un’amica lontana la meraviglia insperata (non volevo partire, prima, per dire come ci ero arrivata male alla sospirata vacanza, temevo persino il mare e il sole e il viaggio… non volevo ripartire, ovviamente, ma quello ogni volta che devo lasciare Portoferraio).
Nuvole sul mare, nuvole sopra i pini…
un gabbiano vanitoso,
il mare dalla nave del ritorno,
un po’ di viola in mezzo alla strada… profumo di lavanda nell’area di servizio, profumo di rosmarino in automobile (regalo di Adriano per il rientro)
il plenilunio velato dalle nuvole nel cielo sopra Firenze e voglia di musica e bisogno di silenzio
Felice di sentirti serena ti mando un delicato abbraccio 🙂
grazie, tornerò anche a leggerti e … speriamo di non esaurire troppo presto la ricarica di luce
“Non c’è medicina che guarisca quel che non guarisce la felicità…” Come dici tu può non bastare ma…
Leggo che non vuoi tornare giù quindi la vacanza è servita eccome. Certo non sarai più la “mamma pesce” ma Viola se ne farà una ragione ❤ Bentornata CATE 🙂
se non sarò pesce sarò albero e farfalla e … lunatica sempre
Bello leggerti, come sempre, e sentirti felice con i tuoi amore. Bentornata Caterina,
un bacino a Viola
Grazie