lunaticamente

Luna crescente nel cielo di Luglio,
ogni sera quasi impercettibilmente diversa,
ogni volta un’emozione nuova…

 

Amore mio,
sono stati giorni caldi e tremanti, sono state notti di sogni e paure, dubbi e sbagli, felicità immensa e fonda angoscia…
e non scrivevo più qui, ma tu senti ogni mio battito del cuore e ti culli al mio respiro, lo so

Lunedì 23 ti ho rivisto, non con l’emozione fortissima e irripetibile della prima volta (ancora non so se sia meglio dimenticare il giovedì dello spavento grosso o tenerne in mente soltanto il lieto fine), ma insieme con il tuo babbo, con calma, alla prima visita fissata con la ginecologa (che ancora non avevo).
Eri minuscolo (lo sei ancora, ma forse già più lungo… non vedo l’ora di rivederti e lasciare che ti misurino e mi rassicurino), solo 2,3 centimetri: 23 millimetri di felicità.
La tua culla crescente è ben chiusa, senza accenni di distacco, sei al sicuro.
Agitavi già le braccia mentre la dottoressa muoveva dentro me quel sondino fastidioso: ci salutavi o chiedevi di esser lasciato in pace?

Anche se lo smalto è concesso  (il veleno è l’acetone di molti solventi, mi sono procurata un solvente delicato senza quella roba), per te rinuncio ai colori accesi che si tolgono a fatica, per un po’ basta con i pasticci impressionisti, meglio una delicata french


Sorseggiando un bicchiere di latte sto ascoltando Mozart, Sinfonia concertante Es-dur KV364 – 1 movimento (Allegro maestoso), ma la musica più bella al mondo è stato il suono del cuore che batte: 
Tu tum tu tum tu tum

libri che cambiano

Non parlare mai con sconosciuti

L’incipit del mio libro preferito è rimasto inascoltato.
“Il Maestro e Margherita” era la mia prima scelta, quando un’amica mi ha invitata a partecipare al contest di pura passione per la lettura “Una frase, un rigo appena…i libri che (ti) cambiano la vita”.

Avevo accettato di giocare quando ancora non sapevo di essere incinta, poi, appena pochi giorni dopo, è scoppiata la felicità inattesa… una scoperta che mi cambia la vita, in tutti i sensi. Come ha cambiato la scelta del libro da portare al Penguin Café.
All’alba di una domenica insonne, non Woland, non Behemot, ma Ilan, Avram e soprattutto Orah mi sono venuti a chiedere di partecipare.
Mi sarebbe rimasto difficile presentarmi fisicamente a Napoli, ma in caso di improbabile vittoria, avevo affidato all’amica partenopea la lettura ad alta voce del mio testo.  E Alessandra si è presa la briga di leggermi davanti a tutti, mercoledì sera, prima della selezione conclusiva. Poi, un’altra sorpresa… riporto dalla pagina del Penguin:

“Abbiamo pubblicato le foto della serata “Una frase un rigo appena”. Per il momento possiamo dire di essere entusiasti di una partecipazione così massiccia. Eravate quasi un centinaio di voi a leggere, ad ascoltare, a farsi incantare da parole giunte da posti diversi, da stimoli differenti. I quindici selezionati, tra le decine e decine di scritti giunti, dalla giuria sono (in ordine rigorosamente alfabetico): Agi Berta, Alessandro Grieco, Anna Chiara Stellato, Auretta Olivieri, Carlo Alfaro, Caterina Grassi, Claudio Finelli, Daniele Vaccaro, Davide Marena, Giuseppe Maria Montuono, Jorge Alberto Aguayo Rocío, Luana De Vita, Maria Marmo, Maria Teresa Iacomino, Serena Venditto.
Nelle prossime ore potrete leggere tutti i contributi direttamente sul sito del Penguin Cafè www.penguincafe.it “

