“Blue Moon”

31.7.2015 Luna3

anche se quando si è affacciata dai tetti rossi di Firenze, sbucando enorme dietro un palazzo normalmente un po’ triste, era rosa. Aranciata e ubriaca di rosa.

31.7.2015 Luna4

E poi via via più chiara e alta nel cielo …

31.7.2015 Luna su Firenze

31.7.2015 Luna6

… sembrava più azzurra ier sera, non ancora piena, magnetica e sfacciatamente bella mentre giocava con le nuvole.

29.7.2015 Luna1

30.7.2015 Luna1

30.7.2015 Luna3

come un abbraccio

28.7.2015 Fortezza Luna

a passi svelti verso la Fortezza, con il cuore in gola e la stanchezza sotto gli occhi, ma la Luna ancora pallida a dirmi che sì, era giusto andare, andare e camminare con in borsa una torcia e il cartello scritto ieri.

InstagramCapture_ab6dd343-20f2-4a0f-a2af-91abfeaa4d6f
Siamo stanche di processi alle vittime, siamo stanchi… alla manifestazione di stasera c’erano anche tanti uomini.
Riprendiamoci la Fortezza!

28.7.2015 Fortezza

Riprendiamoci la libertà di uscire la sera senza la paura di essere aggredite… un filo di timore mi accompagna sempre, ancora, quando esco da sola. Gli attacchi di panico sono sotto controllo per la maggior parte del tempo, ormai, ma le ferite non si cancellano. Anche se non sentirsi più sola aiuta. Come aiutano i colori, il rosa e viola del tramonto, il bianco della Luna, il rosso fiammante di magliette e smalti… nessuna stasera era vestita da suora, nesssuna zitta e buona a sentire ancora sparare giudizi sulla ragazza che si voleva divertire e invece ha subìto uno stupro di gruppo.

28.7.2015 Paola e Cate alla Fortezza

C’era anche Paola, del gruppo di amici “virtuali” della Radio via web che mi ha sollevata d’umore in tante serate…
Da stasera un’amica anche reale (ma prima non era finta, virtuale non vuol dire nulla di meno che potenzialmente anche concreto), un’amica che mi è stata vicina fino al ritorno a casa. Abbracciata con le braccia finalmente una persona che sentivo vicina anche “solo” scrivendoci on line, abbracciata per la prima volta nella sera in cui in tante e in tanti abbiamo voluto abbracciare simbolicamente la ragazza della Fortezza.

28.72015 Paola e Caterina

Grande, vera, generosa Paola, grazie!

28.7.2015 Paola alla Fortezza
E mi ero portata anche la torcia … effetto strano nel selfie scattato da Paola:

28.7.2015 selfie con Paola

p.s. siamo finite anche su Repubblica

28.72015 con Paola alla Fortezza su Repubblicae il cartello scritto in mezzo a un pomeriggio di corse dietro a Viola è finito anch’esso in primo piano in quella galleria di foto dell’edizione on line di Repubblica

28.7.2015 il mio cartello alla Fortezza“Mamma, che cosa stai scrivendo?”
“Viola, ora non puoi e non devi capirlo… ma è anche per te e per tutte le donne. E anche per gli uomini che non sono bestie, la maggioranza, sai? Sono bravi come babbo, fratellone, ziii, amici… non sono tutti incapaci di trattenere impulsi bestiali e poi dare la colpa alla donna che ‘lei ci stava’ per farla franca”

Per te, cucciola, ti ho lasciata col babbo e sono andata a manifestare anche e soprattutto per te e per le piccole donne che stanno crescendo in questo mondo storto

WP_20150728_025

nuvole

IMG_0112

mi piace giocare a indovinare animali e forme diverse tra le nuvole, mi piace anche solo fermare i pensieri e lasciar correre i sensi incantati dalle sorelle in cielo… sorelle nuvole e sorella Luna,

26.7.2015 Luna

tra scogli e stelle quando si può, tra muri e fili per stendere i panni quando il mare resta un sogno lontano
IMG_0114e i colori del tramonto 
IMG_0116che fuggono via come la felicità raggiunta

IMG_0115

IMG_0117

alla Fortezza

Fortezza-da-Basso

forse è vero che le sentenze non si devono commentare, ma i commenti alle sentenze? La sentenza che manda assolti i sei stupratori di qualche anno fa a Firenze mi ha fatto male, molto male;  i commenti di troppi ancora di più. Vorrei guardare negli occhi chi si è permesso di scrivere, dire, anche solo bisbigliare o pensare: “sì, certo, però anche lei…”.
No, nessuna scusa.

