L’amica che accoglie tutti i segreti e gli sguardi è tornata a farsi vedere nel cielo liberato da nuvoloni scuri e panni stesi dalla signora del piano di sopra.
L’amica ritrovata è tornata a Firenze e ci siamo prese una serata in più (di nuovo lasciando Viola a casa con il babbo). Sashimi in silenzio, tè verde e sakè (un goccio anche per me che non dovrei toccare alcolici).
Parole, tante, solo prima e dopo le delizie al wasabi.
Luna, amicizia, zenzero e sakè… questo davvero è sabato per me
WordPress è così gentile da ricordarmi che oggi sono tre anni da quando ho iniziato a postare qui. Era il 25 marzo, non a caso, il giorno dell’Annunciazione, la data in cui un tempo a Firenze iniziava l’anno nuovo. E per la chiesa l’anno liturgico (poi fatto iniziare dal Natale e infine dall’Avvento). Mi serviva un punto per risollevarmi, un inizio nuovo. Il blog dell’altro altrove era più frequentato e aggiornato quotidianamente, spesso “impegnato”, troppo spesso motivo di discussioni. Sparito in un soffio in un giorno di stanchezza estrema, non si era portato via con sé la voglia di condividere e comunicare, ma per un po’ avevo scelto il silenzio e la distanza dalle piazze virtuali oltre che da “ luoghi meno comuni e più feroci ” (cit. effedia). Scelto? Ero a terra, non potevo dare nulla a nessuno, svuotata come mi sentivo.
Poi l’invito di un amico su questa piattaforma meno affollata e l’inizio balbettante di un piccolo blog personale, con poche visite e molto spazio per immagini, appunti al volo, nugae.
Compleanno di due care amiche, oggi, pensieri e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto… e preghiere, per chi so io (e lo sa Chi mi ascolta, se ci ascolta).
Pioggia che lava, pioggia che tiene in casa, pioggia che spinge al sonno anche argento vivo duenne… tempo di letture, tempo buono per fare pulizia dentro e magheggi nuovi.
Dopo gli spignatti dei giorni scorsi, come una crema lenitiva con olio di canapa (sì, quella che si fuma nelle canne, ma le foglie da fumare sono illegali, a tutto vantaggio delle mafie, invece l’olio per uso cosmetico è lecito, come l’uso terapeutico degli infusi, sotto controllo medico per alcuni casi tra cui ci si augura di non finire), mezzo chilo di crema per le mani in versione più ricca, grassa e senza il mitico dryflo (quell’amido che dona tocco asciutto e setoso) per un’amica che non si sente la pelle nutrita senza la consistenza untuosa, con aggiunta di burro di mango, ottima per impacchi notturni (lei usa i guantini di cotone! Mitica, l’unica persona che conosca così costante e ligia ai consigli delle nonne),
oggi nuova versione dello struccante bifasico per occhi e un latte detergente profumato. Con idrolato di amamelide, bisabololo (il componente principale dell’olio essenziale di camomilla), olio di jojoba, olio di avocado, fragranza tipo “Angel” (e giù ricordi), preparati in dosi abbondanti per l’amica che si cura tanto la pelle da farmi venire voglia di imitarla. Preparati flaconcini anche per me, pulizia del viso fatta in casa con tanto di bagno di vapore alla camomilla, poi scrub con miele, zucchero di canna, limone e tea tree oil, infine cremina idratante per completare l’opera. Verba movent, exempla trahunt.
La chiusura della Edison, come la scomparsa di tante altre librerie dal centro storico fiorentino, resta una ferita. Ma i librai che lavoravano alla Edison non si sono arresi e dal seme della loro voglia di far vivere lettura, libri e lettori in una città che di cultura era ricca e ancora vive (sia pure un po’ troppo di rendita), finalmente oggi è sbocciata la prima libreria nel quartiere dove abito. Ogni volta che portavo Viola al giardino di via Maragliano osservavo i lavori dietro le vetrine, gli scaffali, i primi volumi esposti… e oggi pomeriggio, alla festa dell’inaugurazione, eravamo in tanti.
