Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma, se arriva, deve essere
sempre così crudele e accecante?
Trocadéro e Tour Eiffel mi hanno delusa, ma l’entusiasmo è tornato alto con la visita al Musée de l’Armée
(dovevo – su richiesta del babbo pacifista e grande appassionato di storia anche militare – andare a salutare Napoleone sepolto aux Invalides)
(Sandro si finge invalide aux Invalides)
abbastanza stranita dalla folla di turisti intorno alla ferraglia, mi sono ripresa nel complesso di edifici che in armonioso stile neoclassico ospitano, oltre alle spoglie dell’Imperatore, la cappella di Luigi XIV, anziani reduci e tombe di eroi, armi e trofei di guerra dal Seicento alla Seconda Guerra Mondiale.
Accanto a carri armati e cannoni mi sentivo come una bambina davanti a giocattoli speciali… e solo così i bambini dovrebbero conoscere le armi: in un museo, come reperti del passato, pezzi di storia da non ripetere.
E poi correre fuori a giocare tra le foglie gialle in un prato verde sotto il cielo azzurro e le nuvole bianche
… incuranti di schieramenti armati per visite di Stato.
E rincorrere luci e nuvole sopra il Pont Alexandre, sotto l’egida di angeli muti
Simile senso di pace nel solenne silenzio dentro Notre-Dame, incantata dalla luce colorata che filtra dai rosoni e toccata in fondo all’anima da qualcosa che non so dire, ma che posso ricordare con il volo di un gabbiano, visto per un momento come la colomba dello Spirito Santo o della PACE…
come ricordo che proprio lì sono voluta tornare, anche l’ultimo giorno a Parigi, a rendere omaggio all’eroina bruciata come eretica, ora venerata come santa…
anche oggi, a Jeanne D’Arc dedico la canzone di Faber
Attraverso il buio Giovanna d’Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la sua corazza
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.
Della guerra sono stanca ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto.
Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiata ogni giorno cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un’eroina così fredda, abbracciarne l’orgoglio.
E chi sei tu lei disse divertendosi al gioco,
chi sei tu che mi parli così senza riguardo?
Veramente stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo.
E se tu sei il fuoco raffreddati un poco,
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa,
e tacendo gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere sposa.
E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d’Arco
e là in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco.
E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il fuoco
lei doveva essere il legno.
[à Paris, 7]
La foto con il gabbiano/colomba è straordinaria! 🙂 Mentre per quella di Sandro non è che l’hai fatto camminare troppo il tuo sposo? 🙂 Girate in taxi, magari portoghese… 🙂
quel volo… un attimo che si è lasciato fermare
Prenderemo più spesso la metropolitana, qualche bus, magari anche un taxi 😉
che bello leggerti ancora 🙂 … mi sembra di tornare indietro… e leggere da un’altra parte… 🙂 sono sempre una tua fan e un’amica che segue come può… un bacio. Cio
qui mi sento più al riparo e mi viene più facile riprovare a raccogliere i frammenti dispersi, come un collage prima di ripartire in tutti i sensi
Un bacio a te :*