Mi stringo alle persone che ne hanno sofferto in un abbraccio virtuale alla ragazza della Fortezza, come si è firmata nella lettera pubblica che merita di essere riportata così come letta in questi giorni senza un computer a disposizione… un abbraccio lungo lungo, incapace di cancellare il male che ha subìto, insufficiente e …indispensabile. A me avrebbe fatto bene. Ma non si parla di me o di lei o di una sola in particolare, qui siamo tutte ancora una volta coinvolte. Giudicate anche se vittime, anzi, proprio quando siamo vittime il processo lo fanno a noi. Sarebbe anche l’ora di basta come si diceva nei giochi da bambini.
Ecco le parole della vittima, quando smetterà di pagare per chi invece si è rialzato senza problemi?

” Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che abbia un senso ma non posso perché un senso, questa vicenda, non ce l’ha. Sono io la ragazza dello stupro della fortezza, sono io.
Esisto. Nonostante abbia vissuto anni sotto shock, sia stata imbottita di psicofarmaci, abbia convissuto con attacchi di panico e incubi ricorrenti, abbia tentato il suicidio più e più volte, abbia dovuto ricostruir a stenti briciola dopo briciola, frammento dopo frammento, la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi é stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui é stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale.
Come potete immaginare che io mi senta adesso? Non riesco a descriverlo nemmeno io. La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda é vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’é sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai piú la stessa. Che siano state le varie fasi della lunghissima prima udienza, o le sentenze della prima e poi della seconda, ne ho sempre avuto notizia dai social media piuttosto che dal mio avvocato. Come mai questo accada non lo so. So soltanto che é come un elastico che quando meno me l’aspetto, mentre sono assorta e impegnata a affrontare il mondo, piena di cicatrici, ma cercando la forza per farcela, questo maledetto elastico mi riporta indietro di 7 anni, ogni maledetta volta.
Ogni maledetta volta dopo aver lavorato su me stessa, cercato di elaborare il trauma, espulso da me i sensi di colpa introiettati, il fatto di sentirmi sbagliata, sporca, colpevole. Dopo aver cercato di trasformare il dolore, la paura, il pianto in forza, in arte, ecco un altro articolo che parla di me. E io mi ritrovo catapultata di nuovo in quella strada, nel centro antiviolenza, nell‘aula di tribunale. Tutto questo mi sembra surreale come un supplizio di Tantalo.
La memoria é una brutta bestia. Nel corso degli anni si dimenticano magari frasi, l’ordine del prima e dopo, ma il corpo sa tutto. Le sensazioni, il dolore fisico, il mal di stomaco, la voglia di vomitare, non si dimentica.
Che poi quanti sforzi ho fatto per ritornare ad avere una vita normale, ricominciare a studiare, laurearmi, cercare un lavoro, vivere relazioni, uscire, sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, nella propria città. E quante volte sono stata invece redarguita dal mio legale, per avere una “ripresa”. Per sembrare andare avanti, e non sconfitta, finita. “La vittima deve essere credibile”. Forse se quella volta avessi inghiottito più pasticche e fossi morta sarei stata più credibile? Forse non li avrebbero assolti?
Essere vittima di violenza e denunciarla é un’arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra, come una moderna Raperonzolo. Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto “ah ma vedi, non ti é mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti”. Così può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall’accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non é stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente.
A sette anni di distanza ancora ho attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me.
Non riesco a vivere più nella mia cittá, ossessionata dai brutti ricordi e dalla paura di ciò che la gente pensa di me. Prima la Fortezza da Basso era un luogo pieno di ricordi positivi, la Mostra dell’Artigianato, il Social Forum Europeo, i numerosi festival e fiere. Adesso é un luogo che cerco di evitare, un buco nero sulla mappa della cittá di Firenze.
Mi é stato detto, é stato scritto, che ho una condotta sregolata, una vita non lineare, una sessualità “confusa”, che sono un soggetto provocatorio, esibizionista, eccessivo, borderline. C’é chi ha detto addirittura che non ero che una escort, una donna a pagamento che non pagata o non pagata abbastanza, ha voluto rivalersi con una denuncia.
Perché sono bisessuale dichiarata, perché ho convissuto col mio ragazzo un anno prima che succedesse tutto ció, perché amo viaggiare e unito al fatto che non sono riuscita a vivere nella mia città dopo l’accaduto, ho viaggiato molto, proprio per quella sensazione di essere chiunque e di dimenticare la tua storia in un posto nuovo. Perché sono femminista e attivista lgbt e fin dai 15 anni lotto contro questo schifo di patriarcato che oggi come sette anni fa, cerca di annientarmi come ha fatto e fa continuamente, ovunque.