Con Viola siamo stati (c’era anche babbo Sandro) soprattutto nell’ampio “angolo” dedicato a bambini e ragazzi.
Con poltroncine ad altezza baby, palloncini colorati per la festa,
libri illustrati, libri gioco per imparare l’inglese o i numeri, libri di astronomia formato cuccioli, libri sugli animali…
libri da colorare, fiabe foderate di morbido per sognare all’ora della buonanotte (a Viola ho preso “la mamma di Doudou”, una pecora cuscino con dentro una favola per la nanna buona, ora nel suo lettino accanto all’agnellino di stoffa da cui mai si separa da quando ha smesso di nutrirsi al mio seno.
Viola era felice, entusiasta per la presenza di altri bimbi (cui voleva sottrarre libri e palloncini), curiosa di tutto, incuriosita dai libri per grandi, afferrava volumi di saggistica e di narrativa che mi affrettavo a rimettere a posto sugli scaffali minimali eco bio…
e quando siamo salite (che gioia la scala a chiocciola per la mia duenne scalatrice!) al piano di sopra, la sorpresa di una riproduzione degli Iris di Van Gogh, con accanto una sedia decorata dai Peanuts e…
un estintore che Viola voleva portarsi via °_° (“è mio!”)
Portare a casa Viola non è stato facile. Urlava “andare via nooo” ogni volta che tentavo di metterle il cappottino e legarla nel passeggino, col su’ babbo arrabbiato e tutti e due con la schiena a pezzi dopo quasi un’ora di conflitto con la duenne in piena bizza del mese.
Ci torneremo “con calma”… troppe emozioni per la piccina che stasera non voleva addormentarsi e avrebbe invece desiderato fare “disegno per tato libreria” come promesso al libraio che le ha regalato un altro libro e un pacchetto di matite colorate
affascinata dai quadri del suo pittore preferito (da quando lo chiamava “Gog” ammirando il calendario 2014, un dipinto al mese, mentre per il 2015 è rimasto Monet in camera, ma in sala c’è un calendario dedicato a Parigi), immersa nei colori e nella musica, a tratti turbata dal buio e dalla luce che scendeva sui suoi passettini prima timorosi e poi danzanti (“luce scende” diceva), persino spaventata quando la musica si è fatta forte e cupa, emozionata dall’inizio alla fine.
Mentre in fila stava Anna, amica preziosa e autrice delle foto più belle dell’anno, giocavo con Viola nel cortile della chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte Vecchio, E ancora devo riprendere fiato, non è bastato un lunedì di pioggia, disegni a casa, coccole e letture (e rimonta viola con vittoria sudata della Fiorentina contro il Milan al Franchi!), dopo le trattative con la piccola per evitare rincorse sulle scale per l’ennesima volta e conflitti con altri bimbi intorno ai fiori colorati… meno male che un magico video di Anna riassume il tutto:
Anna consolava Viola quando la musica forte la turbava, Anna assisteva divertita al tentativo della mia vivace duenne di togliere il ciuccio a un bimbo poco più grande “levare! Via ciuccio”… sempre dentro i quadri di Van Gogh. Qualche foto con Viola e Anna sono dal mio cellulare, meno ricche di dettagli, ma con dentro la fotografa.
