ricreazione continua

La Gare d’Orsay trasformata in museo batte, almeno nei ricordi del primo viaggio a Parigi, il magnifico, ma troppo affollato Louvre (ci vorrebbe qualche giorno per visitarlo con calma, dedicare attenzione e tempo a ciascuna sua sezione). Fuori dal museo, giocavo con Sandro…

non siamo persone serie neanche negli affanni della vita quotidiana, figuriamoci in vacanza!

(Sandro e rino…)

Multicolore città delle luci e delle mescolanze di accenti, volti, rami e foglie

(Les Halles, bicitaxi)

anche i negozi di carne

e pesce

sembravano dipinti, a Parigi, ma la vera scorpacciata d’arte è stata al Musée d’Orsay: merenda con le ballerine di Degas

Le canal du Loing di Sisley

La commovente sala dedicata al confronto tra Paul Gauguin e Vincent Van Gogh (meritava almeno una mattinata), culmine dell’emozione dopo il passaggio al piano superiore con le statue di Rodin e Camille Claudel, per dire solo di quel che non esce più dal cuore…

gli interni curati dalla grande Gae Aulenti non invogliavano a uscire, ma…

La Seine et Notre-Dame de Paris di John Barthold Jonkind sì

portando via (in un segnalibro) la Danse à la ville di Renoir.

E allora a piedi fino all’Île de la Cité, lasciandomi inondare il cuore di luce dentro la sublime cattedrale di Notre-Dame

e saziando gli occhi e l’anima anche fuori…

Una sosta “pour manger” nel delizioso Café Louis Philippe (tavolini di marmo, divani verdi, specchi con cornici dipinte in bianco, scala a chiocciola di legno scuro, pomodori ripieni di formaggio caldo, torta calda di mele alla cannella con pallina di gelato alla vaniglia… esperienza sensoriale notevole). E ancora in cammino, a spasso per il Marais,

con piccola delusione davanti al Museo di Picasso chiuso per lavori, con grande gioia e incanto nella simmetrica e luminosa Place des Vosges, fino a restare a bocca aperta davanti al Genio della Libertà in cima alla colonna di Place de la Bastille.

Ma quanto è grande la Ville Lumière? Ore di cammino e sembrava di non arrivare mai… solo verso sera, l’église di Saint Julien le Pauvre ci ha fatti riposare un momento

prima di tuffarci tra le luci e i profumi del quartiere latino con ristoranti greci, francesi, italiani, cinesi, arabi.. di tutti i colori, con i buttadentro che non ci volevano lasciare fuori a godere la prima pioggerellina romantica della favolosa vacanza parigina. A sera, sfiniti, non ci sembrava vero togliere le scarpe e godere dell’angolino dei conforti che faceva casa anche in hotel

[à Paris, 4]

15 pensieri su “ricreazione continua

  1. nostalgia sì, voglia di non perdere le impressioni di quel magico autunno. Tra poco ci si tornerà, non solo noi due, ma con due amici. In primavera che effetto mi farà?
    (come si levano tutti quei link? Non so ancora come funziona qui, mi esercito con i frammenti sparsi ricuciti prima di lanciarmi in cose nuove)

  2. Quante foto! Saranno più di un centinaio in totale… Sbaglio o manca però proprio il simbolo di Parigi? Eppure qualcosa ricordo… :))
    Bacio democratico :*

    • la Tour Eiffel? In qualche foto c’è… e anche in queste briciole. Nel post “Pino parigino” svetta dietro Sandro che legge “Sans-Logis” (e si torna sempre ai senza dimora … che almeno non devon pagare l’Imu)

  3. Che belle le foto scattate in obliquo, ma quando ancora più belle accompagnate dalla musica che scorre tra le tue parole…
    Marteluna…ah mi faccio chiamare anche Adriano.

    • ti avrei riconosciuto anche senza firma, dal commento (sei un vero fotografo tu), ma la moderazione scatta in automatico per ogni primo commento di un “nuovo utente” (se avessi scritto con la mail o con il nickname – ancora non ho capito bene come funziona – della prima volta, sarebbe apparso senza bisogno che l’approvassi)

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