In attesa di leggere gli altri, pubblico il mio

“Migliaia di attimi, di ore e di giorni, milioni di azioni, un’infinità di gesti, di tentativi, di sbagli, di parole e di pensieri. E tutto per fare un unico uomo al mondo”
Lesse ad Avram quelle frasi. Andrà tutto bene, commentò lui, vedrai faremo in modo che Ofer stia bene.
Lo pensi davvero?
(…)
Mostrami quello che hai scritto. Orah gli passò il quaderno. Lui lo prese, con cautela, e lesse tra sé, bisbigliando: “Migliaia di attimi, di ore…un’infinità  di gesti … di sbagli… E tutto per fare un unico uomo al mondo”.
Posò il quaderno sulle ginocchia e osservò Orah. Un’ombra lo rannuvolò.
Aggiungi qualcos’altro, disse lei senza guardarlo, tendendogli la penna: “Un unico uomo, che è così facile distruggere”. Scrivilo.
E lui scrisse.

(A un cerbiatto somiglia il mio amore, David Grossman)

Disseminato di una miriade di detonatori della memoria, più che un romanzo, un canto di amore e dolore, brulicante di vita. Mi dovevo fermare, ogni tanto, sopraffatta dalle emozioni. Non mi trasportava altrove, come spesso fanno gli amici di carta, mi precipitava nell’intimità.
Una donna in fuga dalla notizia sarebbe la traduzione fedele del titolo originale. Orah è una donna che fugge dalla notizia della morte del figlio, convinta che se la notizia non potrà esserle comunicata, in qualche modo non sarà compiuta, perché una notizia impossibile da ricevere e comunicare è come se non ci fosse … a volte sentivo il bisogno di rallentare, interrompere la lettura, non solo per assaporare goccia a goccia quel canto di amore e morte, vita e dolore, tenerezza e profondità, non solo per  accogliere e poi lasciar andare i ricordi personali risvegliati da tante pagine, non solo, no, dovevo fermare il girar di pagine anche per aiutare  una mamma a rimandare l’arrivo di quella notizia impossibile da ricevere. Finché avessi letto, l’esercito non avrebbe portato a casa di Orah l’annuncio della morte in guerra di Ofer. Dovevo continuare a leggere, ma lentamente, fermando un tempo già compiuto altrove, ma riaperto ogni volta dal racconto.

La storia di una madre in lotta impari con la guerra e la morte, armata soltanto dell’ostinata tenerezza dell’amore più forte, parte dalla sua storia di ragazzina innamorata della vita in mezzo alla crudeltà della guerra. Le prime pagine danno un luogo e un tempo particolari all’universale unicità di ogni adolescenza: Israele, guerra dei  Sei Giorni. Orah, sedicenne appassionata e curiosa, ricoverata in isolamento in un piccolo ospedale di Gerusalemme, conosce Avram e Ilan. Nelle ore del coprifuoco nasce un affetto che sarà, per tutta la vita, amore e amicizia, passione, rinuncia, tutto. La storia delle persone, ciascuna unica e irripetibile, travolta dalla storia decisa dai governi e dalle logiche illogiche del mondo.

Letto in un periodo di forte angoscia, finito con un tremito confuso, per lo strazio narrato, vissuto e raccontato, da Grossman. E con un rinnovato amore per  questa cosa fragile e preziosa che è la vita.

“Sotto il corpo di Orah c’erano la pietra gelida e il monte intero, enorme, compatto, infinito. È così sottile la crosta terrestre, pensò”

scelte

Stamattina sveglia all’alba (ma mi sono svegliata prima da sola, non dormo abbastanza, non reggo bene la riduzione drastica di ansiolitico e altri aiuti, anche se mi avevano rassicurata sull’assenza di rischi significativi, sono pur sempre nel primo trimestre e … mi è presa paura di danneggiare il pesciolino, preferivo l’insonnia, ora non so quanto potrò andare avanti così, con tre ore di sonno per notte e qualche raro pisolino di giorno che mi rintrona più che riposarmi). Dicevo? (la mancanza di sonno inizia a danneggiare la mia tenuta logico-verbale… ), dicevo… sveglia all’alba per arrivare puntuale all’appuntamento per la consulenza prenatale di gruppo all’IOT sul viale Michelangelo, stamattina.