Anna mi ha aiutata a portare Viola a piedi in centro a Firenze, per la prima volta. Matta, non avevo portato il passeggino. Volevo fosse una giornata speciale, da vivere tutta, da farle vivere passo dopo passo, non trasportata, ma protagonista (a costo di spezzarmi schiena e braccia per rincorrerla, prenderla in braccio spesso, smuoverla da sit in di protesta e cambi di direzione improvvisati, a volte seguendo gruppi di turisti… a volte sdraiata pancia a terra sul pubblico suolo). Anna ha inventato il percorso da tombino a tombino, a suon di saltelli siamo arrivate da piazza Indipendenza
al Duomo (dove si è incantata ai rintocchi del campanile di Giotto)
correndo per via Calzaioli,
dopo un incontro al volo con amici venuti dal Molise e lasciati con Sandro…
Dopo l’arte, la fame… pranzo chez red Feltrinelli
Ma non so scegliere tra le mille emozioni dipinte sul volto della mia bimba… anche se difficilmente scorderò le espressioni degli altri visitatori quando la frugoletta di due anni, appena entrate alla “mostra” è corsa verso la riproduzione della Notte stellata gridando “VANGOG! Bello…”Prima di tornare nella nostra Firenze minore, Novoli, periferia grigia come la pioggia che da ieri pomeriggio non smette, un giro sulla giostra in piazza della Repubblica.
Al prossimo giro di giostra, alla prossima scorpacciata di colori e vie
Sabato pomeriggio in centro con un’amica sempre in viaggio, Dani, che dopo mesi in Colombia è tornata a Firenze per pochi giorni, passi svelti nel vento freddo e lunga sosta nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte Vecchio per “Van Gogh Alive”… non una mostra, ma un’esperienza emozionante.
Mi dispiace solo non aver portato con me Viola, ma era un sabato tra amiche, un pomeriggio da non solo mamma, necessario per recuperare entusiasmo, oltre che piacevole per la compagnia di chi va presa quando c’è.
solo cadendo posso rialzarmi
Cullata dalla musica (ottime scelte), beata come una bimba dentro i miei quadri preferiti, incantata dalle bambine che ballavano e giocavano liberamente tra i colori di Van Gogh proiettati su pareti e pavimento…
Passeggiata per le vie del centro storico, poi una corsa a casa per dare la pappa a Viola, le creme “Coccole di nuvola” a Daniela, un bacio allo sposo e poi di nuovo fuori, con Dani. Lasciando la bambina con il babbo.
E cena fuori, coccolate da Nicola al Ristorante da Lino
e in una terrazza con vista spettacolare (le foto non rendono), ospiti di un amico portiere di notte…
sembrava di toccare la Cupola del Brunelleschi o la Torre di Arnolfo, sotto la Luna non più piena, ma sempre magnifica, nella notte spazzata dalla tramontana
“… cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova…”…
(Isaia, alla messa di ieri per Riky in Santo Spirito)
foto di Chiara Scali
Confesso che quando il sacerdote ha detto “un anno fa il Signore ha chiamato a sé Riccardo…” mi sono dovuta mordere le labbra per non gridare “il Signore lo ha chiamato? O ce l’hanno spedito a suon di botte?”… poi, però, il celebrante ha chinato il capo e aggiunto “lo ha chiamato a sé con modalità così dolorose che è difficile accettare…” e ha ribadito che “la giustizia terrena deve fare il suo corso”. E al presidio in piazza Santo Spirito c’era anche l’avvocato Fabio Anselmo.
Una messa per cercare consolazione, pregare per chi non c’è più e ancora di più per chi resta (Brando senza il babbo, Rosangela senza lo sposo, Guido senza un figlio, Andrea senza il fratello, tanti amici senza l’indimenticabile sorriso di Riky), ricordare con spirito nuovo, continuare a cercare verità e giustizia senza violenza ulteriore, senza perdere fiducia nell’umanità che in Riky brillava più delle stelle.
Un ritrovo per tenerci la mano, affogare in un abbraccio, in mille abbracci, il dolore e la rabbia, accendere luci di candele, fiaccole, sorrisi contro il buio della sera che calava un anno dopo la fine assurda di un giovane uomo disarmato e disarmante.
Ieri a Firenze sembrava primavera.
In autobus, all’andata, un attacco di panico vinto solo pensando a dove andavo e perché… incontri strani (e pure buffi) lungo le rive dell’Arno, a passi svelti per paura di fare tardi, quasi di corsa contro l’ansia che montava… e una sosta sul ponte Santa Trinita per godermi la Luna e il Ponte Vecchio.
