
«Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte».

LETTERA ENCICLICA
LAUDATO SI’
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
1. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».
2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
(…)
Uniti da una stessa preoccupazione
8. Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente». (…)
9. Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. E’ un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. E’ liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza». Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad «accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta».
San Francesco d’Assisi
10. Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. E’ il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.
11. La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione». La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, «considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella». Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.
12. D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm 1,20). Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza. Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode.
(…)
16. Ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria e una metodologia specifica, riprende a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti. Questo riguarda specialmente alcuni assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica. Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita. Questi temi non vengono mai chiusi o abbandonati, ma anzi costantemente ripresi e arricchiti.

Ancora non ho letto tutta l’enciclica Laudato si’. Me la dovrò procurare su carta, a leggere sullo schermo nel poco tempo libero che mi resta solo la sera tardi dopo che Viola si è addormentata mi bruciano gli occhi, spesso la stanchezza mi porta più al facile scambio su facebook che alla lettura pacata. Manco di concentrazione e calma, mi mancano diverse ore di sonno per notte, ma quel poco che ho letto mi piace parecchio. Oggi purtroppo mi sono decisa a buttare lo sguardo sull’attualità meno edificante e i nodi vengono al pettine.
“manifestazioni omofobe come quella di oggi a Roma sono tra le ragioni per cui mi ero allontanata dalla chiesa cattolica. E motivo di profondo imbarazzo ora che mi ci sono riavvicinata. Credere in Gesù e manifestare tanto disprezzo per altri esseri umani mi pare un controsenso indigeribile, aspetto con fiducia un cambiamento in proposito come per la faccenda del Sole intorno alla Terra… qui non si tratta di verità di fede, ma di insegnamenti umani sedimentati nel tempo. Verrà il giorno in cui qualcuno chiederà perdono anche per la discriminazione degli omosessuali, ma sarà tardi per chi ci soffre oggi”
questo mio “aggiornamento di status” (su fb) ha scatenato una discussione sfiancante. Inizio a rimettere in discussione tutto, il mio ritorno in chiesa, anche.
Un amico commentava:
“Esatto Caterina. Io includerei anche controsensi quali la benedizione delle armi…l’occultamento di prove che accuserebbero alcuni sacerdoti pedofili, le connivenze con il potere…”
“per quel documento che invitava a coprire i preti pedofili non avevo più messo piede in chiesa per dieci anni, a parte funerali e una cresima. Per simili motivi non avevo fatto battezzare Viola appena nata, ma solo il 7 giugno di quest’anno (a quasi due anni e mezzo), per simili ragioni non ho ancora fatto la cresima e starei per farla, alla mia età, il 4 luglio, ma se essere cattolica significa stare contro i diritti delle persone… inizio a rimettere tutto in discussione. Disagio profondo. Credo in Dio Padre, credo nel Figlio, credo nello Spirito Santo, NON credo nelle costruzioni generatrici di sensi di colpa, morbosità, tortura psicologica (e in passato o anche ora in altri ambiti anche fisica) di persone“
Per altri amici invece la manifestazione era una legittima protesta contro l’ideologia del gender (che ancora non ho ben capito che diamine sia e se davvero esista, poi un ragazzo in gamba mi ha gentilmente fornito un link).
Non è argomento da facebook il mio tormento di ora. Se andare alla messa domattina (anzi, stamattina, già passata la mezzanotte), se fare la Cresima il 4 luglio… voglio davvero aderire con convinzione a una struttura che tollera la tortura psicologica di chi non mente? Perché purtroppo noto come sia premiata l’ipocrisia…
Lo sposo non ama il mio ritorno in chiesa e da mesi si discute o addirittura si litiga per questo. Oggi mi ha provocata sul tema “perché non ne scrivi? Prima andavi ai flash mob contro l’omofobia e ora che hai amici in chiesa stai zitta?” semplicemente non avevo tempo di stare dietro a tutte ‘ste menate, ma non ho problemi a dire come la penso, a costo di farmi buttare fuori… ipocrita no, ipocrita mai.
Qualcuno mi potrebbe dire “ma allora perché sei tornata in chiesa? Non lo sapevi che la posizione prevalente (o ufficiale?) è questa?” … sono tornata perché ne sentivo il bisogno e il desiderio, ci sono rimasta perché ho trovato persone ricche di fede e di intelligenza, carità e gioia, entusiasmo e passione, animati da qualcosa di profondamente vero e bello e in un intero anno liturgico in cui non mi sono persa una sola messa domenicale e, con mille difficoltà, anche alle infrasettimanali ho partecipato, fino agli incontri per prepararmi alla cresima (dove in parte ho ritrovato quel che non mi torna), non ho sentito una sola frase di odio per gli altri, non ho sentito le vecchie fissazioni sul sesso come peccato, ho sentito parlare di Dio, di amore per il prossimo, di perdono e preghiera, di giustizia e voglia di pace, di accoglienza per i rifugiati e di aiuto a chi ha bisogno. Ma forse ho trovato eccezioni. A questo punto, non per sterili dibattiti via web, ma per chiarirmi prima di un passo importante, forse dovrei davvero parlarne con il parroco o con qualcuno preparato e riconosciuto autorevole. Perché mi costerebbe rinunciare al cammino intrapreso, ma non posso continuare se sto aderendo a qualcosa che va contro la mia coscienza. Che non prevede la discriminazione di altri sulla base dell’orientamento sessuale.
Cerco il sonno e affido tutto. Ma mi salvo in questo diario meno fuggevole di una conversazione su facebook quel che non mi va di nascondere sotto il tappeto.