Perché mi vesto non seguendo le mode, e quindi se seguo uno stile alternativo, gothic o cose del genere, sono automaticamente tacciata per promiscua. Perché sono (?) un’attrice e un’artista e ho fatto happening e performance usando il corpo come tavolozza di sentimenti e concetti anche e soprattutto legati al mio vissuto della violenza (e sì, la Body art é nata negli anni 60, mica ieri. Che poi, qualcuno si sognerebbe forse di augurare o giustificare chi stuprasse Marina Abramovic perché si é mostrata nuda in alcuni suoi lavori?).
Ebbene sì, se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze oltre alla tua, le prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se giri film o fai teatro, se hai fatto della body art, se non sei un tipo casa e chiesa e non ti periti di scendere in piazza e lottare per i tuoi diritti, se insomma sei una donna non conforme, non puoi essere creduta. Dato che non hai passato gli anni dell’adolescenza e della giovinezza in ginocchio sui ceci con la gonna alle caviglie e lo sguardo basso, cosa vuoi aspettarti, che qualcuno creda a te, vittima di violenza?
Sono stata offesa non solo come donna, per ciò che sappiamo essere accaduto. Ma come amica, dal momento in cui il capetto del gruppo era una persona che consideravo amica, e mi ha ingannato. Sono stata offesa dagli avvocati avversari e dai giudici come bisessuale e soggetto lgbt, che hanno sbeffeggiato le mie scelte affettive e le hanno viste come “spregiudicate”.
Sono stata offesa come femminista e attivista lgbt quando la mia adesione a una manifestazione contro la violenza sulle donne é stata vista come “eccessiva” e non idonea a una persona vittima di violenza, essendomi mostrata troppo “forte”. Sono stata offesa dalla corte e dagli avvocati avversari per essere un’artista e un’attrice (o per provarci, ad ogni modo), un manipolo di individui gretti che non vedono oltre il loro naso e che equiparavano qualsiasi genere di nudità o di rappresentazione che vada contro la “norma” (per es. scrivere uno spettacolo sulla prostituzione) alla pornografia.
Mi hanno perfino offeso in quanto aderente alla moda giapponese delle gothic lolita (e hanno offeso il buon senso), quando hanno insinuato che fosse uno stile che ha a che fare con pornografia, erotismo e chissà cos’altro. Hanno offeso, con questa assoluzione, la mia condizione economica, di gran lunga peggiore della loro che, se hanno vinto la causa possono dir grazie ai tanti avvocati che hanno cambiato senza badare a spese, mentre io mi sono dovuta accontentare di farmi difendere da uno solo. E condannandomi a dovere essere debitrice a vita per i soldi della provvisionale che ho speso per mantenermi negli ultimi due anni, oltre al fatto che nessuno ripagherà mai il dolore, gli anni passati in depressione senza riuscire né a studiare né a lavorare, a carico dei miei, e tutti i problemi che mi porto dietro fino ad adesso. Rischio a mia volta un’accusa per diffamazione, anche scrivendo questa stessa lettera.
Ciò che più fa tristezza di questa storia che mi ha cambiato radicalmente, é che nessuno ha vinto. Non hanno vinto loro, gli stupratori (accusati e assolti in II° ndb), la loro arroganza, il loro fumo negli occhi, le loro vite vincenti, per esempio l’enorme pubblicità fatta ai b-movie splatter del “capetto” del gruppo, sono andate avanti nonostante un’accusa di stupro.
Abbiamo perso tutti. Ha perso la civiltà, la solidarietà umana quando una donna deve avere paura e non fidarsi degli amici, quando una donna é costretta a stare male nella propria città e non sentirsi sicura, quando una giovane donna deve sospettare quando degli amici le offrono da bere, quando si giudica la credibilità di una donna in base al tacco che indossa, quando dei giovani uomini si sentiranno in diritto di ingannare e stuprare una giovane donna perché e’ bisessuale e tanto “ci sta”.
Quello che vince invece, giorno per giorno attraverso quello che faccio, é la voglia di non farmi intimidire, di non perdere la fiducia in me stessa e di riacquistarla nel genere umano, facendo volontariato, assistendo gli ultimi, i disabili, le persone con disturbi psichici (perché sì, anche quando si é sofferto di depressione e forse soprattutto per questo, si é capaci di essere empatia e d’aiuto).
Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza, da cui é poi partita la segnalazione alla polizia che mi ha chiamato per deporre una testimonianza tre giorni dopo. Ma forse si, comunque, per ripetere al mondo che la violenza non é mai giustificabile, indipendentemente da quale sia il tuo lavoro, che indumenti porti, quale sia il tuo orientamento sessuale. Che se anche la giustizia con me non funziona prima o poi funzionerà, cambierà, dio santo, certo che cambierà”
La ragazza della Fortezza da Basso