Due ore con una psicologa, dolce e simpatica, con un’ostetrica molto preparata e un po’ nervosa, con diverse coppie in attesa di ogni età e provenienza.
Consegnati i moduli, riempiti tutti i questionari, ascoltate le lezioni teoriche…
al momento di prenotare i test di screening e di diagnosi prenatale… NO.
Non farò la villocentesi, non farò l’amniocentesi.


Non rischio un aborto (percentuale “bassa” di rischio, ma c’è quell’un per cento di rischio che i due esami invasivi provochino la morte di un feto sano) per sapere se farmi procurare un aborto. Perché alla fine a quello servono quei test, se viene fuori un certo tipo di risultato non ci sono rimedi, c’è solo da scegliere se portare avanti o no la gravidanza.

E se difendo da quando sono ragazzina il diritto di ogni donna di interrompere la gravidanza per qualsiasi ragione (perché è rimasta incinta  in seguito a uno stupro, perché non ha i mezzi per mantenere il nascituro, perché non lo voleva il figlio… per qualsiasi ragione che nessuno da fuori deve permettersi di giudicare), per me, per la mia storia, per la mia vita, la sola idea di interrompere la mia gravidanza è agghiacciante. Piangevo ancora per l’aborto spontaneo precoce che mi sembrava la parola “fine” sul mio sogno di diventare mamma, come potrei pensare di spezzare questo miracolo? Per me, per come sono stata, essere ora in attesa è un miracolo. Non farò neanche il test non invasivo, quello di screening, il test combinato che non procura alcun danno al feto, anche se stavo per prenotarlo, ma volevano fissarcelo per i giorni di agosto già riservati all’Elba.
Non ho bisogno di percentuali di rischio, ho bisogno di sogni, mare, riposo, aria.. acqua… luce

foto di Adriano Locci

Prima ecografia del Libretto fissata per il primo agosto all’Impruneta (non c’era posto prima, non c’è posto per un’eco in ospedale di Firenze prima della nostra partenza).

Quella, l’ecografia, non vedo l’ora di farla… voglio vederlo, ma soprattutto voglio che resti qui fino al termine.
Voglio che nasca e viva

Bai Jia Bei

Un’amica dei tempi dell’altro altrove mi proponeva ieri di adottare un’idea bellissima: il Bai Jia Bei. In poche ore su facebook si sono unite già tante persone, un’ondata di affetto e gioia che mi ha travolta, commossa e confusa. Ora, ci sono amiche che non hanno più il profilo su quel social network, allora rilancio la proposta di Miti anche tra queste briciole.

Che cos’è il Bai Jia Bei? Una tradizione nata in Cina, amata soprattutto dalle mamme adottive, ma che va benissimo anche per i figli di pancia. E visto che, prima di restare incinta alla mia età, sono stata (e sono) mamma di cuore, la scelta di questa particolare usanza mi suona proprio bene. Non la conoscevo, ma me ne sono subito innamorata, mi è bastato leggere un po’ in rete:

“Dietro il Bai Jia Bei c’è una bellissima storia, eco di tempi lontani…   Si narra che l’imperatrice cinese Tzu Shi, sapendo di doversi separare dal suo bambino erede al trono, volesse fare di tutto per proteggerlo dalle insidie del mondo. Chiese quindi al capo di ognuna delle cento più grandi famiglie dell’Impero un rotolo di seta e ordinò ai sarti di tagliare cento piccoli pezzi di queste stoffe e fare con questi un abito per il neonato. In questo modo il bambino avrebbe avuto la simbolica protezione delle cento nobili famiglie e sarebbe stato difeso dal male.  
Il Bai Jia Bei è diffuso ancora oggi nelle campagne cinesi, ma è diventato un modo per dare il benvenuto ai bambini nelle famiglie di tutto il mondo, soprattutto a quelli adottati, senza limiti di spazio e tempo.   Per accogliere un bimbo che arriva, non importa come, si prepara una coperta che lo riscaldi e lo protegga e che possa tenere con sé per tutta la sua vita e lasciare a sua volta ai propri figli. Per fare questa coperta, si devono avere da cento diverse persone cento riquadri di stoffa, di 25 centimetri per 25 centimetri. Ogni quadrato deve essere accompagnato da un pezzetto di stoffa più piccolo, un micro campioncino, allegato a un biglietto di auguri per il nuovo arrivo, così che si conoscano i mittenti dei vari pezzi di stoffa, i loro pensieri affettuosi e magari le motivazioni che hanno spinto alla scelta di una stoffa piuttosto che di un’altra.”  

