Fine. E non solo di un anno

La libertà dell’uomo consiste nel sormontare l’angoscia della vita
(Jean-Paul Sartre)

30 Firenze a Natale

Ieri a spasso con lo sposo nel cuore di Firenze. Freddo e luci diverse. Sempre col naso in su e …ogni volta emozionata dalla mia città, come se non ci vivessi da più di quarant’anni.
Luna sul Duomo, meglio di qualsiasi addobbo natalizio.

30 Luna e Duomo

Strani effetti nelle foto scattate da Sandro… occasione di risate ier sera su facebook

30 il mistero della testa

(“ma la ragazza sulla sinistra è… è senza testa?” alla fine svelato il mistero dall’amica fotografa, grazie Anna, ma per quasi un’ora commenti e battute a sfare).


Ci voleva una giornata di svago prima di affrontare la dolorosa e insieme dolce incombenza di stamani.

31 ereditariaA casa di nonna Gabriella per salvare e portare con me ricordi e cose, almeno quanto mi voleva lasciare: la sua fede nuziale (e quella del nonno Giuliano), libri, quaderni, i dipinti del nonno, golfini fatti a mano e vestiti, appunti… e non è vero che non aveva fotografie! Era bella da giovane, innamorata del mare come me. Per questo mi chiedeva sempre di fare una nuotata anche per lei quando prendevo la nave per l’Elba.

nonna Gabriella giovane al mare

Lacrime amare appena entrata nella sua stanza. Vuota di lei.
Lacrime di tenerezza quando ho trovato una foto di me piccolina tra i nonni, ora insieme in cielo.

31 foto Cate piccina tra nonno Giuliano e nonna GabriellaCome per una carezza dal cielo ho preso la nevicata di stamani. Fiocchi bianchi in danza dalla finestra della sua stanza.
31 neve a Firenze

E, tornata a casa, sistemati i quadri al riparo di Viola (poi troverò il modo di appenderli), i libri idem, i vestiti in parte nell’armadio (altre cose rimaste nei sacchi, ci penserò presto), mi sono provata l’anello di matrimonio della nonna, sopra la fede col giglio delle mie nozze con Sandro

31 con la fede di nonna

 …solo per poche ore. Ora rimetto insieme gli anelli dei nonni.
E, soprattutto grazie a Viola, si guarda avanti.
Scarto i calendari per il 2015 …

31 calendari per 2015

Buona fine e buon principio

AUGURI

 

 

Sabato con amici

27 Cecilia Cate Viola Alfonso Sandro 2

e dopo tanto tempo senza vederci faccia a faccia, le ore sono volate in un soffio di chiacchiere, confidenze, giochi con la nostra bimba, scambio di doni,

28 Viola vestitino States

sorrisi, tenerezza, aggiornamenti (le amiche non spettegolano, si aggiornano).
Viola si è innamorata dei “tati belli” (in particolare dello sposo della mia amica!), le lenticchie alla tunisina con cumino e zenzero stavolta non si sono bruciate, il generale Inverno appena arrivato a Firenze non ci ha tolto calore, anzi… in casa con amici ritrovati l’esserci era già festa.
E Firenze illuminata dalla finestra di cucina. Che volere di più?

27 Cecilia Cate Viola Alfonso SandroUn pomeriggio di vita sentita, una serata di parole amiche.
Le ore passate in buona compagnia volano …e lasciano un profumo di bene intorno e dentro.

Grazie

vestitino dagli States

p.s. far togliere a Viola il vestitino portato in dono dagli States è stato arduo… un vestitino coi biriannini (brillantini, in violese) non arriva tutti i giorni!

Il bambù nel presepe

Don Luigi oggi ci ha spiegato perché ha voluto il bambù nel presepe davanti all’altare:

Presepe 2014 Chiesa del Preziosissimo Sangue

In un magnifico giardino cresceva un bambù dal nobile aspetto.
Il Signore del giardino lo amava più di tutti gli altri alberi.
Anno dopo anno, il bambù cresceva e si faceva bello e robusto.
Perché il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne era felice.
Un giorno, il Signore si avvicinò al suo amato albero e gli disse:
“Caro bambù, ho bisogno di te”.