Appena arrivata in piazza Santo Spirito, appena visti i Magheri…mi sono sentita a casa, tra fratelli e sorelle. E l’abbraccio di Guido Magherini, ancora una volta, mi ha confortata e stupita (un babbo straziato da una simile perdita che regala forza e affetto con tanta spontaneità… la mela non era caduta lontana dall’albero), come il sorriso e l’abbraccio di Andrea, poco dopo, entrando in chiesa per la funzione.
Prima della messa abbiamo steso uno striscione che il vento faceva volare via… nastro adesivo e mani a tenerlo lì con noi. Lo striscione. E il ricordo di Riky. Mi hanno persino immortalata con il mio cappello rosso e un’amica rasserenante (Anna Maria, siamo finite nella galleria di Repubblica on line).
Dopo la messa, una fiaccolata e tanti ricordi…
Ieri a Firenze, per Riky, c’era anche Giancarlo Antognoni, l’UNICO DIECI.
C’era la Curva Fiesole, il cuore del tifo viola.
Ieri a Firenze c’era Ilaria Cucchi, splendore di donna, sorella privata crudelmente del fratello, sempre vicina a chi subisce perdite così ingiuste. La sua carezza a Guido Magherini dice tutto.
C’era e c’è sempre il coraggio di Andrea.
Ieri a Firenze nessuno poteva dimenticare l’anniversario della morte di Riccardo Magherini, in tanti, davvero in tanti in piazza Santo Spirito per abbracciare Guido e Andrea, salutare gli amici di sempre e nuovi amici incontrati in questo lungo intenso anno senza Riky. E poi tornare a casa, soffocando lacrime lungo il percorso di quella notte…
Ieri a Firenze sembrava già primavera. Oggi tornato a piovere un mondo freddo e grigio. Con tristi scontri e caos…
Una notte di marzo, in Borgo San Frediano, un giovane fiorentino è morto. Era spaventato, confuso, disarmato, chiedeva aiuto… sono arrivati i carabinieri, accolti con sollievo da chi aveva il nonno carabiniere e temeva per la vita e chiedeva aiuto. Si è buttato in ginocchio alzando le braccia e… l’hanno tenuto schiacciato a terra per diversi lunghi interminabili minuti. Poco dopo è morto. Era in preda a una crisi di panico, dicono sia morto per asfissia, chiedeva aiuto, ricordava che aveva un bimbo piccino… AIUTO! HO UN FIGLIOLO…
Era la notte tra il 2 e il 3 marzo 2014.
Riccardo Magherini, ex calciatore delle giovanili viola, figlio di Guido, fratello di Andrea, babbo di Brando, amico di tanti, avrebbe compiuto quarant’anni il 17 giugno dell’anno in cui è stato ucciso.
E in questo anno lo hanno ricordato in tanti. Gli volevano bene in tanti, davvero, perché era un ragazzo speciale, estroso, fragile, certo non un violento. E la sua morte è stata un insulto alla ragione e al cuore.
La notte tra il 2 e il 3 marzo, Riccardo, immobilizzato a terra gridava “Aiuto! Non mi ammazzate… ho un figliolo piccino”. Sul suo corpo escoriazioni e lividi su gambe, braccia, volto, schiena denunciano la violenza testimoniata da più parti. Violenza subita da chi avrebbe dovuto aiutarlo.
A un certo punto venne chiamata anche l’ambulanza invocata da chi non c’è più e chiamata in ritardo da chi forse non pagherà… senza fretta, “freddo non ne prende, con due carabinieri sopra”.