In questo modo quando il bimbo arriva a casa è già abbracciato da tanto amore, avvolto nella copertina fatta grazie a chi lo ha voluto salutare regalandogli un pezzetto di stoffa magari intrisa di ricordi e con una raccolta di cento biglietti , pensieri e frasi più dolci di mille fiabe. E le persone che vogliono testimoniare il loro affetto, possono essere davvero tante: parenti, amici, sconosciuti che hanno vissuto storie simili di attesa in pancia e accoglienza nel cuore, di gravidanze ormai insperate o di adozione, famiglie a cui fare lo stesso regalo…   

Istruzioni:

Cento pezzetti di stoffa, ognuno abbinato a un bigliettino con un augurio personale per il bambino che arriva.
Cento pezzetti di stoffa per una coperta che si potrà tramandare di generazione in generazione.

Bai = 100 – Jia = Famiglie – Bei = da Bai Jia Bei = Da cento famiglie.

1) Scegliere e ritagliare un riquadro di stoffa di 25 centimetri per 25, che in qualche modo vi rappresenti e rappresenti l’augurio che volete fare al nuovo arrivo (potrebbe essere anche dipinto o ricamato a mano da chi lo regala);

2) ritagliare un altro pezzetto della stessa stoffa delle dimensioni di 5 centimetri per 5 da allegare al biglietto di auguri, in modo che il quadrato di ciascuno si possa riconoscere anche dopo, nella coperta cucita;

3) Inviare tutto a chi dovrà cucire (nel nostro caso si è offerta la nonna, la mia mamma)

foto dal web per farsi un’idea

acqua, aria, luce

e incanto e sogni e ricordi…


ché il pesciolino che mi nuota dentro si nutre anche della mia gioia, forse più che del cibo che gli passo. O no?
Affido alle sorelle nuvole i dubbi e le paure, che se li porti via il vento

di tanto in tanto volo in anticipo all’Elba con le fotografie di Adriano

foto di Adriano Locci

mi piacciono le foto al porto, al molo… voglia di mare, ricordi di pescatori, barche, aria salata e spruzzi bianchi dal blu.
Bella l’ombra degli anelli sulla pietra…
il porto, che sensazione di libertà!
Un’amica del fotografo: “Strano il fatto che la catena dia un senso di libertà!”
Ma quella è una catena che salva, non una catena che imprigiona. Ancora, non schiavizza… almeno non imprigiona esseri umani, tiene a bada i moti ondosi e salva barca e marinai.
Ci sono legami che ancorano, senza soffocare.

Bello avere un amico che traduce in colori e luce le mie parole

Adri: Sogni d’oro, mammina

Cate: sogni blu, a te… l’oro c’è anche nel mare, quei pentagoni dorati che il sole disegna nel verde e nell’azzurro dell’acqua bassa, sul fondo sabbioso vicino agli scogli..