Il magnifico albero sentì che era venuto il momento per cui era stato creato e disse, con grande gioia:
“Signore, sono pronto. Fa’ di me l’uso che vuoi”.

La voce del Signore era grave:
“Per usarti devo abbatterti”.

Il bambù si spaventò:
“Abbattermi, Signore? Io, il più bello degli alberi del tuo giardino?

No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma, per favore, non abbattermi”.
“Mio caro, bambù”, continuò il Signore, “se non posso abbatterti, non posso usarti”.

Il giardino piombò in un forte silenzio.
Anche il vento smise di soffiare.
Lentamente il bambù chinò la sua magnifica chioma e sussurrò:
“Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi”.
“Mio caro bambù”, disse ancora il Signore, “non solo devo abbatterti, ma anche tagliarti i rami e le foglie”.
“Mio Signore, abbi pietà. Distruggi la mia bellezza, ma lasciami i rami e le foglie!”.
“Se non posso tagliarli, non posso usarti”.
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via.

Tremando, il bambù disse fiocamente:
“Signore, tagliali”.

“Mio caro bambù, devo ancora farti di più.
Devo spaccarti in due e strapparti il cuore”

Il bambù si chinò fino a terra e mormorò: “Signore, spacca e strappa”.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo spaccò in due e gli estirpò il cuore.
Poi lo portò dove sgorgava una fonte di acqua fresca, vicino ai suoi campi che soffrivano per la siccità.
Delicatamente collegò alla sorgente una estremità dell’amato bambù e diresse l’altra verso i campi inariditi.
La chiara, fresca, dolce acqua prese a scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi.
Fu piantato il riso e il raccolto fu ottimo.
Così il bambù divenne una grande benedizione, anche se era stato abbattuto e distrutto.
Quando era un albero stupendo, viveva solo per se stesso e si specchiava nella propria bellezza.
Stroncato, ferito e sfigurato era diventato un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.


Noi la chiamiamo    “sofferenza”.
Dio la chiama    “ho bisogno di te”

e pace in terra

Natività Giotto

“Il Natale di solito è una festa rumorosa: ci farebbe bene un po’ di silenzio per ascoltare la voce dell’Amore. Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasci entrare Dio nella tua anima. L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire. Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà, la pazienza, l’allegria e la generosità. Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno all’incontro con il Signore. Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai. La musica di Natale sei tu quando conquisti l’armonia dentro di te. Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco. Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori né grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un Natale perenne che stabilisce il regno dentro di te. Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.”
Papa Francesco

24 candela per chi è in cielo… una candela accesa nel silenzio della vigilia, per chi non è più su questa terra. E per chi ne piange l’assenza. Con la speranza che ci guardi dal cielo.

24 lucine per il presepePresepe per la prima volta dopo tanti anni e oggi anche le lucine.
In attesa e in ascolto.

Prima mattinata di ferie per lo sposo e allora giratina insieme, con la nostra bimba.
Al forno, con Viola in passeggino, il nuovo fornaio, rumeno, occhi neri e sorriso contagioso:
“Piccolina, stanotte è Natale, che ti regalo? Puoi chiedere tutto quello che vuoi, ciaccia? Biscotti?”
Viola:
“PANE”

24 dal fornaio

Nel pomeriggio si è incantata con l’ Adeste fideles
(“ancora, ancora” …glielo ho dovuto far sentire almeno dieci volte di fila)

E poi il sonno, piccina… così da noi è nato prima della mezzanotte, per Viola che alzata non resisteva più, ma voleva vedere “Bimbo”

24 nato prima

Anna con noi

20 dicembre 2014 Sandro Cate e Viola2

Sabato di festa, ieri in casa con Viola, lo sposo e …

20 dicembre 2014 Anna e Viola

la nostra grande amica Anna.
Se il tempo vola, insieme, lasciando echi di dolcezza, risate, luce

 

20 Cate Anna Viola

e completo oblio di altro terremoto che non sia la scatenata monella di quasi due anni (che ci ha distratti dallo sciame)