Un abbraccio ancora ci sarà martedì sera alla Fortezza. Ecco l’evento:

immagine evento LIBERE

La libertà è la nostra “fortezza”
Ci riprendiamo la Fortezza perché …

– le motivazioni della sentenza di Firenze sono inaccettabili;
– questa sentenza ha leso l’autodeterminazione di tutte le donne;
– il processo è stato fatto alla ragazza e alla sua vita;
– vogliamo sapere perché la procura generale non ha fatto ricorso facendo scadere i termini.

Riaffermiamo la nostra libertà: siano processati i violenti e non le vittime!
Non vogliamo essere giudicate per come ci vestiamo, per il nostro orientamento sessuale e i nostri comportamenti.

Troviamoci martedì 28 luglio alle 21,00 all’ingresso principale della Fortezza da Basso in piazza Bambine e Bambini di Beslan, Firenze.
Hanno promosso e aderito:
Unite in rete, Artemisia, TOSCA – Coordinamento toscano centri antiviolenza, Di.Re., Libere tutte Firenze, Il Giardino dei Ciliegi, Collettivo DeGenerate, Azione gay e lesbica, IREOS, Libreria delle donne, Associazione Fiesolana 2b, Intersexioni, ARCI Firenze e Toscana, Rete Genitori Rainbow, Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo…. (adesioni continue, elenco lunghissimo, vedere qui)

…ancora prove

24.7.2015 piova

Tra le briciole da salvare anche un sogno nella notte tra martedì e mercoledì, raccontato con un post  al volo nel gruppo facebook “Gli Amici del Maghero”…

Stanotte per la prima volta ho sognato Riky come era prima di smettere di giocare. Aveva una tenuta da calcio, ma non era chiaro di quale squadra. Noi eravamo tutti in un posto enorme, forse uno stadio, ma seduti come a teatro o per il processo… Arrivava Riky con i capelli corti e si avvicinava al “pubblico” dopo che qualcuno, forse Guido Magherini o Andrea …l’avvocato Fabio Anselmo era a sedere rilassato…aveva annunciato l’arrivo non di una prova, ma della prova. Riky mi prendeva le mani e mi sorrideva come dicendo senza parole “grazie per aver scritto e raccontato la mi storia. Ora tranquilla…andrà bene” Posso sperare sia una specie di segno che almeno stavolta il processo farà giustizia? Era solo un sogno Ma quel sorriso mi aiuta a affrontare una giornata non facile