Ci sono video, registrazioni di telefonate, testimoni intimiditi… due testimonianze in particolare sono state raccolte in modo inquietante:
“… circostanze molto gravi. Una è la ragazza che per prima, parlando con un cronista di “Repubblica”, ha raccontato di calci sferrati su Riccardo mentre era a terra ammanettato. Racconta di essere stata convocata al palazzo di giustizia alle ore 9,30 dell’8 marzo con una comunicazione alle ore 22 del 7 marzo. Spiega che il suo interrogatorio è durato dalle 9,30 alle 15. Dichiara: “Prima che iniziassi a rispondere alle domande, uno dei carabinieri ha definito il mio atteggiamento “immorale” poiché non mi ero rivolta immediatamente di mia spontanea volontà nei loro uffici e “avevo preferito lasciare interviste a sconosciuti”(cioè un giornalista – ndr)”. La ragazza racconta di essersi messa a piangere e di aver spiegato che l’atteggiamento del carabiniere la metteva in soggezione, che aveva ricevuto la convocazione con pochissimo preavviso e che quel giorno stesso sarebbe dovuta partire per Roma. “A questo punto – racconta – lo stesso carabiniere mi ha detto con un tono arrogante e minaccioso che ovunque mi fossi trovata lui stesso sarebbe venuto a cercarmi”. Aggiunge che durante tutto il corso della sua deposizione “il carabiniere e il poliziotto presenti mi hanno fatto specificare che mi trovavo a mio agio e mi hanno ripetuto frequentemente di ricordarmi del reato di falsa testimonianza”.
Sconcertante anche il racconto dell’altra testimone. Lei conosceva di vista Riccardo Magherini e per un attimo se lo era visto salire sulla sua auto mentre percorreva Borgo San Frediano e Riccardo era fuori di sé, convinto che qualcuno volesse ucciderlo. Poi, dopo aver assistito al fermo, era tornata a casa. Riferisce che alle 5,15 fu svegliata dalla telefonata di un maresciallo dei carabinieri che la convocò seduta stante in caserma in Borgognissanti, spiegandole che era urgente perché c’erano delle vetrine infrante, un furto (di un telefonino) e c’era bisogno della sua testimonianza in vista del processo per direttissima. In realtà Riccardo Magherini era stato dichiarato morto al pronto soccorso di Santa Maria Nuova alle 3 del mattino, quindi non poteva esservi alcun processo per direttissima. Ma la testimone, giunta verso le 6 in Borgognissanti, riferisce che, alla sua richiesta di informazioni sullo stato di salute di Riccardo Magherini, il maresciallo rispose in maniera evasiva. “Come sta questo ragazzo? E’ in ospedale?” Risposta: “Eh sì”. “Ma gli faranno un Tso (trattamento sanitario obbligatorio)?” Risposta: “Mi sa che glielo hanno già fatto”. Riccardo era già morto da ore e alla teste, invece, fu fatto credere che doveva deporre in un processo per direttissima. E quando riferì che il fermo era avvenuto senza violenza ma di aver visto dei calci mentre l’arrestato era a terra, si accorse che il maresciallo non premeva più sui tasti del computer. Protestò. Risposta del maresciallo: “Non so, la deposizione è la sua, signorina, lo vuol scrivere?”.
Ci sono testimoni, video, tentativi di alterare le indagini e ci sono un fratello, un padre, tanti amici che non stanno zitti. A maggio, “gli amici del Maghero” hanno organizzato un flash mob impressionante.
e commovente. Ché se non vengono le lacrime agli occhi a vedere Brando, due anni, con quella maglietta… (molti avevano indossato una maglietta con la scritta “Riki è…” “mio fratello”, “mio amico”, “mio cugino”…)
Mi rifiuto di pubblicare qui le foto del suo cadavere, ma un’occhiata basta a capire che non è morto per l’attacco di panico. Qui lo ricordavo così, col suo sorriso strappato troppo presto a chi lo amava.
Stanotte, un anno dalla morte di un giovane amato da tanti, strappato a chi amava. Diladdarno una notte è stato morto un fiore
Martedì 3 marzo 2015
ritrovo ore 17.30 in piazza S. Spirito ore 18.00 Messa nella chiesa di S. Spirito
a seguire fiaccolata in piazza S. Spirito