20 dicembre 2014 Sandro Cate e Viola… è festa. Amore, tenerezza e gioia.
Doni per la bimba, giochi e parole, figure e smorfie, nomi e numeri… fino allo sfinimento.
E, messa a nanna la piccina, cena insieme.
E pace se le lenticchie, le mie “famose” lenticchie rosse alla tunisina, si sono sbruciacchiate sul fondo della pentola, perché parlando parlando mi ero dimenticata il fornello acceso. La pasta almeno era buona. E il cioccolato.
Pace se il tavolo traballa di suo e in giorni di scosse non è l’ideale…

21 presepe con pastore cadutoMi si è sdraiato anche un pastore… al quinto piano si sentono le scosse
erano anni che non lo facevo, il presepe... Anna sa perché

erano anni che non lo facevo, il presepe…
Anna sa perché

Potersi confidare, confrontare, discutere, ricordare, commuoversi, ridere fino alle lacrime, condividere lacrime fino a sorridere. Questo è festa, questo è amicizia. A costo di rischiare di perdere l’ultimo bus per tornare a casa, ma Anna corre e l’ha preso al volo.

Grazie

 

p.s. tanto tornerà presto, stavolta, non passeranno altri mesi… c’è una scopa formato mini da riportare a Viola

Foto di Anna: portata  dall'aggiustascope la mini granata con cassettina e cencino per la bimba "maniaca" delle pulizie :)

Foto di Anna: portata dall’aggiustascope la mini granata con cassettina per la bimba “maniaca” delle pulizie

 

 

 

 

 

Tra due mesi due anni

22 mesi di te, piccola Viola scalciante.
Ventidue mesi da quella notte di ghiaccio fuori e fuoco dentro… eri così piccina e avevi tanta fretta di nascere, ti sei arrampicata fino al mio cuore e non mi hai più lasciata, niente incubatrice o biberon, ti sei fatta bastare il mio seno per zittire chi ci voleva tenere più a lungo in ospedale per via del tuo peso scarsino…

8 febbraio mezzanotte in sala partoe oggi ti devo rincorrere, curiosa di tutto,

25.11.2014 piazzetta

tenera con chi vuoi, solo quando vuoi,
23.11.2014 Viola con Jo e cappellino

sempre con il tuo Doudou,

 

 

15.11.2014 Viola e Doudou

buffa, attrice, compagna di giochi inventati…
(è stato bello giocare all’estate nei giorni di pioggia senza tregua, ci bastavano gli occhiali da sole e le scarpe estive in corridoio)

17.11.2014 Viola occhiali

pensosa, innamorata dei gufi,

23.11.2014 cappellino  colorata come le foglie d’autunno

16.11.2014 foglie rosse pioggia

luce della mia vita, conforto del tuo babbo,  30.11.2014 babbo e Viola

monella scatenata e affettuosa, raggio di sole per il centenario al giardino con il suo assistente filippino (il tuo grande amico, che ora chiami  “John”, prima “palla” – perché ti faceva sempre giocare a pallone –  si chiama Jonathan),2.12.2014 al giardino

amica degli alberi, come la tua pazza mamma,

 

2.12.2014 foglie

e del telefono, a differenza della tua mamma. 2.12.2014 porto

Tanti auguri, amore mio, continua a crescere come sai e vuoi. Per te ci sarò sempre, fino a che avrò respiro. Respiravo anche per te, quando eri nella mia pancia, ora respiro per te, per esserci quando mi cerchi, per sentirti vivere, ridere, piangere, rispondere “Porto” (invece che “pronto?”) a un telefono finto, forse sognando il mare, la nave, un viaggio…

Auguri, Viola, vita nuova ancora

La casa dal pergolato di glicine

nuvole e dune“Sono una nube.
Una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi non si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine
la mia fame e la mia sete.
Ma la mia sventura è che la nube, mia realtà,
anela di udire qualcun altro che le dica:
Non sei sola a questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu”

da L’anelito di una nube di Kahlil Gibran

 

La casa dal pergolato di glicine copertina

“Mi piacerebbe camminare sulla battigia ma non so se mi sarà permesso ancora. Forse potrei addirittura rivederlo nella cresta bianca di un’onda marina con la stessa intensità con cui i suoi lineamenti sono scolpiti nelle mie notti buie e nei miei giorni di nebbia”

è Marina che vive ancora, come in un eterno presente, l’amore effimero di un’estate unica, una passione nata sulla sabbia davanti al mare e spezzata sulla sabbia delle dune di un deserto in guerra.