E stasera è tornato a casa il computer, formattato e di nuovo fornito di programmi, con un sistema operativo diverso e alcuni dati salvati alla rinfusa… devo ancora farci amicizia. Mi salvo qui, on line, alcune foto di questi giorni, giorni di afa e dentista, temporali pomeridiani e sfoghi di rabbia annegati nella tenerezza per Viola22 luglio 2015 Viola e la pioggia

WP_20150724_020

WP_20150724_026

(Foto scattate da uno studente fuori sede – la piazzetta dove giochiamo con Viola è davanti alla Casa dello studente – con cui ho parlato di Riccardo Magherini… raccontiamo sempre la tua storia)

 

24.7.2015 con Viola in piazzetta

22 luglio 2015 dopo la pioggia

…prova

https://instagram.com/p/5ePwYDt4Jy/

Una settimana senza computer…e tante briciole da salvare.

Forse domani sera riavremo il PC, ma senza i dati svaniti nella formattazione. Bisogna fare il backup, lo so, lo saprei, lo sapevo. In teoria lo sapevo. Non l’avevo fatto.
Foto di Viola salvate? Quelle che avevo fatto stampare e quelle postate. Benedetta la mia mania di mettere tanto on line!

 

Prove tecniche di blog mobile dal cellulare

 

a piccoli passi verso la verità

13.7.2015 I LOVE RIKY

Domani, alle ore 13, nel Palazzo di Giustizia di viale Guidoni a Firenze si terrà una nuova udienza del processo per la morte di Riccardo Magherini. Dovrebbe essere l’ultima udienza preliminare, per poi iniziare in ottobre a ritmo serrato, anche un’udienza alla settimana, il processo vero e proprio.
Stavolta temo che non potrò esserci fisicamente e mi dispiace, ma farò il possibile per passare dal tribunale anche domani. C’ero l’undici giugno, finita anche nei servizi al tg3 regionale e nel video a cura di Matteo Calì (leggete il dossier Speciale Magherini sul Sito di Firenze, c’è tutto, leggete il libro di Matteo Calì, Raccontate la mia storia).

Ci saranno comunque tanti amici, lo so, ci saranno il fratello di Riccardo, Andrea Magherini, il babbo Guido, la mamma Clem, Ljuba e Ivano, Giulia, Jeanne, Rossano, Lucia…

11 giugno 2015 gruppo
Ci saranno le magliette gialle e le lacrime, i sorrisi dell’amore che Riky ha seminato in vita e anche dopo, facendo sbocciare una primavera infinita.

