La notte prima di tornare con te a casa, dall’ospedale, nevicava e quella danza di fiocchi bianchi cullava la mia insonnia emozionata.
Sei nata al culmine dell’inverno, prima del previsto, pretermine e sottopeso, ma senza danni, anzi bellissima e sana e cresci così in fretta!
Ora sarebbe quasi estate, anche se il cielo grigio non ce lo rivela e ti ha fatto conoscere la primavera più fredda e piovosa degli ultimi venti anni (così dicono).
L’anno scorso di questi tempi ballavo a piedi nudi…
inconsapevole della vita tua che iniziava a sbocciare dentro me, minuscola segreta promessa di futuro.
Ora è un anno circa che il mio corpo non mi appartiene. Si è fatto mare per te pesciolino, culla per te che ti preparavi a nascere, porta stretta per la tua venuta al mondo, abbraccio per le tue prime paure, cibo per la tua crescita meravigliosa…
e sono sfinita. Felice come mai prima, terribilmente stanca, sottosopra, scombussolata, spaventata al limite del panico.
Lo sposo ier mattina mi ha raccontato che piangevo nel sonno. Certo, detta così non suona bene, ma è stata un’ottima notizia per almeno due motivi: prima di tutto perché DORMIVO (e il sonno negli ultimi mesi è diventato un lusso), poi perché significa che non mi sono bloccata in qualche gorgo oscuro, visto che tra i primi segnali di ricaduta in quel male soffocante per me sempre c’era l’incapacità di liberare nel pianto tensioni e dolore.
La magia (faticosa) dell’allattamento presto finirà, credo… finché il mio latte ti basterà per crescere bene vorrei potertelo dare ancora, ma si avvicina il momento di un altro distacco, dopo il trauma del parto. Mi mancherà anche quel che ora a volte mi pesa, lo so già, come mi manca il pancione con te dentro e la girandola di emozioni dell’attesa…
forse è il momento di riprovare a non mangiarmi il tempo. Godere il bello quando c’è e vive, affrontare via via le difficoltà quando arrivano, senza perdermi tra paure e ricordi…
Tu sei un desiderio diventato vita vera, con tutto quel che ogni esperienza veramente e profondamente viva comporta… una sfida continua, con la consolazione in sé
Sei grande
…grazie, in realtà mi sento molto piccina e smarrita, mi verrebbe da invocare la mamma, ma ora la mamma sono io. Quand’è, di preciso, che sono diventata adulta?
Beh…. Dunque….. Vediamo……
Boh
già… 😉
Mai e poi mai avresti pensato di fare quello che hai fatto nell’ultimo anno: non avresti mai creduto in te stessa e invece ecco qua.
Non ti sei mangiata il tempo, un anno fa, perché non sapevi davvero a cosa andavi incontro e forse questa è stata l’arma vincente.
Adesso se vai indietro con i ricordi entri in una vertigine infinita, così come accade a me.
Allo stesso modo se cerchi di “vedere” il futuro.
Infatti ancora una volta l’ideale sarebbe non pensarci, anche perché è veramente difficile, se non impossibile, credere di poter controllare tutto.
C’è solo una certezza: la tua grande forza, la tua grande capacità, e i risultati parlano chiaro!
vertigine infinita, proprio quel che avverto
Bellissimo post, CATE!! 🙂 Già che dormivi è una buona notizia, certo era meglio se sorridevi pure… Invece non parlarmi di questa primavera………………… 😉
arretrati di sonno che non so quando e come recupererò…
Se ce l’ho fatta io, ce la puoi fare pure tu…non si racconta mica tutto qui, eh? 🙂
tu sei forte. E quindi probabilmente conosci bene la sofferenza e le paure e le fragilità…
Spero di farcela, non per forza, ma per amore, non come “sacrificio” da (orrore) rinfacciare, ma con gioia e gratitudine pur nelle difficoltà (che ci sono e chi le nega forse non la conta giusta o … ha avuto anche fortuna)
Sembro forte, è diverso…:*
❤ ❤
grazie