“Il glicine ha continuato a fiorire. Ha resistito alle intemperie e alle tante stagioni di due generazioni ed è ancora qui a confortarmi con la sua presenza esuberante che mi riporta alla gioia dolente di un tempo che non c’è più, che non potrà più ritornare. Ne percepisco l’odore intenso con una pienezza che mi dà quasi alla testa e con delicatezza ne accarezzo i petali setosi come una volta ho accarezzato il viso ruvido dell’uomo che mi ha stregata per sempre…”

Quel tempo che non c’è più e non potrà tornare, in realtà è l’unico vero tempo del cuore e della mente di una donna fiorita come il glicine sulla tettoia di una casa per le vacanze, sbocciata in un lampo di consapevolezza, nell’abbraccio di un amore fatto di aria e di spuma di mare. Nella confusione della memoria sfilacciata dall’Alzheimer resistono intatti i ricordi della crisi, l’estate dello sconvolgimento, la maternità invano sognata prima e finalmente arrivata nella maniera più imprevedibile, senza la gioia di condividere l’attesa con il padre della nuova vita portata in grembo a dispetto di ogni ragionevolezza. E delle convenienze, in un momento storico che non prevedeva il divorzio (la storia d’amore nasce e muore nell’estate del 1970).

“Aveva perso la possibilità di danzare sotto la pioggia, ma non quella di cercare di scorgere un pezzo di arcobaleno tra le nuvole”


La notizia della morte dell’amante, il giornalista che l’aveva resa donna (da ragazza viziata che giocava a fare la signora com’era prima di incontrarlo), ferito in un agguato alla periferia di Khartoum, giunge a Marina mentre si è rifugiata dai genitori, scappando dal marito incapace di farla felice (e infedele per primo). Futura mamma e di nuovo figlia, nella quiete di un’antica cittadina umbra. Con due gemelli in pancia, pezzetti di arcobaleno, ponti di futuro per l’amore appena assaggiato in riva al mare.


Commossa dalle tante sorprese che Lucia ha disseminato nel suo primo romanzo (non solo la scelta dei nomi dei gemellini: Viola, come la mia bimba, e Lorenzo, come il bimbo che persi anni fa e come avrei chiamato la nuova creatura se fosse stata un maschietto), non credo di poter dare un parere imparziale sull’opera di un’autrice anche amica. Ma posso confermare quel che scrivevo a proposito del suo narrare dopo la lettura dei racconti raccolti in “Succo di melagrana”. Lo stile è rimasto delicato e gentile, la cura dei particolari rende estremamente raffinato il suo linguaggio con sentore d’altri tempi. In compenso, la nuova dimensione narrativa, il romanzo finalmente, dopo tanti racconti cesellati di fino, consente un più largo respiro, concede il tempo di affezionarsi ai personaggi e appassionarsi alla storia. Anche in condizioni precarie, con il libro da mettere  in salvo sempre più in alto al crescere della piccola monella che vuole imitarmi in tutto (pur non leggendo ancora, ovviamente, la neanche duenne adora sfogliare le pagine di carta e non i volumetti cartonati pensati per la sua età), le tegole che il destino ci manda sulla testa a raffica (come i doni belli e le tempeste colorate di vita, del resto, decisamente non è un momento piatto per me, se mai c’è stata calma piatta nella mia vita)

4 novembre pergolato e bromelia

 

e un grosso lutto che per un po’ mi ha tolto il fiato…

 

Pergolato e segnalibro specialeLa mia Bromelia ha smesso di fiorire il giorno in cui è morta Gabriella.
Il pergolato mi ha confortata nelle serate di lenta ripresa.
La nuvola ringrazia

dedica di Lucia