magliette gialle per il processo

Riccardo Magherini era un giovane di quasi quarant’anni, promessa della Fiorentina, fermato da un infortunio dopo aver giocato non solo nella Primavera viola, e diventato poi piccolo imprenditore. La notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 Riccardo era fuori per una cena di lavoro. Dopo la cena, nel tragitto verso casa qualcosa lo spaventa terribilmente…in preda al panico (o terrore concretamente motivato?) arriva nel suo quartiere, diladdarno, in San Frediano, cercando aiuto, gridando “AIUTO!”. Diverse persone sollecitano un intervento per la presenza di una persona in evidente difficoltà. I carabinieri giunti sul posto immobilizzano Riccardo tenendolo a terra in posizione prona. Il tutto avviene per strada, davanti a testimoni che raccontano di calci sferrati a Riccardo mentre era immobilizzato, ammanettato faccia a terra. Molti si affacciano alla finestra e assistono alla scena filmando tutto. Si sente Riccardo che grida “aiuto”, “aiuto aiuto sto morendo” qualcuno grida “no, i calci no!”. In seguito, nella ricostruzione dei concitati momenti dell’intervento, le lacune non tardano ad evidenziarsi: alle ore 1,21 uno dei militari chiama la centrale operativa spiegando che sono intervenuti su una persona “completamente di fuori, a petto nudo, che urla”.
All’1,24, il 118 invia un’ambulanza. Parte un mezzo dalla vicina sede della Croce Rossa, con tre volontari a bordo. All’1,31 la centrale operativa dei carabinieri chiama di nuovo il 118 perché si sente la sirena ma l’ambulanza non è ancora arrivata e l’arrestato “fa ancora come un matto”. All’1,32, il 118 contatta la sede della Croce Rossa e un minuto più tardi, uno dei volontari chiama il 118, annuncia di essere sul posto e spiega che l’uomo “ha reagito in maniera violenta, gli sono addosso in due per tenerlo fermo e vogliono il medico per sedare l’arrestato”. Si saprà poi che all’arrivo di quella prima ambulanza, Riccardo giace a terra ormai immobile e silenzioso. Condizione, la sua, di cui il volontario non fa cenno, anzi, omette di specificarla alla centrale del 118, che all’1,35 contatta l’automedica .
La situazione , invece, si profila immediatamente difficile e viene trascurata fino al tragico epilogo, tanto che l’operatrice, non avendo il minimo sentore del dramma dice: “freddo non gli prende perché ci ha due carabinieri sopra”. Da questa frase si capisce che almeno due carabinieri continuano a stare sul corpo di Riccardo anche dopo che quest’ultimo ha smesso di urlare e divincolarsi: Riccardo è già morto e i necessari primi soccorsi di fatto vengono impediti. I testimoni hanno affermato che per immobilizzare Riccardo i 4 agenti abbiano usato, come si legge nella denuncia fatta dalla famiglia, “un uso della forza non previsto e contemplato nelle tecniche di immobilizzazione delle forze dell’ordine, fra cui: presa e stretta del collo con le mani; calci quantomeno ai fianchi e all’addome anche nel momento in cui era già steso prono a terra; prolungata pressione di più agenti sul suo corpo, compreso il tronco, in posizione prona sull’asfalto”. Inoltre, in attesa dell’ambulanza con il medico, durante l’intervento dei primi sanitari sul posto «non hanno provveduto nemmeno a rimuovere Riccardo da quella posizione né a liberarlo dalle manette, al fine di consentirgli quantomeno una migliore respirazione». E’ importante sottolineare, che nel verbale autoptico redatto dalla procura fiorentina si esclude che la morte sia stata causata esclusivamente da overdose di cocaina, come sostenuto invece dai legali della difesa, dal momento che nel sangue è stato trovato un quantitativo di coca pari a 0,3 mg. L’autopsia indica che le concause della morte sono la disfunzione cardiaca dovuta allo stato di agitazione e stress procurati dalla situazione che stava vivendo Riccardo in quel momento e l’asfissia. Sul corpo sono stati inoltre rinvenuti numerosi segni della violenza subita quella notte, dalla frattura costale e dello sterno, alle varie emorragie interne tra cui quella al fegato in corrispondenza dei calci subiti. I 4 agenti coinvolti provvedono a farsi refertare per i danni subiti nella presunta colluttazione e denunciano Riccardo per resistenza a pubblico ufficiale, violenze e furto di un telefonino ( lo aveva preso proprio per chiedere aiuto). Infine, non tutto il materiale audio fornito dal 118 è stato prodotto dalla procura, tant’è che risulta mancante proprio un colloquio telefonico in cui si rileva come i soccorsi siano stati impediti dagli agenti presenti. Riccardo muore schiacciato sull’asfalto…

“Aiuto, ho un figliolo, basta”.

Muore quando il primo 118 arriva senza medico a bordo; muore perché la seconda ambulanza giunge dopo quindici minuti e la manovra di rianimazione è oramai inutile.

Riccardo Magherini era un giovane di quasi quarant’anni, promessa della Fiorentina… era un figlio, un fratello, un babbo, un amico, un cugino, un marito, un uomo. Un uomo morto mentre era tra le mani di chi avrebbe dovuto difenderlo. Un cittadino morto mentre era affidato a chi dovrebbe difendere i cittadini. Vogliamo giustizia

…ma sono mille papaveri rossi

Papaveri da Adriano

Il Papavero è un bambino che gioca spensierato.
È un’anima libera al vento. È il sogno, la perdizione, l’oblio…
adesso mi affaccio sui prati e non ci sono più.
Il Papavero era la mia stagione preferita.
Un regalo per i miei pensieri…
tutti i giorni perché semplicemente, ebbene sì!
SEMPLICEMENTE ovunque.
Sui bordi della strada e negli angoli incolti.
Dolci carezze di una fata volata via… baci… melodie.
Mi mancano.
…anche sui mucchi di calcinacci abbandonati. I papaveri.
Una piccola speranza di colore quando tutto è nero.
Alcuni giorni fa sono arrivato a paragonare questi fiori come mano di Dio
Adriano Locci

12 luglio 2015 Papaveri da Adriano

Papaveri in dono dal Mago della luce, Adriano… grazie!