foto di Adriano Locci

nove settimane

e nuova voglia di colori

e i conti non mi tornano mai, li lascio a chi sa ragionare anche nel turbinio delle più forti emozioni. Lo sposo mi ha portato il “calendario dell’attesa”, si è studiato il tutto, mi ha detto che siamo alla nona settimana, si preoccupa delle mie possibili reazioni al naturale incremento ponderale (una sciocchezza solo per chi non avesse sofferto di anoressia fino a pochi anni fa) preparandomi alle prossime tappe. E mi accompagna sempre, non solo alle visite e agli esami. Mi è vicino sempre, invitandomi a non esagerare con le riduzioni e i tagli (togliere di colpo ansiolitico e fumo mi sbatacchia e non giova a chi si è accomodato dentro me mentre prendevo l’ansiolitico e non mi negavo il conforto delle sigarette, conforto tossico, ma non di puro capriccio… *) e incoraggiandomi a pensare al bello del nuovo viaggio.
Quando lui non c’è, per placare le ondate di ansia, gioco con gli smalti e stringo i cuscini (per non spezzarmi i denti, che è bene non stringere alla lettera).
Mi avevan detto che gli smalti vanno evitati in gravidanza… non è vero! L’acetone non è l’ideale, ma esistono tanti solventi senza acetone.
Mi avevan detto di non mangiare carne e pesce crudi. In attesa dell’esito del toxotest, eviterò prosciutto crudo, salumi in genere, bistecca al sangue, carpaccio di manzo, verdura non lavata a fondo, ma… i pesci non hanno la toxoplasmosi.
Ripeto: i pesci non c’entrano proprio con la toxo. Quindi… via libera a sushi e sashimi!


* vedi anche Progetto “Gravidanza senza Fumo”
c) È inutile insistere eccessivamente sui danni da fumo, dato che le gestanti che non riescono a smettere di fumare quasi sempre già vivono con senso di colpa la loro condizione, ma piuttosto dare degli argomenti su cui riflettere e di cui discutere con i propri familiari e amici, e proporre programmi per la soluzione del problema. Se una fumatrice, malgrado la fortissima motivazione che indubbiamente dà la gravidanza, non riesce a modificare il suo comportamento, ha evidentemente seri problemi alle spalle, e quindi occorre tentare una riduzione del danno, motivandola a ridurre il numero delle sigarette fumate per poi affrontare in seguito il problema in modo definitivo. Se la paziente, una volta nato il bambino eviterà di fumare in sua presenza, sarà un fatto sicuramente positivo, anche perché questo nuovo modo di porsi nei riguardi della propria abitudine tabagica la renderà più consapevole del proprio problema e costituirà uno stimolo reiterato alla decisione di una cessazione definitiva.

Sette settimane?

anche se lo so soltanto da pochi giorni, sono in attesa inattesa da sette settimane. Me l’hanno detto oggi, 7.7.2012.

Ore di attesa per il “Libretto della gravidanza” (con tutti gli esami che il protocollo regionale prevede e passa gratuitamente), stanchezza nel caldo, ma un’ondata di gioia inattesa che moltiplica le forze. E poi, a parte la calca e gli odori spiacevoli sul bus affollato, era un pezzetto che non mi gustavo la bellezza di Firenze.

E tanto tempo davvero che non tornavo dentro lo Spedale degli Innocenti…

tante uscite dalla sala d’aspetto per prendere un po’ d’aria nei cortili

e scordare mille paure camminando con lo sposo da piazza San Marco al Duomo nella via de’ Martelli liberata dal traffico, alzare gli occhi e restare a bocca aperta per uno spicchio di Battistero e una nuvola felice

p.s. ancora commossa per il dono inatteso, arrivato giovedì, due giorni dopo la scoperta condivisa, da un’amica che sa quanto desiderassi questo imprevisto

Nuovo p.s.
non mi tornavano i conti, infatti se le settimane si contano dalla UM (anche se – evidentemente – nelle prime due, per me forse anche tre, settimane dall’ultima rossa non ero incinta), sono nella nona. E allora tornerebbe la DPP del 16.02.2013 (prima di marzo, secondo me, difficile che esca). E dalla prossima settimana … sarò al terzo mese!

no, non mi tengo il segreto

troppe ore di lacrime e sorrisi, mi scoppia il cuore di felicità e paura…
Tornati ora a casa, dopo la conferma del medico, mando a quel paese la scaramanzia e …
quel che abbiamo visto stamattina presto, prima che lo sposo uscisse per andare a lavoro …

non credevo più, ormai, di vedere quelle due linee
non era l’ennesimo ritardo…
non era ormai troppo tardi.

Se tutto andrà bene, presto non sarà più un segreto comunque
per chi mi vedrà arrotondata davanti