Distrarmi dalla brutta partita della Fiore con il ricordo di un sabato speciale. Oggi è più facile digerire l’inconsistenza di Alonso e l’irritante Iličič, mi basta tornare al pomeriggio di ieri. A Firenze è tornata, per pochi giorni, Daniela. Tra un volo e l’altro.
Occasione, la mostra “Picasso e la modernità spagnola” a Palazzo Strozzi.
Lasciata Viola col babbo, mi sono regalata un sabato dal sapore di sabato: una corsa sul 22 e finalmente una passeggiata in centro, senza passeggino.
In coda davanti alla biglietteria ero ancora col pensiero alla piccina lasciata a casa, ma contenta di essere fuori, con un’amica preziosa, contenta anche della ressa per una mostra. Certo che le file all’italiana, ondeggianti e sgomitanti, sono ridicole: non si arriva prima, spingendo…
Un’occhiata al cortile di Palazzo Strozzi valeva il gomito nella schiena.
Scottata dal rimprovero parigino (“Madame, pas de photo!” mentre rubavo uno scatto a Renoir, all’Orsay), non osavo fare foto all’interno, all’inizio, ma ci pensava Daniela. E mi ha colta proprio nella sala che più mi ha presa dentro, davanti ai disegni e agli studi preparatori per Guernica
Da sola mi sono presa solo un ricordo sbiadito del Minotauro cieco guidato da una bambina nella notte.
Lungarno, dopo Picasso, tra le luci riflesse nel fiume e qualche Clet sopra i ponti di Firenze.
Una bella passeggiata fino a San Frediano, con piccola sosta emozionante davanti ai fiori per Riky