Papaveri rossi da Adriano

Amo i fiori in foto, vivi e belli come nessun fiore reciso.

Papaveri rossi e giallo da Adriano

 

Come la rosa bianca che mi ha inviato un altro amico, lontano solo nello spazio, sabato scorso prima della Cresima.

4 rosa da Massimo
Come gli alberi nei giardini troppo assolati dove gioca la mia Viola nata d’inverno,

12 Viola e gli alberi

 

pelle chiara troppo presto arrossata dal fuoco della nostra stella, pelle chiara come quella del suo babbo

Sandro e Viola altalena 12 luglio 2015

 

ma così felice tra scivolo e altalena…

12 ViolaCate3
Gratitudini in silenzio alla fine di una lunga domenica d’estate piena

12 luglio 2015 Sandro e Viola

voglia di volare

7 slancio

” Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto; l’altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me: per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con Te, perché vivere non è trascinare la vita, non è strappare la vita, non è rosicchiare la vita. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebrezza del vento; vivere è assaporare l’avventura della libertà; vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te”
(da Un’ala di riserva di Don Tonino Bello )

7 regalo di MarisaMentre ero fuori con Viola, scatenata sotto il sole cocente a danzare col pallone,

7 Viola e il pallone

il postino mi ha chiamata in mezzo alla strada “c’è un pacco da firmare… un libro!” e sapevo che era in arrivo il dono di Marisa. Grazie, amica mia lontana nello spazio, presente nel cuore.

7 Vieni Santo SpiritoIn tempo, sì, gli auguri sono arrivati in tempo, perché la Cresima è stata un inizio nuovo, non certo la fine di un corso… il cammino è tutto davanti, ancora; bellissimo ricominciare, come nello stupore quotidiano con cui l’amore per la mia bimba mi comunica la sua meraviglia e la sua voglia di vivere ancora nuova, fresca, instancabile

7 amore mio7 fiorellini nel cemento 7 calcioballerina 7 sotto il sole cocente 

” Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così:
Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte”
(don Tonino Bello, Fatti per essere felici)

doni e risposte


6 davanti a Maria
Stamani, con Viola scalza, a pregare per il bimbo in attesa di operazione. E la sua mamma, donna forte e generosa che tanto mi aveva aiutata nei giorni dopo la nascita di Viola, subito mi ha fatto sapere quando si è svegliato dall’anestesia: l’intervento è riuscito, il piccolo è provato, ma sta bene. Che tenerezza vederlo con tutti i fili e le garze… l’aspetta una convalescenza faticosa con l’afa che opprime Firenze, ma è andata bene. Grazie.

4 Cresima foto di Elisabetta7

Grazie all’amica Elisabetta (mia compagna di yoga) che oggi mi ha mandato le foto scattate sabato in Battistero, ricordi preziosi di un momento davvero speciale per il cammino ripreso,

4 Cresima foto di Elisabetta 11

con i miei angeli sorridenti accanto

 4 Cresima foto di Elisabetta 14

4 Cresima foto di Elisabetta 15

4 Cresima foto di Elisabetta3nella meraviglia del bel San Giovanni

4 Cresima foto di Elisabetta4con zio Giovanni sempre presente nei momenti importanti e Anna elegante,

4 Cresima foto di Elisabetta 21con Sandro, mio sposo, babbo della nostra bimba, amico viola e Amore della mia vita, felice (almeno spero, almeno si leggeva nei suoi occhi e nel suo sorriso) per me, nonostante posizioni diverse… ciascuno trova il suo modo, le forme e i tempi che si accordano nel cuore. Rispetto e libertà sono i compagni di viaggio dell’amore

4 Cresima foto di Elisabetta 18